avevo già aperto un thread nel subforum della Marina genericamente intitolato le navi in colonia (pressappoco)... lì l'intenzione è di inserire tutto quel naviglio variegato stazionario nelle acque coloniali fin dall'inizio della nostra avventura coloniale.
in questo caso, visto il latitare di argomenti in questo subforum, propongo di inserire le corrispondenze della Regia marina che abbiano un legame col momento della guerra con l'Abissinia.
Lo inauguro con una franchigia scritta da Massaua, dal medico di bordo del Regio Incrociatore Bari.
L'incrociatore, ex Pillau tedesco che nella prima guerra mondiale era nei mari del nord e ci fu ceduto con la fine di quella guerra (1920), rimase in colonia per tutta la durata della guerra d'Etiopia. Interessante la storia di questa nave:
https://it.wikipedia.org/wiki/Bari_(incrociatore)
Durante la guerra d'Etiopia, la nave venne nuovamente dislocata in Mar Rosso (dove trasportò anche l'allora tenente di vascello Carlo Fecia di Cossato, diretto a Massaua per assumere il comando delle difese del porto. Nel 1935 il Bari, ancora al comando del capitano di vascello Pardo (poi sostituito dal parigrado Giuseppe Lombardi), era la nave di bandiera dell'ammiraglio di divisione Vannutelli, comandante della Divisione Navale in Africa Orientale, che comprendeva anche Taranto, Tigre, Pantera, Audace, i cacciatorpediniere Francesco Nullo e Daniele Manin ed i sommergibili Luigi Settembrini e Ruggiero Settimo. Nel 1936 il comando della Divisione passò all'ammiraglio di divisione Vittorio Tur, sempre imbarcato sul Bari, e la sua composizione mutò con l'aggiunta delle torpediniere Giacinto Carini e Generale Antonio Cantore, dei sommergibili Tricheco, Narvalo, Serpente e Salpa, delle navi appoggio sommergibili Antonio Pacinotti ed Alessandro Volta, della nave ausiliaria Arborea e di quattro MAS. L'equipaggio dell'incrociatore partecipò anche alla costruzione delle postazioni difensive delle Isole Dahlak.
Il Bari rimase alle dipendenze del Comando Superiore Navale Africa Orientale Italiana sino al maggio 1938, quando, rilevato dalla nave coloniale Eritrea, rientrò in Italia per nuovi lavori[8]