Inserisco questa franchigia inviata da un Soldato Motorista operante presso il deposito velivoli di SAN PELAGIO in data 20 Febbraio 1918.Saluti Riccardo. Dopo la ritirata di Caporetto nel padovano furono allestiti numerosi campi di aviazione. Proprio uno di questi, quello di SAN PELAGIO , fu protagonista di una delle più celebri azioni della Grande Guerra: il volo su Vienna di Gabriele D’Annunzio. Il campo, subito smantellato al termine della guerra, era stato predisposto di fronte al “castello”, ovvero villa Zaborra, che oggi ospita il «Museo dell’aria e dello spazio», dedicato alla storia dell’aviazione. Era considerato alla stregua di un deposito di aerei, ma la situazione cambiò verso il mese di maggio, quando vi si stanziò l’87a Squadriglia detta «Serenissima», che era parte delle Divisioni di Cavalleria al comando di Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta, Conte di Torino.
Proprio da qui si sviluppò l’impresa di GABRIELE D'ANNUNZIO, che l’aveva ideata già nel 1917 e che in occasione del quarto anniversario dall’inizio della guerra intendeva sorvolare Vienna per dimostrare la superiorità dell’aviazione italiana. A ritardare l’operazione vi furono però alcuni problemi tecnici di autonomia per un volo di oltre mille chilometri, tra andata e ritorno, nonché molte ritrosie da parte del Comando italiano: l’impresa potè essere tentata per la prima volta solo il 2 agosto 1918, ma i 13 piloti dovettero rientrare a causa della nebbia. Un nuovo tentativo fallì il giorno 8, ormai a Klagenfurt, per il forte vento contrario.
La mattina successiva, il 9 agosto, fu quella buona: alle 5.50 dal campo di San Pelagio si alzarono undici velivoli SVA (i velivoli Savoia Verduzio Ansaldo, vanto delle officine italiane). Al centro dello schieramento si trovava il biposto Ansaldo SVA10 pilotato dal capitano Natale Palli, su cui si trovava D’Annunzio; ai lati, i dieci monoposto SVA5. Ma i tre pilotati da Francesco Ferrarin, dal capitano Alberto Masprone e da Vincenzo Contratti si fermarono ben presto per avarie al motore, quello del tenente Giuseppe Sarti atterrò in territorio austriaco e fu catturato. Rimasero gli altri sei monoposto, di Antonio Locatelli, Gino Allegri, Ludovico Censi, Aldo Finzi, Pietro Massoni, Giordano Granzarolo, oltre a quello di D’Annunzio. Alle 9.20 la città di Vienna fu sorvolata: dagli aerei, discesi a circa 800 metri di quota, furono lanciati 50mila volantini con un testo in italiano scritto dal D’Annunzio e altri 350mila con un più breve testo di Ugo Ojetti, tradotto in tedesco. I sette piloti e il poeta rientrarono a San Pelagio alle 12.40. Il raid, il più lungo compiuto durante la guerra con i suoi mille chilometri, produsse nel mondo forte ammirazione.
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