Sulla scorta della proposta di
Roby2000 e con il preziosissimo aiuto di
p.m.pistoia è stato possibile leggere le 15 pagine del testo:"LA POSTA MILITARE ITALIANA NELLA SECONDA GUERRA" di Cadioli e Cecchi.
Tornando alle tre originarie domande indicate con 1), 2) e 3)
che cito brevemente per facilità di lettura...
rogerbarrett ha scritto:
1. Si riscontrano francobolli asportati nei controlli delle censure degli Alleati per la corrispondenza dei prigionieri di guerra: mi domando se questa pratica era ammessa/legalizzata anche per la censura italiana di Regno, RSI, regno del Sud...
2. Seppur di rado, ogni tanto si riscontrano francobolli dell'affrancatura che, sebbene sfuggiti all'annullo in partenza, venivano poi obliterati volontariamente con l'apposizione dei bolli di censura: perchè la censura italiana si preoccupava di svolgere certi compiti di natura squisitamente postale? E' possibile che una possibile risposta riesca ad essere connessa con il mio dubbio successivo.
3. Tempo fa mi è stato riferito, ma solo a titolo di sentito dire, che gli uffici in cui avvenivano fisicamente le operazione di censura fossero all'interno degli uffici postali provinciali: questa é solo una chiacchiera, una possibilità credibile, un'ipotesi probabile, o un dato riscontrato?
...qualche piccola risposta inizia a tratteggiarsi.
3. sì, le commissioni di censura postale erano state ubicate all'interno dei palazzi provinciali delle Regie Poste, giusti R.D. 2247/1939 e R.D. 2248/1939, e composte da funzionari dell'Amministrazione dell'Interno ed alle dipendenze dei prefetti.
Le operazioni di censura erano tuttavia anche coadiuvate da personale postale, che però si rendeva disponibile esclusivamente alla consegna e ritiro della corrispondenza, all'assistenza ai censori nell'apertura e ricomposizione delle assicurate (argomento molto interessante, che si cercava di comprendere in altre specifiche trattazioni...).
2. nulla si sa, quindi, dell'intervento "postale" dei censori, vista la rimarcata differenza di competenze e responsabilità tra il personale postale d'aiuto e quello delle commissioni di censura.
Restano, quindi, ancora irrisolti alcuni casi di francobolli annullati con bolli di censura.
1. Poco si sa circa la possibilità di sollevare e persino rimuovere i francobolli dall'affrancatura per la verifica dei censori: di certo la posta diretta all'estero doveva essere presentata priva di affrancatura proprio per ovviare al rischio di simili trucchi per far sfuggire taluni brevi messaggi alla lettura censura. Per l'interno questa prescrizione non era vigente.