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MessaggioInviato: 22/08/2017, 21:22 
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Iscritto il: 09/09/2012, 20:39
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questa corrispondenza riguarda un marinaio "internato" , imbarcato sulla sua nave sorpresa dall'entrata in guerra a Mormugao - India portoghese, (Portogallo paese neutrale).

ANFORA
Piroscafo da carico da 5452 tsl, di proprietà della Società Anonima di Navigazione Lloyd Triestino.
Anche l’Anfora, come gran parte della flotta del Lloyd Triestino, si trovava in navigazione al di fuori del Mediterraneo, e precisamente al largo delle coste indiane, quando l’Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940. Per evitare la cattura da parte delle forze aeronavali britanniche, che avevano il controllo degli oceani, lo stesso 10 giugno la nave (al comando del capitano Leopoldo Lindemann e con 46 uomini di equipaggio nonché un carico di merci varie che comprendeva anche vino Chianti) dovette rifugiarsi nella rada di Mormugao, vicino a Goa, nelle Indie Portoghesi, colonie di una nazione neutrale.
A Mormugao erano già ormeggiate, da alcune mesi, tre navi mercantili tedesche, vittime dello stesso destino dell’Anfora nel settembre 1939: l’Ehrenfels, la Drachenfels e la Brauenfels, tutte della compagnia tedesca Hansa.
Per i tre anni successivi, le quattro navi rimasero ormeggiate inattive nel porto di Mormugao, come tutti i mercantili di nazioni belligeranti internati in porti neutrali.
Si autoffandò a seguito di un attacco di "commandos" inglesi a navi tedesche anche esse presenti in rada.
Al momento degli eventi, solo 34 dei 46 membri dell’equipaggio dell’Anfora, tra cui il comandante Lindemann, si trovavano a bordo: altri undici, infatti, erano in licenza nel villaggio di Gudem, vicino a Chapora (Goa), mentre un altro si trovava ricoverato nell’ospedale di Margao. Via via che approdarono sulla spiaggia, i naufraghi vennero radunati ed arrestati da militari portoghesi, per poi essere trasportati a Nova Goa sotto la scorta della polizia.
Le autorità portoghesi considerarono l’autoaffondamento dei mercantili italo-tedeschi come un vero e proprio atto di guerra nel loro territorio neutrale, così arrestarono tutti i marittimi italiani e tedeschi presenti a bordo al momento dei fatti e li internarono come prigionieri di guerra nella fortezza di Aguada, vicino a Panjim (Nuova Goa). Tra l’equipaggio dell’Anfora gli arrestati furono 34, tra cui il comandante Lindemann, il primo ufficiale di coperta Guido Visintini, il secondo ufficiale di coperta Giuseppe Ralo, il direttore di macchina Ermanno Cassaffo, il primo ufficiale di macchina Luciano Prinz ed il terzo ufficiale di macchina Sebastiano Leotta. Rimasero invece in libertà gli altri dodici uomini, i quali, trovandosi a terra al momento dell’autoaffondamento, non poterono essere accusati di nulla. I 34 uomini arrestati rimasero prigionieri fino alla fine della guerra.


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MessaggioInviato: 23/08/2017, 19:19 
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Iscritto il: 19/05/2015, 19:41
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Enrico è veramente interessante è abbastanza insolita la storia che ci "racconta" la tua missiva inviata dall' India Portoghese, complimenti è un bel documento di Storia Postale.Riccardo.


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MessaggioInviato: 23/08/2017, 19:28 
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grazie Riccardo, metto all'attenzione dei lettori del forum un bel saggio di Antonio Pasquini sulle navi internate apparso qualche anno fa sulla nostra rivista. Lì ci sono un sacco di notizie e di storie particolari. :ugeek: ;)

Sull'Anfora l'ho fatta breve, ma on line si trovano notizie dettagliate, sembra di leggere una avventura di 007 per la vicenda delle navi tedesche a Marmugoa. Chi ha voglia e curiosità la cerchi online con parola chiave ANFORA e magari si diverte a leggere la strana storia dei commandos inglesi e dello spionaggio tedesco....


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MessaggioInviato: 23/08/2017, 19:40 
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Iscritto il: 30/10/2012, 14:25
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Bravo Enrico!Mi hai fatto conoscere un nuovo frammento della seconda guerra a me sconosciuto.
Complimenti
Roby


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MessaggioInviato: 01/09/2017, 17:34 
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sempre restando in India , posto ora un esempio di "parole" , cioè internato che al rilascio della propria parola di onore di non nuocere o scappare, aveva una maggior libertà degli altri internati.
Si tratta di una donna internata nel campo di Satara, vicino Poona, campo destinato principalmente alle donne tedesche e loro bambini (nel febbraio 41 vi erano 41 donne, 9 uomini single e 12 bambini; divenne poi un "family" camp. Ufficialmente non vi sono tracce di Italiane.
La nostra sig.ra Franconi scrive a Bombay, ove evidentemente intratteneva rapporti ante guerra, a persona con cognome di probabile origine italiana.
Presenti timbri di censura e timbro di arrivo (21/2/41).


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MessaggioInviato: 02/09/2017, 11:15 
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su cartolina della CRI posta aerea, fbollo asportato dalla censura britannica che appone timbro DHN ottagonale, spedita da Lainate il 18/9 e scritta il 17/9/1943, dopo l'armistizio(timbro tondo in basso della censura tedesca). Manoscritto al retro 20/4/44 (la data di ricezione). Instradata Via Istambul.

La cartolina è piena di affettuose parole dalla madre Anna al figlio Giorgio, internato nel Parole Camp di Satara.
Come si può ipotizzare dal cognome, la famiglia italiana era di origini ebraiche. La madre scrive al figlio " Dei parenti non ho da parecchio tempo nessune notizie.Speriamo tutti bene."
Ma il lavoro, commercio internazionale, che Giorgio svolgeva e che lo aveva portato a rifugiarsi in India, ove fu internato sulla parola e da dove tornò a guerra finita, non gli consentì di rivedere sua madre, arrestata il 13/10/43, neanche un mese dopo la cartolina scritta al figlio. Incarcerata nel carcere di Milano, fu poi deportata ad Auschwitz il 6/12, dove morì appena arrivata l' 11/12/1943.


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MessaggioInviato: 02/09/2017, 11:28 
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Bellissimi documenti, Enrico.
La nostra storia è un mosaico fatto con tantissime, piccolissime, tessere, a comporre il disegno della grande Storia, quella dove le vicende individuali spariscono. Noi collezionisti vogliamo tenere alla luce anche le vicende individuali.


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MessaggioInviato: 02/09/2017, 11:36 
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grazie Maria, mi fa molto piacere il tuo commento.
Capita di ricostruire vicende talvolta scordate dai diretti discendenti dei nostri testimoni cartacei..ma senza la memoria non costruiamo niente. I tanti piccoli tasselli della microstoria servono a rendere meno uniforme l'orizzonte della Storia con la S maiuscola e tante volte l'impegno costante e volenteroso di appassionati collezionisti è riuscito a risolvere problemi a cui gli studi accademici non sapevano dare una risposta.
Anche nel collezionismo, per me premia la curiosità di conoscere a fondo i documenti raccolti rispetto ad una mera classificazione di catalogo.


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MessaggioInviato: 02/09/2017, 12:26 
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mariamar ha scritto:
Bellissimi documenti, Enrico.
La nostra storia è un mosaico fatto con tantissime, piccolissime, tessere, a comporre il disegno della grande Storia, quella dove le vicende individuali spariscono. Noi collezionisti vogliamo tenere alla luce anche le vicende individuali.

E' veramente molto bello e veritiero quanto hai scritto Maria nel commentare la missiva di Enrico, che ha disaminato, come sempre, con quella vera passione, propria solamente degli autentici collezionisti di Storia Postale.Sono d'accordo al 200% su quanto ha, di seguìto, affermato Enrico rispondendoti : io la penso esattamente in tale modo.I documenti che collezioniamo non sono paragonabili a "figurine" che mettiamo semplicemente in collezione colmando delle ipotetiche caselle vuote, ma rappresentano delle reali testimonianze storiche di coloro che le hanno compilate, e trasmettono emozioni, che per coloro che sanno coglierle ed apprezzarle, non hanno prezzo...men che meno quello di un catalogo...Riccardo.


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MessaggioInviato: 02/09/2017, 19:54 
mariamar ha scritto:
Bellissimi documenti, Enrico.
La nostra storia è un mosaico fatto con tantissime, piccolissime, tessere, a comporre il disegno della grande Storia, quella dove le vicende individuali spariscono. Noi collezionisti vogliamo tenere alla luce anche le vicende individuali.
Come non condividere quanto scrivi, Maria. Avendo ormai compiuto tante volte gli "..anta" ogni tanto penso a cosa sarà delle mie tesserine e sogno che si possa creare un punto di raccolta a cui destinare quello che i nostri eredi (fra cent'anni, come si dice dalle mie parti) probabilmente destinerebbero a qualche "pulisci cantine (o soffitte)". Forse il luogo esiste già ed è l'Istituto di Studi Storici Postali di Prato: voi che ne pensate? Come immaginate che si debba articolare un archivio del genere, se mai si farà?
Michele


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MessaggioInviato: 02/09/2017, 20:59 
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Iscritto il: 19/05/2015, 19:41
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michele.caso ha scritto:
mariamar ha scritto:
Bellissimi documenti, Enrico.
La nostra storia è un mosaico fatto con tantissime, piccolissime, tessere, a comporre il disegno della grande Storia, quella dove le vicende individuali spariscono. Noi collezionisti vogliamo tenere alla luce anche le vicende individuali.
Come non condividere quanto scrivi, Maria. Avendo ormai compiuto tante volte gli "..anta" ogni tanto penso a cosa sarà delle mie tesserine e sogno che si possa creare un punto di raccolta a cui destinare quello che i nostri eredi (fra cent'anni, come si dice dalle mie parti) probabilmente destinerebbero a qualche "pulisci cantine (o soffitte)". Forse il luogo esiste già ed è l'Istituto di Studi Storici Postali di Prato: voi che ne pensate? Come immaginate che si debba articolare un archivio del genere, se mai si farà?
Michele

Michele, il tema che hai illustrato è abbastanza comune tra i collezionisti, che dopo una vita di sacrifici nel ricomporre le cosiddette tesserine delle proprie collezioni, si preoccupano che fine faranno una volta la loro dipartita.Certo questo argomento non è piacevole da trattare e molti non ci vogliono nemmeno pensare...ma nella mia piccola esperienza personale, posso dire che la maggior parte delle collezioni sono svendute...se non proprio a svuotacantine a personaggi, a cui interessa solamente il mero profitto.Ieri se ne parlava anche con Enrico, riguardo la posta del Campo di Bussolengo, nella speranza che questi documenti alienati in Romagna, siano poi rimessi in circolo in futuro nella nostra penisola.Potrei parlare per molto tempo di episodi legati ad acquisizioni e offerte di materiali da parte di eredi, (di cui il defunto proprietario si rivolterebbe nella tomba se potesse saperlo...) ma forse bisognerebbe aprire un thread apposito per non essere O.T.Vorrei solamente citare un episodio singolare, e penso significativo, che ho vissuto personalmente, nel periodo che facevo i mercatini sabato/domenicali: una domenica mattina , ad un mercatino di Orbassano, un distinto signore sulla ottantina, mi chiese quanto fosse il costo del plateatico e quali fossero le modalità per accedere alle vendite Domenicali.Io gli fornii le indicazioni e siccome non mi sembrava uno del "mestiere" gli chiesi che cosa trattasse egli mi spiegò che doveva vendere, con sommo dispiacere, la sua amata collezione di Storia Postale (dicendomi che comunque l'aveva diligentemente fotocopiata in b/n), in quanto rimasto vedovo, ed avendo solamente una figlia sposata che non se ne intendeva assolutamente della materia, voleva recuperare il più possibile, sapendo che quest'ultima l'avrebbe venduta al prezzo delle patate...Fatto stà che dalla Domenica seguente fu presente al mercatino, con del materiale veramente interessante...che in parte acquistai per le mie collezioni, ed era contento poichè, sapeva che quei pezzi venivano apprezzati.Saluti Riccardo.


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MessaggioInviato: 04/09/2017, 16:26 
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Il problema me lo sono posto e una risposta sicura non l'ho trovata. Spero che anche il Forum costituisca un "deposito" con il quale il materiale pubblicato possa passare ai posteri. Mi piacerebbe che l'AICPM creasse degli archivi specializzati su alcuni argomenti maggiormente significativi e a rischio scomparsa del materiale. Nel mio campo, penso alla posta dei prigionieri in Russia, tutta significativa, rara, abbastanza costosa, molto, molto dispersa.
Il mio è materiale consistente come numero, assai meno come valore. Necessita di essere spiegato, pertanto, ha bisogno della sua scheda e io ne ho fatte più o meno il 50%.
Penso che lettere e cartoline scritte da prigionieri bresciani o ad essi dirette sia più opportuno lasciarle alla Fondazione Micheletti di Brescia, sempre che riesca a resistere.
Per il resto, tolto forse qualcosa da cui si potrebbe ricavare un po' di euro a parziale recupero di quelli spesi (ma su questo ho forti dubbi, non so se ci sono collezionisti giovani), credo che la soluzione di Michele
sia la più opportuna, sempre che anche l'Istituto di Studi Storici Postali di Prato riesca a resistere.
Per adesso, comunque, io voglio continuare a divertirmi con le mie tesserine.


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MessaggioInviato: 10/09/2017, 14:17 
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carpe diem....

lascio al momento la seria discussione da voi intrapresa, per inserire busta indirizzata a missionario italiano tramite Croce Rossa.
Padre Catocci aveva familiari a Firenze ed operava alla Missione di San Filippo , sede oggi ancora di missione dell'ordine cabriniano.


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MessaggioInviato: 25/09/2017, 16:19 
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Aggiungo questa nuova corrispondenza già postata da Fabrizio nel thread Luogotenenza, che si aggiunge a quella di Enrico riguardante la Signora Franconi, poichè si tratta di una missiva inviata da Siracusa al Parole Centre di Satara Deccan ad un Ingegnere. Il "parole " era un internato che godeva di una maggior autonomia di muoversi , previo di fornire la propria parola di onore , in merito a non fuggire e tenere un comportamento corretto, senza recare disguidi.L'amico Michele in un suo intervento aggiunge quanto segue:" I civili sicuramente non erano prigionieri ma internati, e questo ingegnere era uno di quelli che erano liberi di circolare "sulla parola": evidentemente aveva un ruolo tecnico in qualche attività locale e al nostro ingresso in guerra era stato internato ma facendogli continuare il suo lavoro. Il Deccan è un'area con grande attività tessile cotoniera: che il nostro ingegnere fosse lì ad impiantare una tessitura?Michele".Concludendo aggiungo che l'ipotesi formulata da Michele, a mio parere, potrebbe essere verosimile.Saluti Riccardo.


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MessaggioInviato: 26/09/2017, 14:51 
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Dal campo di Koffiefontein, affrancata per posta aerea, annullo del 13 gennaio 1941, diretta al "Custodian of Enemy Property" a Nairobi.


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MessaggioInviato: 26/09/2017, 19:24 
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interessante Maria. Sappiamo in cosa consisteva questo "custode" ? E' la prima volta che ne annoto la figura, pensavo che la proprietà dell'internato fosse requisita e mai restituita...


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MessaggioInviato: 26/09/2017, 20:41 
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p.m.pistoia ha scritto:
interessante Maria. Sappiamo in cosa consisteva questo "custode" ? E' la prima volta che ne annoto la figura, pensavo che la proprietà dell'internato fosse requisita e mai restituita...

Tratto da Wikipedia: La Custodia di Enemy Property è un'istituzione che gestisce le rivendicazioni di proprietà create dalla guerra. Durante la guerra, la proprietà civile può essere lasciata o presa dallo Stato occupante. Negli antichi tempi, tale proprietà era considerata un sacco di guerra e il diritto legale del vincitore. Nella quarta Convenzione di Ginevra dell'articolo 147, tale azione è definita come crimine di guerra : "Le gravi violazioni cui si riferisce l'articolo precedente sono quelle che comportano uno qualsiasi degli atti seguenti, se commessi contro persone o beni protetti dalla presente Convenzione: l'uccisione intenzionale, tortura o trattamenti disumani, compresi gli esperimenti biologici, causando volontariamente grandi sofferenze o lesioni gravi per il corpo o la salute, la deportazione illegale o il trasferimento o il confinamento illegale di una persona protetta, imponendo una persona protetta a servire nelle forze di un potere ostile o privando volontariamente una persona protetta dei diritti di prova giusta e regolare prescritta dalla presente Convenzione, assunzione di ostaggi e estesa distruzione e appropriazione di beni non giustificati da necessità militari e svolte in modo illegale e scorretto ".

Bangladesh: La legge sulla proprietà degli avversari è stata istituita per gestire proprietà dei nemici (indiani) prese mentre faceva parte del Pakistan (1948-1971) o durante la sua guerra di indipendenza (1971).

Canada L'Ufficio della Custodia di Enemy Property è stato istituito nel 1916 ed è esistito fino al 1985, che si occupa della proprietà dei nemici del Canada in entrambe le guerre mondiali e della proprietà sequestrata dei canadesi giapponesi .

India: La banca depositaria per l'Enemy Property per l'India è stata fondata per gestire la proprietà pakistana presa nella seconda guerra del Kashmir (1965).

Giordania: La Custodia giordana di proprietà nemiche è stata istituita per gestire proprietà prese dagli ebrei in Cisgiordania, presa nella guerra arabo-israeliana del 1948 (1948). Nel 1967, questa funzione è stata sciolta (vedi sotto).

Israele: la "legge degli assenti" è stata istituita per gestire la proprietà presa dai profughi palestinesi (compresi i profughi che in seguito diventarono cittadini di Israele, chiamati " assenti presenti ") della guerra arabo-israeliana del 1948 sotto l'ufficio del governo israeliano Custode di Assentee Property. Durante la guerra di sei giorni (1967), insieme a proprietà precedentemente palestinesi, Israele ha assunto il controllo della proprietà ebraica detenuta dalla Custodia giordana per proprietà nemiche e la mise sotto il controllo della propria custode di proprietà assente. La maggior parte di questa proprietà rimane sotto la banca depositaria, mentre alcuni (come nel caso Sheikh Jarrah ) sono stati concessi agli ebrei contestando la proprietà, dopo averlo rivenduto in tribunale.

Stati Uniti: Ufficio di custodia di proprietà straniera era un ufficio all'interno del governo federale degli Stati Uniti durante la prima guerra mondiale e ancora durante la seconda guerra mondiale.

Regno Unito: Custodia di proprietà nemiche. Precedentemente sotto la negoziazione con l'Enemy Act 1914 la proprietà nemica è stata ispezionata dal consiglio di commercio e la proprietà è stata trasferita al fiduciario pubblico . Inizialmente, il fiduciario pubblico deteneva la proprietà sulla fiducia per il nemico, ma dopo un emendamento del 1916, il fiduciario pubblico era tenuto a vendere le attività e detenere i proventi in fiducia. Sotto il Trading with the Enemy Act del 1939 , sono stati creati tre custodi: l'Inghilterra e il Galles, la Scozia, l'Irlanda del Nord. Sono state nominate anche depositanti per i Territori dipendenti britannici.


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MessaggioInviato: 27/09/2017, 9:19 
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Grazie Riccardo,
evidentemente all'epoca della seconda guerra mondiale il diritto internazionale si era evoluto fino a considerare anche questi aspetti, importanti, considerando che una notevole globalizzazione dei movimenti delle persone era già in atto da tempo e che quasi certamente era già cominciato anche il movimento dei capitali.
Posto l'immagine di una lettera diretta al "Custodian of enemy property" in India all'epoca della seconda guerra mondiale. E' stata salvata da un'asta on line, non ho l'originale.


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MessaggioInviato: 29/09/2017, 15:58 
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Iscritto il: 31/10/2012, 9:17
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Salve,

Ecco due documenti che riguardano un internato italiano in norvegia e uno in giappone.

Saluti


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MessaggioInviato: 30/09/2017, 18:09 
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Molto interessante Yoda,
quello in Norvegia dovrebbe essere un ex militare italiano sfruttato nelle formazioni militari tedesche, come collaboratore o prigioniero, è poi rimasto in attesa di rimpatrio dopo la fine della guerra.
Quanto all'internato in Giappone, si tratta di una testimonianza assai rara. Erano pochi, uno di loro assai famoso, Fosco Maraini, con la sua famiglia, tra cui la figlia Dacia, allora piccola, diventata poi famosa scrittrice.


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