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MessaggioInviato: 09/10/2019, 16:20 
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gentili forumers,

in questo spazio mi piacerebbe poterci confrontarci sull'argomento relativo alla corrispondenza civile indirizzata alla'Agenzia Centrale dei prigionieri di guerra di Ginevra.

Poiché questa destinazione può ragionevolmente essere stimata idealmente almeno per la metà dell'intero volume di tutta la corrispondenza civile di RSI per l'estero, essa risulta sia piuttosto facile da reperire e raffrontare.
Se queste lettere normalmente si trovano affrancate, mi resta un dubbio circa la legittimità della "presunta franchigia" (totale o parziale) attraverso cui i mittenti civili abbiano inoltrato la propria corrispondenza verso l'ente svizzero.
E' ragionevole supporre che, allorquando era l'Italia a mancare di segnalare la necessità tassazione (per semplicità parlo di tassazione, ma per la corrispondenza a "francatura obbligatoria" si sarebbe altrimenti dovuto provvedere alla restituzione al mittente, previa censura), certamente in Svizzera non erano tenuti a conoscere se e quando intervenire per richiedere l'integrazione del dovuto corrispettivo mancante in affrancatura italiana... e sempre ammesso che l'ente destinatario si rendesse disponibile a pagarlo :) .

Oltre all'immaginabile confusione del momento storico che si rifletteva sulla regolarità del funzionamento dei servizi, dal punto di vista tariffario potrebbe essersi generata confusione a causa della concessione resa disponibile ai civili dell'invio gratuito dei moduli (acquistabili a ben 15lire!) della Croce Rossa, da destinare limitatamente agli organi provinciali che si curavano di raccoglierli e trasmetterli alla sede centrale di Ginevra: per i civili era, quindi, stato specificatamente ammesso l'invio in franchigia per l'interno dei soli costosi appositi moduli, mentre nulla risulta per gli invii per l'estero.

Giova ricordare che la corrispondenza civile per l'estero doveva essere presentata agli sportelli postali, consegnata con annotato riconoscimento del mittente o del latore, nonché doveva essere completa dell'intera tariffa: nonostante ciò risultano diversi casi di lettere in parte o integralmente non affrancate persino in raccomandazione!
E' ipotizzabile che presso gli uffici italiani delle poste vi fu un'ampia tolleranza per fini umanitari (effettivamente la posta tassata fu pochissima), perché alternativamente dal punto di vista strettamente normativo non trovo riscontri legittimanti a questa prassi.

Voi che ne pensate? :) Ex norma poterono i civili spedire in franchigia verso Agenzia Centrale dei prigionieri di guerra di Ginevra, oppure si trattò di straordinaria tolleranza?

Allego un curioso esempio reperito in rete di un invio in espresso in cui era stato corrisposto il costo del solo servizio, per cui risulta mancante almeno il porto di 1.25lire: all'arrivo in Svizzera fu normalmente consegnato secondo l'indicazione italiana: in espresso!


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MessaggioInviato: 13/10/2019, 9:45 
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Una prima indicazione sembra arrivare dal fascicolo n°5 della rivista "Poste e Telecomunicazioni" del marzo 1943, in cui si fa riferimento alla franchigia totale almeno per i prigionieri di guerra appartenenti alla Forze Armate, il cui testo integrale è messo a disposizione dall'Istituto pratese Cecchi a questo link: http://risorse.issp.po.it/fonti/rassegn ... icolo5.pdf

Purtroppo il passaggio sembra non chiarire se, potendosi corrispondere solo sui predisposti moduli, fosse l'invio degli stessi il solo a godere della franchigia (tra l'altro i moduli, che prevedevano un invio ed una risposta pagati appaiono in verità ben più costosi - 15lire! - a fronte delle tariffe di Regno/RSI per l'estero).
Per la richiesta di informazioni circa i propri cari prigionieri l'invio di corrispondenza in busta chiusa, rispetto ai moduli, doveva quindi risultare economicamente vantaggioso, nonché forse persino più pratico in ragione della disponibilità (da verificare) del reperimento di detti moduli.

Provo a congetturare con ampio beneficio del dubbio: trattandosi di un breve passaggio contenuto nella sezione di movimentazione degli oggetti postali (e non nella parte che tratta gli aggiornamenti di norme e prassi) è ipotizzabile che possa doversi considerare un chiarimento/ammonimento meramente interno al servizio postale, ossia un indicazione agli addetti ai lavori, giacche altrimenti sarebbe stata un'informazione di maggiori rilievo, che avrebbe dovuto quantomeno essere pubblicizzata agli sportelli degli uffici postali, vista la mole di corrispondenza che i privati spedivano verso la sede centrale svizzera della Croce Rossa. In tal senso, se questa interpretazione fosse veritiera, si potrebbe pensare che fossero solo i moduli (prepagati!) in totale franchigia, mentre la corrispondenza diretta a Ginevra avrebbe dovuto essere regolarmente affrancata.

Suggerimenti? :)


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MessaggioInviato: 13/10/2019, 11:14 
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Può essere utile qualche precisazione circa i modelli per civili internati e non internati (però residenti in territorio nemico).

Circa la notizia del costo prepagato di 15lire ho fatto riferimento al passaggio di "Un Regno a mezz'aria" di Giuseppe Marchese, reperibile su "Il Postalista":
https://www.ilpostalista.it/regno/regno_195.htm

"Finalmente, il 4 aprile 44, il Ministero delle Comunicazioni annuncia: “In seguito ad accordi con la Croce Rossa internazionale quanto prima verrà iniziata dagli uffici postali la vendita dei moduli per messaggi diretti a civili trovantisi nei territori occupati dal nemico. Il prezzo di ciascun modulo sarà di £.15, e varrà sia per l’andata che per il ritorno del messaggio”.
Che alla relativa nota 29 specifica l'origine della notizia: "Comunicazione del Ministero delle Comunicazioni n.S/8.3./1018 da Salerno 4 aprile 1944 diretta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.".
Questi modelli erano quelli utili ed unici a permettere la corrispondenza fra civili dalla Sicilia (occupata dagli Alleati) con civili non internati residenti nei territori considerati nemici, come l'RSI.

Questo prezzo viene confermato nella specifica pagina del sito "Posta e Società" di Marino Bignami, disponibile a questo indirizzo: http://www.postaesocieta.it/magazzino_t ... moduli.htm

"La Croce Rossa Internazionale si è anche prodigata per far comunicare le famiglie con i militari e i prigionieri dislocati in paesi nemici; anche in Italia con la penisola tagliata in due fu possibile scambiarsi notizie fra parenti divisi dal fronte per mezzo della Croce Rossa Internazionale con sede a Ginevra. La C.R.Internazionale ha permesso in un periodo triste la possibilità di comunicare a moltissimi.

Ciò avveniva con moduli Mod. 3 trilingue in italiano-francese-inglese messi in vendita agli sportelli degli uffici postali al prezzo di lire 15 sia al Nord che al Sud Italia, il costo era comprensivo di invio e risposta; erano preparati su carta sottile (per avere poco peso), non erano affrancati e andavano indirizzati alla Croce Rossa Internazionale di Ginevra. Sul modulo dovevano ovviamente riportarsi le generalità del mittente e quelle del destinatario; potevano scambiarsi al massimo 25 (venticinque) parole sia di domanda che di risposta e solo di notizie famigliari. Alla "domanda" era allegato un buono di risposta numerato che dava diritto alla risposta scritta sul retro del foglio, il tagliando era formato da madre e figlia; alla risposta il comitato ginevrino ne tratteneva una parte e provvedeva all'inoltro della risposta, la corrispondenza era censurata in partenza ed in arrivo.Tali moduli non viaggiavano singolarmente ma collettivamente in pacchi."


L'articolo intitolato "I messaggi "decapitati" della Croce Rossa nel servizio postale per i civili istituito fra la RSI ed il Regno del Sud" a firma di Walter Astolfi e Marino Carnevale, pubblicato nel numero 111 del 2009 della nostra rivista "Posta Militare" recita invece che:

"...il messaggio (ndr.: contenuto nell'apposito modulo) deve essere spedito in busta chiusa "non affrancata" e senza lettera accompagnatoria all'ufficio prigionieri della Croce Rossa di... (capoluogo di Provincia) con appuntata la ricevuta di versamento nel conto corr. Postale n.18/18298 della somma di Lire 1,50 oppure 4,50lire per l'inoltro via aerea, avvertendo che il servizio aereo esiste solo per le Americhe, Australia, Africa del Sud, Kenia e Paesi dell'Estremo Oriente. Per i territori italiani occupati, per l'A.O.I. e la Libia, i messaggi vengono tutti inoltrati gratuitamente a cura di questo ufficio (ndr.: la Croce Rossa Italiana) e coi mezzi più rapidi a disposizione"

Se vi può essere incertezza sull'effettivo costo per l'acquisto e l'invio del modulo per scrivere ad internati e non internati, quel che sembrerebbe cominciare a chiarirsi è che a curare l'invio di questa corrispondenza dovesse essere la Croce Rossa attraverso la sua sede in Roma, che rimase almeno per un primo periodo in territorio RSI.
Dal sistema previsto per l'inoltro di detti moduli si evince che questi potessero venire spediti in busta chiusa senza affrancatura indirizzata agli uffici provinciali, che ne avrebbero l'inoltro previo eventuale raggruppamento in appositi dispacci forse trasportati con mezzi della stessa Croce Rossa o magari inoltrati tramite l'ausilio del servizio postale.

Sono stati ravvisati alcuni esempi di grosse buste raccomandate affrancate multiporto, recanti annotazioni relative al numero di messaggi contenuto, spedite come posta ufficiale (con bollo ovale rosso) di sezioni della Croce Rossa di RSI verso la sede centrale Svizzera: probabilmente, col venir meno dell'operatività dell'ufficio romano di coordinamento, nonché coll'aggravarsi delle condizioni dei servizi (penuria di mezzi, rifornimenti, ricambi, etc...) gli uffici provinciali affidavano i loro dispacci di messaggistica alla posta civile, corrispondendo integralmente l'affrancatura.

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MessaggioInviato: 13/10/2019, 12:07 
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Lo stralcio in allegato è quanto riportava l'Astolfi nella rivista "Posta Militare" n°77 del febbraio 1998.
A quanto si legge TUTTA LA POSTA, con debite limitazioni, indirizzata all'Agenzia Centrale dei prigionieri di guerra di Ginevra AVREBBE DOVUTO essere in franchigia, norma spesso disattesa con evidente responsabilità degli uffici postali della RSI.


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