gentili forumers,
in questo spazio mi piacerebbe poterci confrontarci sull'argomento relativo alla corrispondenza civile indirizzata alla'Agenzia Centrale dei prigionieri di guerra di Ginevra.
Poiché questa destinazione può ragionevolmente essere stimata idealmente almeno per la metà dell'intero volume di tutta la corrispondenza civile di RSI per l'estero, essa risulta sia piuttosto facile da reperire e raffrontare.
Se queste lettere normalmente si trovano affrancate, mi resta un dubbio circa la legittimità della
"presunta franchigia" (totale o parziale) attraverso cui i mittenti civili abbiano inoltrato la propria corrispondenza verso l'ente svizzero.
E' ragionevole supporre che, allorquando era l'Italia a mancare di segnalare la necessità tassazione (per semplicità parlo di tassazione, ma per la corrispondenza a "francatura obbligatoria" si sarebbe altrimenti dovuto provvedere alla restituzione al mittente, previa censura), certamente in Svizzera non erano tenuti a conoscere se e quando intervenire per richiedere l'integrazione del dovuto corrispettivo mancante in affrancatura italiana... e sempre ammesso che l'ente destinatario si rendesse disponibile a pagarlo
.
Oltre all'immaginabile confusione del momento storico che si rifletteva sulla regolarità del funzionamento dei servizi, dal punto di vista tariffario potrebbe essersi generata confusione a causa della concessione resa disponibile ai civili dell'invio gratuito dei moduli (acquistabili a ben 15lire!) della Croce Rossa, da destinare limitatamente agli organi provinciali che si curavano di raccoglierli e trasmetterli alla sede centrale di Ginevra: per i civili era, quindi, stato specificatamente ammesso l'invio in franchigia per l'interno dei soli costosi appositi moduli, mentre nulla risulta per gli invii per l'estero.
Giova ricordare che la corrispondenza civile per l'estero doveva essere presentata agli sportelli postali, consegnata con annotato riconoscimento del mittente o del latore, nonché doveva essere completa dell'intera tariffa: nonostante ciò risultano diversi casi di lettere in parte o integralmente non affrancate persino in raccomandazione!
E' ipotizzabile che presso gli uffici italiani delle poste vi fu un'ampia tolleranza per fini umanitari (effettivamente la posta tassata fu pochissima), perché alternativamente dal punto di vista strettamente normativo non trovo riscontri legittimanti a questa prassi.
Voi che ne pensate?
Ex norma poterono i civili spedire in franchigia verso Agenzia Centrale dei prigionieri di guerra di Ginevra, oppure si trattò di straordinaria tolleranza?
Allego un curioso esempio reperito in rete di un invio in espresso in cui era stato corrisposto il costo del solo servizio, per cui risulta mancante almeno il porto di 1.25lire: all'arrivo in Svizzera fu normalmente consegnato secondo l'indicazione italiana: in espresso!