CAPITANO FULVIO BALISTI.
FULVIO BALISTI (Ponti sul Mincio, 19 agosto 1890 – Ponti sul Mincio, 9 luglio 1959) è stato un militare e politico italiano.
Pluridecorato ufficiale del Regio Esercito durante la prima e la seconda guerra mondiale, Legionario Fiumano, intimo di Gabriele D'Annunzio, mutilato di guerra, dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana ricoprendo, tra gli altri incarichi, quello di Vicepresidente del Partito Fascista Repubblicano.
Nacque a Ponti sul Mincio (provincia di Mantova) il 19 agosto 1890, figlio di Arturo.
Cresciuto di fede repubblicana, fu un fervente interventista e si arruolò volontario nel Regio Esercito come soldato semplice all'atto della dichiarazione di guerra all'Impero austro-ungarico.Durante il conflitto divenne ufficiale di complemento, assegnato a una compagnia mitraglieri si distinse a Vertoiba (19-24 agosto 1917), dove fu decorato con una bronzo al valor militare.
Assegnato ad un battaglione della Brigata "Granatieri di Sardegna", nel 1918 combatté a Caposile e sul sul Piave venendo decorato con due Medaglia d'argento al valor militare.
Al termine del conflitto risultava promosso tre volte per meriti di guerra. Nel settembre 1919 insieme a Gabriele D'Annunzio partecipò alla Marcia di Ronchi che consentì l'occupazione della città di Fiume, e subito dopo fu nominato Capo della Segreteria del "Vate", ma al termine dell'occupazione della città, disilluso, si trasferì per un breve periodo in Svizzera, stabilendosi a Lugano,dove conobbe la signorina Amanda Lucia Fortis, che sposò nel 1924.
Rientrato in Italia andò a lavorare a Venezia, presso la Direzione Veneta della Compagnia Generali di Assicurazione. Il 29 ottobre 1932 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista,senza, tuttavia ricoprire, mai alcuna carica pubblica durante la dittatura mussoliniana perché deluso dalla crescente burocratizzazione e statalizzazione.
Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940, fu uno dei promotori della Marcia della Giovinezza (24 giugno-18 settembre), e il 24 novembre assunse il comando, con il grado di maggiore, del Battaglione fucilieri G.I.L. "Bologna".
Il reparto fu poi denominato I Battaglione "Mi scaglio a ruina" ed assegnato al Gruppo Battaglioni "G.G. F.F", che il 27 luglio 1941 partì da Taranto sulla nave passeggeri Neptunia, per l'Africa settentrionale italiana. Sbarcato a Tripoli, il reggimento fu destinato ad operare a sud di Tobruk, tra Misurata ed Homs.
Ferito gravemente durante la Battaglia di Bir el Gobi nel dicembre del 1941, gli viene amputata una gamba, e in seguito alla ritirata italiana cade prigioniero degli inglesi, venendo ricoverato presso l'ospedale di Geneifa, e trasferito in Egitto il 7 gennaio 1942.
Prigioniero di guerra viene rimpatriato grazie a uno scambio di prigionieri mutilati, avvenuto a Smirne, in Turchia, nell'aprile 1943. Rimasto fedele al fascismo anche dopo la caduta del regime, avvenuta il 25 luglio successivo dopo l'armistizio dell'8 settembre aderisce alla Repubblica Sociale Italiana, credendo di ritrovarvi gli ideali "socialisti" del primo fascismo.
Nella RSI ricoprì numerosi incarichi: fu delegato per i Fasci Repubblicani della Lombardia, collaboratore del foglio Brescia Repubblicana e vicepresidente del Partito Fascista Repubblicano. Inoltre fu sempre vicino alle posizioni autonomistiche di Junio Valerio Borghese, comandante della Xª Flottiglia MAS.
Nel gennaio del 1944 alcune agenzie pubblicarono la notizia della sua nomina a Segretario del Partito Fascista Repubblicano al posto di Alessandro Pavolini: l'avvicendamento al vertice, voluto dallo stesso Benito Mussolini, tuttavia non si realizzò a causa delle vibranti proteste dei pavoliani. Nominato Commissario prefettizio a Brescia, pochi mesi dopo verrà allontanato da ogni incarico per aver appoggiato uno sciopero degli operai di una fabbrica.
Sfollato a Maclodio (provincia di Brescia, nell'aprile 1945, subito dopo la fine della guerra, fu arrestato non appena ritornato a Ponti sul Mincio ed incarcerato, ma presto rimesso in libertà senza conseguenze giudiziarie (la sua personalità integerrima emerge anche dai giudizi degli storici: per Renzo De Felice è forse la figura moralmente più limpida di tutto il gruppo dirigente repubblicano, mentre Francesco Paolo Calvaruso lo definisce ufficiale e gentiluomo dalla stoffa d'altri tempi).
Sottoposto a procedimento di epurazione si stabilì dapprima a Desenzano del Garda, e poi si ritirò a vita privata nella sua casa natale, significativamente ribattezzata "Piccola Caprera", che lasciò in eredità ai volontari combattenti di Bir el Gobi. Trascorse gli ultimi anni della sua vita in pressoché totale isolamento, assorto nella stesura delle sue memorie, contenute nei libri I volontari, Giovani Fascisti a Bir-el-Gobi e Pagine d'Africa.
Si spense il 9 luglio 1959, per complicazioni relative ad un intervento chirurgico sul moncone della gamba amputata.
ONORIFICENZE
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria. Medaglia d'argento al valor militare «Comandanta di compagnia all'estrama destra, nell'attacco del giorno 14, accortosi che la sinistra del suo battaglione, dietro violenta reazione dell'avversario, era costretta a ripiegare, con slancio ed ammirevole esempio ai suoi dipendenti, riusciva ad irrompere a tergo della linea avversario, permettendo ad altri reparti del battaglione, di aggirare la posizione per la destra. Nel cotrattacco del giorno 16, con ammirevole slancio, dando esempio di elevate virtù militari, concorreva efficacemente, col suo reparto a riccacciare il nemico dalle posizioni precedentemente occupate, infliggendogli gravi perdite e facendo prigionieri e catturando armi.» — Capo Sile, 14-16 gennaio 1918.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'argento al valor militare «Alla testa delle propria compagnia, con impeto travolgente irruppe cotro un sistema difensivo nemico, facendo prigionieri e catturando bottino. Di fronte a qualsiasi difficoltà di manovra e di terreno, fu sempre all'altezza della missione sua, seguito ovunque dai suoi dipendenti, affascinati dal suo valore. Non abbandonava il combattimento che dopo riportata una grave ferita.» — Piave Nuovo, 2 luglio 1918.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'argento al valor militare «Volontario di guerra a 52 anni, benché più volte ferito in una precedente campagna, conduceva al battesimo del fuoco con giovanile baldanza il suo battaglione. Ferito tanto gravemente da dover subire l'amputazione di una gamba, si diceva lieto di aver offerto ancora una volta il suo sangue alla patria.» — Bir el Gobi (A.S.), 3 dicembre 1941.
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare «Comandante di una compagnia mitragliatrici, mentre s'apprestava a seguire le ondate d'assalto, sotterrato e contuso dallo scoppio di granate avversarie insieme con parecchi soldati dipendenti e con quattro armi, utilizzati gli uomini superstiti come truppa di linea, postava allo scoperto le due armi rimastegli, resistendo validamente per parecchi giorni e parecchie notti agli attacchi nemici.» — Vertoiba Superiore, 19-24 agosto 1917.
Medaglia d'oro commemorativa della spedizione di Fiume - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia d'oro commemorativa della spedizione di Fiume.
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915-1918
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