Iscritto il: 09/09/2012, 20:39 Messaggi: 4961
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ho coltivato la speranza di trovare qualcosa in questi giorni rovistando nelle scatole di ghiaccio della mia collezione... ma niente, in tutto 1 corrispondenza del 244autoreparto e 3 del 248, ma tutte di periodo successivo all'accadimento...evidentemente trattavasi di commilitoni non mandati a Stalingrado... Ho cercato allora di approfondire la tematica suggerita da Roberto e in un articolo online ho trovato l'elenco dei caduti a Stalingrado del 127 e 248 autoreparto pesante (ma nessuna traccia del 244°). Li riporto sotto in maniera che ognuno possa controllare in collezione se avesse uno di quegli "sfortunati".... Buon forum e grazie ancora per lo spunto bellissimo di ricerca che ci hai dato Roby2000... Nel lungo computo dei nomi dei morti e dei dispersi dell’Asse finirono anche settantasette Italiani, la cui storia ed epopea è rimasta sconosciuta fino ai nostri giorni e riportata di recente alla luce dallo storico e giornalista Alfio Caruso nel suo Noi moriamo a Stalingrado: dopo una lunga e attenta ricerca, l’autore è riuscito a ricostruire la storia di questi nostri connazionali, appartenenti quasi tutti a due Autoreparti, il 127° ed il 248°, che avevano avuto l’ordine di portare nella città assediata un gruppo di guastatori tedeschi e rifornimenti alla Sesta Armata di Paulus, ma che invece furono bloccati e accerchiati assieme ai Tedeschi a seguito della controffensiva sovietica. Dopo la resa tedesca, subentrò la prigionia nei gulag in Siberia e, chi non morì durante i sette mesi dell’assedio, patì la fame e il freddo nei campi di concentramento: a guerra finita, solo due di loro rivedranno l’Italia.
Comandante del 127° Autoreparto era il Sottotenente Walter Poli che, ricevuto ordine di partire per Stalingrado con un trasporto speciale di duecento autocarri per rifornire le truppe della Wermacht, scelse venticinque autisti per quella che doveva essere una normale missione in territorio russo: Attilio Bacchin, Carlo Belloni, Guido Bianchi, Luigi Bonaffini, Emilio Brunetti, Renzo Caleffi, Fiorenzo Camilla, Toscano Caverni, Filiberto Colzi, Orlando De Candia, Mariano Ferracuti, Pietro Innocenti, Carlo Lorenzani, Mario Messeri, Dante Misciattelli, Filiberto Moretti, Orlando Nannipieri, Mario Notte, Emanuele Patrone, Mario Rossi, Camillo Ruzzante, Robespierro Timi, Bruno Turetta, Mario Vagnini, Luigi Zuccato.
Stesso ordine ricevette il 248° Autoreparto, comandato dal Sottotenente Guido Giusberti. Anche questo, un altro triste appello: Giulio Apolloni, Guido Bellinato, Giovanni Bersanelli, Giuseppe Bolis, Gastone Bondoli, Natale Bonesi, Ercolino Buffetti, Gualtiero Butturini, Bruno Calderigi, Otello Cappelli, Dante Chiavaroli, Angelo Chiti, Enea Croci, Adelmo Della Maggiora, Luigi Fanelli, Pierino Ferrari, Cesarino Ferrarini, Vincenzo Furini, Arturo Giacobbe, Walter Giovannelli De Noris, Igino Grasselli, Giuseppe Iemmi, Giuseppe Lamieri, Agostino Lento, Ernesto Lionello, Marcello Lisi, Giuseppe Mangano, Ettore Mariani, Gino Monti Quagliani, Domenico Mortali, Renato Parenti, Luciano Passerini, Enrico Perucconi, Vittorio Pinchini, Virgilio Prenna, Mariano Puschiavo, Adelino Rapagnani, Fausto Rinascente, Giovanni Rizzetti, Aurelio Sassoli, Francesco Savini, Benedetto Sommovigo, Aris Spallanzani, Gino Tafì, Attilio Talevi, Remo Vannoni. Più due croci bianche, nomi anonimi nell’immensità della steppa. Infine, assieme agli uomini del 127° e del 248° Autoreparto del Regio Esercito, finirono all’interno della sacca di Stalingrado altri due militari italiani, in forza all’ospedale da campo 251: il giovane dottore Livio Cattaneo ed il suo assistente sanitario, l’infermiere Ugo Machetto.
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