Cartolina spedita in Germania da Saverio Marotta comandante della Torpediniera Perseo - Medaglia d'Oro al Valor Militare, poco prima dell'ultima missione e dell'affondamento avvenuto il 3/5/1943. La cartolina è affrancata con 50 cent. , porto aggiuntivo per l'estero annullato dal bollo amministrativo in gomma della Perseo , presenta inoltre i bolli di censura della Marina (ufficio di Messina) e della censura militare tedesca. da Wikipedia: Il 29 aprile 1943 la torpediniera, al comando del capitano di corvetta Saverio Marotta, lasciò Napoli per scortare a Tunisi il piroscafo Campobasso, che trasportava 58 militari ed un carico di munizioni, autoveicoli, pezzi d'artiglieria, bombe d'aereo ed altro materiale infiammabile[13][14][17]. Causa un'avaria alle macchine della torpediniera, il convoglio dovette forzatamente sostare a Pantelleria[13][14]. Alle due del pomeriggio del 3 maggio giunse a bordo l'ordine di riprendere la navigazione e si fecero quindi i preparativi per la partenza: alle quattro, terminato l'approvvigionamento d'acqua, iniziarono le manovre, e tre ore dopo la Perseo mollò gli ormeggi e fece rotta per Tunisi alla velocità di 8 nodi[13][18]. Alle 19.30, in seguito al rilevamento con l'ecogoniometro di echi che avrebbero potuto indicare la presenza di unità subacquee in zona, venne ordinato il posto di combattimento; alle 21.40, terminato l'allarme, la navigazione riprese regolarmente[18]. Alle 23.20 vennero avvistate luci ad ore due, a prua dritta, e fu ordinato il posto di combattimento[18]: si trattava infatti dei cacciatorpediniere britannici Nubian, Paladin e Petard[14]. Alle 23.25, ad ogni modo, cessò l'allarme, ma poco dopo fu ricevuta a bordo la comunicazione da parte di una stazione tedesca che le due navi (che si trovavano in navigazione a circa 22 miglia per 120° da Capo Bon[14]) erano state avvistate da un ricognitore nemico, messaggio ritrasmesso a Supermarina[18]. Alle 23.33 il comandante Marotta, avendo realizzato di essere stato individuato e probabilmente anche seguito, ordinò al Campobasso di aumentare la velocità al massimo (10 nodi), ma due minuti dopo i tre cacciatorpediniere inglesi spararono dei bengala e subito dopo aprirono il fuoco: subito il Campobasso venne colpito e sbandò in fiamme[18]. La Perseo, dopo aver cercato inutilmente di coprire il Campobasso con cortine fumogene, passò al contrattacco e lanciò due siluri da meno di 700 metri con beta 20° contro le navi inglesi, senza successo per le manovre evasive dei cacciatorpediniere[18]. La Perseo aprì anche il fuoco con i cannoni, tentando di ritirarsi verso Capo Bon, ma alle 23.48 una grossa esplosione che devastò il Campobasso illuminò la torpediniera, rendendola visibile alle navi inglesi: mentre manovrava per evitare la pioggia di proiettili che si stava abbattendo su di essa, la Perseo ebbe un'avaria ad un timone e subito fu colpita due volte in rapida successione: un proiettile fece esplodere la caldaia nº 1, provocando la morte tra le fiamme ed i getti di vapore di una cinquantina di giovani marinai diretti al Comando Marina di Tunisi e di gran parte del personale di macchina, ed un secondo colpo andò a segno tra la plancia e la stazione radio (distruggendo le antenne per le comunicazioni)[17][18]. Immobilizzata e devastata, la Perseo fu costretta ad un impari scontro d'artiglieria con le tre navi avversarie, dalle quali fu rapidamente sopraffatta: con le macchine fuori uso, la nave iniziò a sbandare sul lato di dritta ed il comandante Marotta ordinò di prepararsi ad abbandonare la nave, ma alle 23.57 lo scoppio di un proiettile d'artiglieria che colpì la plancia asportò il braccio sinistro del comandante, mentre il comandante in seconda, Levino Ferrara, rimase ucciso nei pressi dei cannoni di poppa; ad assumere il comando fu l'ufficiale di rotta, il sottotenente di vascello Romualdo Balzano, che governò la nave e si sostituì ad un mitragliere morto per sparare contro i proiettori delle navi inglesi, distanti ormai appena 300 metri (le mitragliere erano rimaste le uniche armi funzionanti)[17][18]. Ormai soverchiata dalle navi britanniche, la Perseo venne ridotta ad un relitto in fiamme ed alla deriva e Balzano dovette dare l'ordine di abbandonare la nave, restando poi a bordo per verificare sulla nave non fosse rimasto nessuno ancora vivo[17][18]. Il comandante Marotta, svenuto e portato su una scialuppa, quando riprese i sensi e si rese conto che la nave ancora galleggiava, si fece condurre sottobordo, ma finì in mare a causa del capovolgimento dell'imbarcazione; chiamò Balzano chiedendogli di gettargli qualcosa per tenersi a galla[17][18]. Balzano, dopo aver preso un salvagente ed essersi guardato intorno in cerca di eventuali altri superstiti, si gettò in acqua, ma Marotta era ormai scomparso; quando infine riuscì a trovarlo, il comandante era ormai morto[17][18]. Alla memoria del comandante Marotta fu conferita la Medaglia d'oro al valor militare[19]. Poco più tardi la Perseo esplose ed affondò circa 8 miglia ad est di Kélibia, seguita dopo un'ora e mezza dall'inizio dello scontro dal Campobasso, a sua volta saltato in aria[14][17].
67 sopravvissuti della Perseo, tra cui Balzano, e 4 del Campobasso (altri 16 superstiti del piroscafo riuscirono a raggiungere su di una scialuppa la costa tunisina) vennero recuperati alcune ore dopo dalla nave ospedale Principessa Giovanna, proveniente da Tunisi dopo aver caricato circa 830 tra feriti e malati, ma alle 14.40 ed alle 18 del 6 maggio la nave ospedale, nonostante fosse perfettamente riconoscibile, venne bombardata e mitragliata da cacciabombardieri angloamericani: 54 tra feriti e membri dell'equipaggio della nave rimasero uccisi, altri 52 feriti[17][18][20]. Balzano ed i superstiti della Perseo furono in prima fila nei lavori di spegnimenti degli incendi e di contenimento dei gravi danni riportati dalla nave, che riuscì infine a raggiungere la costa italiana sotto il comando dello stesso Balzano (che aveva sostituito il comandante della Principessa Giovanna, morto nell'attacco aereo)
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