Buona sera a tutti, reputando molto interessante l'argomento in discussione, ritengo opportuno fornire alcuni dettagli sull'organizzazione TODT operante in Istria, tratti principalmente dall'interessante volume SOTTO LA TODT ARBEITET FUR O.T. , servizio obbligatorio del lavoro, deportazioni nella zona d'operazioni «Litorale adriatico» (1943-1945) Autore Spazzali Roberto libreria Editrice Goriziana.
L’Organizzazione Todt in Istria
L’ Organizzazione Todt fu il più grande cantiere edile della seconda guerra mondiale e, insieme, una grande macchina per lo sfruttamento di risorse materiali e umane. A milioni di individui rastrellati nell'Europa occupata, fu imposto il lavoro coatto (sia attraverso la leva militare di classi abili, sia tramite la mobilitazione civile che coinvolse uomini, donne e ragazzi) il cerchio più ampio del sistema, concentrazione nazista, bacino da cui attingere la manodopera per le industrie belliche tedesche e per le ditte impegnate nei programmi di edilizia militare. L'attività della Todt nella Zona d'Operazioni "Litorale Adriatico" ebbe un braccio ulteriore allorché, a partire dall'autunno del 1944, il Supremo Commissario Rainer, preoccupato dalle voci di un'offensiva nemica, decise la questione di una propria organizzazione per il lavoro coatto, la cosiddetta Sonderauftrag Pool, i cui cantieri erano vigilati e presidiati da forze dipendenti dal comando Einheit R della Risiera di San Sabba. Se per molti il lavoro coatto rappresentò una sorta di precaria ancora di salvezza, per troppi altri, come conseguenza dei sistemi punitivi e di selezione nazisti, esso si trasformò nel calvario della deportazione in Germania. In quei mesi tanti maturarono le scelte più difficili, passando con il movimento partigiano ed insurrezionale, o praticando le forme più diverse di sabotaggio per ostacolare i disegni dei nazifascisti. Il fautore dell’organizzazione TODT fu l’ingegnere Fritz Todt, ufficiale tedesco Iscritto al Partito Nazista dal 1923, che durante il Terzo Reich fu ispettore generale delle strade e artefice della Reichsautobahn, costruita dal regime negli anni dal 1933 al 1939. La sua organizzazione fu addetta ai lavori delle installazioni militari, facendo erigere la Linea Sigfrido al confine con la Francia (1938-1939). Con l'ordinanza firmata il 12 settembre 1943 dal feldmaresciallo Alberi Kesserling, l'Italia diviene territorio di guerra, soggetto al diritto penale della legge germanica di guerra. È cosa nota che i comandi militari tedeschi coltivavano da tempo un progetto di occupazione dell'Italia. Il "piano Alarico", previsto per il 31 maggio 1943, viene sostituito da quello denominato "Asse", poi integrato parzialmente dal "piano Schwarz" pensato per l'occupazione di Roma e della Città del Vaticano". Contemporaneamente vengono istituite le due Zone d'Operazioni Voralpenland (Prealpi), per le province di Belluno,Trento, Bolzano, e Adriatisches kustenland (Litorale Adriatico) per le province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, isole del Quarnaro e il territorio di Lubiana. Solo il 29 novembre 1943, il Supremo commissario emana l'Ordinanza n. 8 che regola l'obbligo militare nel Litorale Adriatico, seguita il 6 dicembre da altre due inerenti le prestazioni di guerra (n. 9) e l'istituzione di formazioni per la difesa territoriale (n. 10). L'Ordinanza n. 8 non può essere definita bando ma solo materia di disciplina, con la quale definire i campi nei quali l'obbligo del servizio militare, "prestato con o senza armi" può essere esercitato. Per l'amministrazione tedesca poteva realizzarsi nelle formazioni della difesa territoriale (costituzione ed accesso verranno più tardi regolamentate), nei servizi di costruzione, nell'esercito germanico, armi SS e nella polizia germanica, nell'Organizzazione Todt, nelle formazioni del nuovo esercito italiano (art. 3 e. 1). Con l'applicazione dell'Ordinanza n. 10 del 6 dicembre 1943, che prevedeva la costituzione di formazioni per la difesa territoriale, dipendenti dai comandi della SS e della polizia, viene creata a Trieste iI 1 gennaio 1944 la Guardia civica; in Friuli vengono formate delle milizie territoriali mentre è in via di completamento la Guardia slovena della sicurezza nel Litorale (Slovenske Varnostne Strane na Primorskem), forte di 1.800 uomini, emanazione del Corpo nazionale sloveno di sicurezza (Slovenske Narodni Varnostni Zbor) creato anche sui resti delle forze collaborazioniste istituite durante l'occupazione italiana della Slovenia.
Servizio del lavoro ed inquadramento nell'Organizzazione Todt In occasione del bando di leva non sempre le autorità di occupazione avevano rispettato la distinzione tra il servizio del lavoro - il più delle volte da espletarsi in Germania - e l'inquadramento nella Todt. Già nel novembre '43 gli arrestati nella Venezia Giulia, sotto l'accusa di intelligenza e di collaborazione col movimento partigiano, vengono divisi tra quelli da deportare negli Arbeitserziehungslager, e quelli da avviare al servizio del lavoro in sede locale"`. Le persone indicate come manodopera per il Reich, sono anche distinte in base alle attitudini professionali e le attività lavorative prevalenti, proprio per meglio —collocarle" nella macchina produttiva nazista. Non mancano le donne, i giovanissimi e alcuni ultraquarantenni. Provengono da tutte le province del Litorale Adriatico, con una prevalenza di soggetti sloveni e croati. I capoluoghi di provincia e i maggiori centri della regione vengono dotati di centri di mobilitazione e direzionali che occupano caserme requisite, edifici pubblici e locali destinati ai consigli di leva tedeschi. A Trieste, a tale scopo, sono adibite le caserme dei rioni di S.Giovanni e di Roiano, e viene installato un comando tecnico nella frazione di Barcola, a Proseccco in campo viene allestito con una ventina di baracche poco distanti dall’abitato; a Monfalcone il campo della Todt viene dislocato nel cortile della palestra Solvay in via Colombo, poi esteso lungo il lato dell'attigua via Timavo e a Grado dove nell’OT-Baileitung si riscontrano massicce defezioni. A Pola viene requisita la caserma "Mocenigo". Qui vengono fatti confluire i primi selezionati, controllati da una discreta vigilanza che è subito rafforzata da elementi dell'OT-Schutzkommando costituito da volontari e da reclutati tra i coscritti. Vengono allestiti anche degli OT-Lazzaret, a Roiano e nei locali dell'Ospizio marino di Valle d'Oltra, sulla strada litoranea tra Muggia e Capodistria.
La questione igienico alimentare Un argomento che tiene banco è la scarsità di cibo, l'assenza di generi di conforto, l'insufficienza del rancio, la mancanza di abbigliamento e calzature. Il problema della fame sembra veramente sovrastare ogni altra sofferenza, tanto da spingere un gruppo, alloggiato a Ruccavazzo (Fiume), a organizzare una protesta sonora, con cucchiaio e gavetta; protesta subito stroncata con i consueti metodi'. Perfino l'igiene personale passa in secondo piano, perché l' acqua non è sempre disponibile ed abbondante, e quando c'è viene venduta dalla gente del luogo, come a Piedimonte, a sessanta lire al litro. I servizi di sussistenza forniti dalla CRI ed ECA (Ente Comunale di Assistenza) non sono sufficienti ad arginale la penosa situazione in cui versavano i lavoratori coatti. Il freddo e la sporcizia provocano i problemi maggiori; chi contrae la scabbia viene subito congedato chi invece si ammala per gli sbalzi di temperatura e l’abbigliamenti inadatto, deve comunque effettuare lavori più leggeri perché il coatto non può restare inattivo. Il danaro, in una realtà economica rarefatta, serve per acquistare generi alimentari al mercato nero. Il denaro delle paghe mensili ricevute era insufficiente per acquistare generi stante i prezzi proibitivi e spesso con la corrispondenza, le famiglie che potevano permetterselo, inviavano denaro. I momenti liberi vengono spesi per trovare cibo in quanto il piccolo salario si trasforma subito in pochi alimenti, la libertà di movimento è condizionata alla dislocazione del cantiere, dal comportamento dei sorveglianti e dalle condizioni atmosferiche – quando piove non si lavora, se non per punizione.
Le forme di comunicazioni con le famiglie Per facilitare la comunicazione con le famiglie, vengono distribuite, in qualche campo, delle cartoline postali con l'indirizzo prestampato della Prefettura di Trieste, che fungeva da fermo-posta; in altri casi vengono utilizzate semplici cartoline illustrate, reperite sul posto oppure distribuite dai propagandisti, ma non sono rare le lettere in busta chiusa. Per l'inoltro di una comunicazione a un lavoratore era sufficiente indicare il suo nominativo, il Lager in cui era alloggiato e la squadra da cui dipendeva. Solo in un caso su una cartolina è indicato il Feldpost 01741, adottato dall'Oberabschnitt "Wirth-West ". La censura militare e di polizia interviene sporadicamente su questa corrispondenza, anche se talvolta i coatti comunicano qualche notizia che può essere interpretata in chiave bellica. Un intervento deciso è invece rivolto alle cartoline che riproducevano delle fotografie panoramiche della zona: sono subito bloccate nel timore che esse lascino trapelare delle indicazioni criptate sulla dislocazione delle opere difensive. Spesso la zona è sprovvista di francobolli, così la corrispondenza viaggia con una indicazione giustificativa curata dal mittente ma solo in alcuni campi si può scrivere sapendo di poter spedire. La corrispondenza in arrivo viene regolarmente tassata in tariffa semplice. Non inusuale l’affidamento della corrispondenza brevi-manu a personale dell’ECA o CRI per il recapito a mano o impostazione nelle cassette postali solitamente di Trieste.
La situazione nei vari campi-cantieri in Istria I cantieri allestiti nel cuore dell'Istria facevano parte dell'Oberabschnitt Wirth (Christian Wirth era stato il comandante del famigerato Einheit "R" Trieste che "gestiva" la Risiera di San Sabba e il settore difensivo alle spalle di Fiume portava il nome del locale Deutscher Berater Karl Pachneck. Rapidamente i cantieri si mettono all'opera, sempre distinti da quelli della Todt e di-pendenti dagli uffici tecnici del Supremo commissario; accanto ai principali settori di-fensivi, ne sorgono altri, più brevi e articolati intorno a piccole località e importanti infrastrutture. L'Oberabschnitt Koralle a Conconello (Trieste), il Seestern II tra Cervignano e Palmanova, l'Eiche a Postumia, l'Enzian a Osoppo, il Baron a Ugovizza, il Laibach nella piana a sud-ovest di Lubiana. Di altrettanti si sono conservati i nomi in codice ma i documenti non permettono una identificazione certa delle località: Western II, Molch, Allers (dedicato al successore di Christian Wirth), Pilz (probabilmente a Pola perché tale era il cognome del locale Deutscher Berater), Gluck, Osten, Glasow, Fail. A loro volta i settori superiori erano divisi in Abschnitte, creati col preciso intento di meglio gestire il carico di lavoro. Più complessa è la struttura dell'Oberabschnitt Wirth che attraversa tutta l'Istria settentrionale nella vallata della Ciceria, a sud-ovest della rotabile Trieste- Castelnuovo -Fiume. Questo Oberabschnitt - la cui vigilanza dipendeva dal Sicherungkommandant der Karststrasse, l'Obersturmbannfueher SS u. Ober stleutnant der Schutzpolizei, August Dieter Allers, pure responsabile dell'Einheit "R" Trieste - si divideva in due settori: West e Ost; quest'ultimo era ulteriormente ripartito negli Abschnitte A e B. La divisione e l'ar-ticolazione interna dipendono dalla posizione dei cantieri e dallo sviluppo orografico del territorio; l'Abschnitt West "Wirth-West", diretto da Kreichbaumer (posta da campo numero: 01741) controlla i campi - Lager secondo la documentazione tedesca - e i relativi cantieri di Villa Decani, Antignano, Sassetto, Prapozze, San Sergio, Piedimonte del Taiano, Gelovizza, Vodizze, Mune grande e Mune piccola. Nell'Abschnitt Ost "Wirth-Ost" sorgono lo Straflager Emma a Seiane, il DZ Lager Paula a Suonecchia, il Lager Frida II a Mattuglie, il Lager Berta a Ruccavazzo e il Lager Brunilde a Volosca. Qui la dislocazione dei cantieri risulta rispondente agli interessi tedeschi di mantenere uno stretto controllo su tutto il personale coatto e un adeguato alone di riservatezza sulle opere in costruzione. Piedimonte del Taiano (Podgorje) Circa millecinquecento persone si avvicendano in questo campo di lavoro, dando vita ad almeno 17 squadre costituite da cinquanta-cento lavoratori, impiegate sulle alture circostanti oppure lungo la linea ferroviaria Trieste-Polta, che viene raggiunta attraverso uno stretto sentiero che parte dalla vicina stazione di Sasseto. L'alloggio, assolutamente precario per tutti, viene ricavato in alcune stalle, nei fienili all'interno del paese e in qualche baracca costruita con materiali di fortuna. I lavoratori sono subito privati delle carte d'identità e poi assegnati alle squadre e agli alloggi. I cantieri distano dal paese circa sette-otto chilometri e il trasferimento avviene sempre sotto scorta armata. Il campo è presidiato da una quarantina di militari tedeschi, mentre nella vicina stazione ferroviaria un nucleo della Brigata nera tiene lontani gli estranei, compresi i familiari di alcuni coatti che avevano cercato di raggiungere il campo per consegnare cibo ed abiti idonei. La Croce Rossa, le Cooperative operaie, l'Opera pontificia e il Lloyd Triestino garantiscono la distribuzione di pacchi-viveri. Anche la scarsa corrispondenza funziona in modo alterno, attraverso gli addetti alla distribuzione dei pacchi e un servizio Feldpost organizzato dalla Prefettura con cartoline stampate appositamente. Prapozze (Praproce) Un cantiere, di almeno trecento lavoratori, viene aperto nei dintorni di Prapozze, costituito da un consistente nucleo di dipendenti delle Assicurazioni Generali e più tardi da un gruppo di donne slovene, anche giovani, utilizzate in lavori campali. Anche qui gli alloggi sono ricavati nelle stalle del paese semidiroccato e nell'edificio scolastico. La distribuzione dei pacchi viveri è assicurata ai soli dipendenti delle aziende che garantiscono questo servizio, mentre per tutti gli altri rimane l'immancabile vitto della cucina da campo. Villa Decani (Decani) Altri cento lavoratori, provenienti dal centro dell'Istria, sono alloggiati in baracche e case private a Villa Decani, in un campo allestito solo nel tardo autunno '44, e vengono impiegati in un grappolo di cantieri tra Capodistria ed Elleri. La vigilanza sulla zona è garantita da anziani militari austriaci e da un presidio di SS ma diversi giovani riescono a eluderla, disertando oppure passando alle formazioni partigiane. Alcuni lavoratori vengono successivamente selezionati e inquadrati nelle formazioni ausiliarie della Lutfwaffe, di stanza a Gradisca. Antignano-S. Sergio (Tinjail-Crni Kal) Un altro grappolo di cantieri si trova tra queste due località. Ad Antignano operano tra i cento ed i trecento uomini, divisi in squadre di venti unità, ciascuna vigilata da due militari tedeschi e da qualche SS. Non tutti i coatti sono stati precettati con i consueti sistemi di chiamata: una buona parte risulta rastrellata nei paesi vicini e non godranno dei meccanismi di avvicendamento adottati in altri campi. Piccolo campo pure a San Sergio e vita ancora più dura. Un centinaio di coatti, alloggiato in almeno tre baracche e in qualche abitazione privata, deve fare i conti con la severità dei vigilanti e con un lavoro quotidiano sempre esposto al pericolo di restare travolto dal pietrame mosso dalle cariche esplosive, fatte brillare senza troppa cautela. Sasseto (Zazid) Un altro campo è costituito nella località Sasseto, raggiunta giornalmente anche da squadre provenienti da Prapozze. Qui sono sistemati un gruppo di vigili del Servizio presidio Gallerie dell'U.N.P.A. di Trieste ed alcuni elementi di una compagnia della Guardia civica inviata al lavoro di fortificazione a Gelovizza. La condizione dei vigili dell'U.N.P.A. viene aggravata dalla perdita al diritto agli assegni familiari, corrisposti regolarmente prima della nuova destinazione' ". Gelovizza (Jelovice) Ben più complessa è la situazione che si manifesta in questa località, dove lavorano più di trecento coatti divisi in una ventina di squadre, tutte strettamente vigilate. L'arrivo dei coatti nel paesino avviene in piena notte, sotto la pioggia, direttamente a piedi dalla stazione ferroviaria di Piedimonte. Sono circa trecentosessanta, i fienili destinati ad ospitarli non sono ancora pronti, e così vengono pressati nella piccola chiesa, dove non tutti trovano uno spazio per distendersi o solo per sedersi. All'alba vengono subito formate le squadre che raggiungono immediatamente i cantieri. Qualche tempo più tardi vengono costruite delle baracche in legno fresco e al centro dell'accampamento è collocata una cucina campale. Alla confezione del pasto sono adibite delle donne mobilitate nell'Istria centrale e sottoposte allo stesso regime di disciplina degli uomini. I nuovi edifici sono insufficienti ad ospitare tutti i lavoratori che continuano ad occupare la chiesa, i fienili e le stalle". Le condizioni generali di vita dipendono dall'umore del citato comandante del campo che è sospettato di incettare i pacchi-viveri. I pacchi distribuiti presentano sempre gravi manomissioni; qualche madre raggiunge Gelovizza per consegnare al figlio cibo ed indumenti, ma viene allontanata dalla zona senza poterlo incontrare. Vodizze (Vodice) Quando i precettati, circa mezzo migliaio, giungono a Vodizze il 17 settembre, dopo sette ore di viaggio ferroviario, trovano il villaggio ancora in fiamme per l'incendio provocato dal rastrellamento tedesco. Altrettanti, da lì a poco, giungono da Trieste, a bordo di autocarri militari e da Piedimonte del Tajano. Come negli altri Lager devono arrangiarsi a trovare un riparo nelle stalle, nei fienili e nella chiesa. Il cibo scarseggia presto. Solo più tardi viene installata una cucina campale. La scarsità di cibo, la notevole limitazione al movimento e soprattutto il mancato avvicendamento provocano uno stato di profonda depressione. Grazie alla disponibilità dei conducenti della Croce Rossa che con gli automezzi dell'E.c.a. e dell'A.c.e.g.a.t.. distribuivano pacchi, viene garantito un servizio postale che usufruisce di un numero tedesco di Feldpost (01471); i familiari possono scrivere e consegnare, presso un recapito triestino in via Rismondo 6, pacchi-viveri privati. Mune Grande e Mune Piccola (Vele Mune-Male Mune) Le località di Mune Grande e di Mune Piccola ospitano i cantieri di lavoro, impegnati a costruire opere di sbarramento e postazioni per armi leggere. Vi lavorano circa un migliaio di uomini, alloggiati nella chiesa diroccata, in fienili e in baracche di forma circolare prefabbricate in legno e con una stufa al centro, capaci di ospitare ventidue persone, che potevano dormire in altrettanti spazi disposti a raggiera. L'area è isolata, ben vigilata e porta i segni inequivocabili dei rastrellamenti. Nel gennaio '45 l'isolamento viene aggravato dalle continue e forti nevicate che interrompono l'unica strada per Vodizze, tenuta aperta dagli stessi coatti. Col tempo il gruppo di lavoratori si assottiglia, indebolito dalle deportazioni in Germania e dalle sempre più frequenti fughe; comunque i lavori proseguono stancamente fino alla fine dell'aprile '45, quando nel campo rimangono soltanto novanta uomini.
Mattuglie-Lager Frida II (Matulji) Un contingente di trecento lavoratori viene quotidianamente smistato da questa località alla volta di piccoli cantieri attigui e in quelli nella zona dipendente dal campo di Ruccavazzo. Ci sono i mobilitati dei Magazzini Generali, della Fabbrica Macchine S. Andrea, studenti universitari, insegnanti e studiosi di una certa fama. Anche qui i lavoratori sono alloggiati in baracche con pagliericci a terra e nella casa colonica di una famiglia del posto. La vigilanza è garantita da una ventina di militari tedeschi, e nel complesso non risulta particolarmente attenta. Anche a Mattuglie giungono gli aiuti della Croce Rossa, distribuiti con più ordine rispetto gli altri campi ed anche l'accesso ai pasti è regolato da una speciale carta annonaria che garantiva ben tre pasti giornalieri. I lavori sono quelli consueti, compresa la riparazione stradale e ben presto si registrano i primi trasferimenti nei cantieri dipendenti dai campi di Seiane e Ruccavazzo dove, evidentemente, l'urgenza e la mole delle opere necessitano di nuova manodopera. L'inoltro e la distribuzione della corrispondenza era regolato da un fermo-posta attivo per il Lager Frida II di Mattuglie e per i Lager Paula D.Z. e Lager Berta, rispettivamente a Suonecchia e Ruccavazzo. Ruccavazzo-Lager Berta (Rukavac) Il consistente gruppo di lavoratori partito il 17 settembre da Trieste, con destinazione Ruccavazzo, viene fatto scendere nella stazioncina di Giordani e da qui, a piedi, a Mucici, dove era stato allestito un campo di smistamento, il Lager Peter, presso un recente edificio scolastico trasformato in caserma. Alle sue spalle, in una lunga e profonda dolina erano state costruite due baracche per ospitare i lavoratori in transito. La vigilanza è stretta - poco lontano è di stanza un reparto delle Brigate nere che ha il compito di tenere lontani i partigiani e di dissuadere da qualsiasi tentativo di fuga. Dopo un paio di giorni i coatti vengono smistati in dodici truppen guidati da uno Zugfuhrer austriaco o tedesco che sceglie un interprete tra quelli, pochi, che sanno parlare e comprendono bene il tedesco, e li conduce a Ruccavazzo. Il fatto che ben po¬chi conoscano la loro lingua stupisce decisamente qualche comandante appena arri-vato, convinto di aver a che fare con una realtà profondamente tedeschizzata dopo cinque secoli di signoria absburgical". Il trasferimento al campo di Ruccavazzo avviene sotto una pioggia torrenziale, i gruppi avanzano speditamente, preceduti dalle pattuglie delle Brigate nere che battono il terreno in avanscoperta, protetti sui fianchi dai tedeschi. All'arrivo un migliaio di uomini viene sistemato nella parte alta del paese, nella zona meglio difendibile, tutta circondata dal reticolato, dove sono disponibili la chiesa e la canonica, gravemente danneggiate da un bombardamento, e l'edificio scolastico che offre un riparo migliore. Anche qui la compagnia è molto eterogenea, ci sono operai della Fabbrica Macchine, impiegati di credito, una quarantina di postelegrafonici, cosacchi con le loro famiglie e partigiani arrestati di recente. La vita trascorre magra, con un rancio serale garantito dalla speciale carta annonaria, e con qualche pacco-viveri fatto pervenire dalle ditte ed aziende di appartenenza e distribuito dalla Croce Rossa. Volosca-lager Brunilde (Volosko) Qui era allestito un campo per 450 lavoratori, 300 dei quali mobilitati tra i dipendenti dell'A.c.e.g.a.t. di Trieste. Le condizioni generali sono infelici anche se non toccano quelle dei campi della Ciceria e provocano una petizione al Capo della provincia di Trieste, sottoscritta da ben duecento coatti''"'. Si lamentano del vitto e dell'abbigliamento inadeguato, protestano per il mancato avvicendamento addossandone la responsabilità all'amministrazione comunale che ha notificato alle autorità tedesche l'impossibilità di assegnare nuovi elementi al servizio del lavoro. Diversi mobilitati, assunti temporaneamente dall'azienda, temono di perdere l'eroga¬zione intera del salario, in seguito all'interpretazione elastica dell'Ordinanza, e il soldo di 50 lire giornaliere, corrisposto dai tedeschi, copre a mala pena il bisogno di acquistare generi alimentari integrativi all'insufficiente rancio. Due campi speciali: D.Z. Lager Paula di Suonecchia (Zvonece) e lo Straflager Emma di Seiane (Zejane) Il D.Z. Lager Paula-Streifen IM2 di Sounecchia presenta subito le caratteristiche del campo di detenzione più che quelle di un accampamento per lavoratori. Tutta la zona comprendente baracche, stalle, tende, è vigilata dalla la compagnia del Polizei Freiwilliger Bataillon "Fiume”. Nel campo ci sono non meno di cinquecento coatti, in gran parte di età superiore ai 40 anni mentre i giovanissimi sono poche decine, e vengono vigilati durante i lavori diurni da riservisti tedeschi, da un paio di Politischerleiter e da qualche tecnico della Todt. Divisi in piccoli gruppi, i lavoratori vengono condotti a scavare nei dintorni e fino al bosco di Castua. La composizione del contingente di Sounecchia è meno eterogenea che negli altri campi. Ci sono gli impiegati e i funzionari della Procura generale di Stato di Trieste, precettati col bando di settembre, una trentina di Guardie civiche e perfino un gruppo di prostitute, rimaste però isolate, provenienti da Fiume. Il Lager Paula di Suonecchia certamente dipendeva dall'Oberabschnitt Wirth-Oste più in generale dal Deutscher Berater di Fiume Karl Pachneck, in quanto gli ordini di esonero venivano emessi dal quel ufficio provinciale di collocamento. Le condizioni generali sono assai precarie; il campo è stato aperto il 30 settembre e i lavoratori sono ancora sistemati in condizioni di fortuna: trenta persone trovano riparo nell'unica stanza abitabile di una piccola casa, con un giaciglio sistemato con un po' di paglia avvolta in un telo mimetico, senza riscaldamento, illuminazione, servizi igienici. La giornata lavorativa inizia alle 7.30, due ore dopo la sveglia, e dieci ore più tardi tutti devono essere rientrati negli alloggi. In condizioni ancora peggiori si trova lo Straflager Enuncidi Seiane. Un vero e proprio campo di punizione concepito per concentrare e vigilare strettamente quei soggetti che si erano dimostrati ostili, riottosi, propensi alla disubbidienza, renitenti ai precedenti bandi di chiamata e sospetti di collusione col movimento partigiano. Tra i lavoratori della Ciceria si diffonde subito il timore di finire nel campo di Seiane, visto come l'anticamera della deportazione in Germania. Nel piccolo paese, devastato e completamente abbandonato, giungono anche lavoratori croati e dalmati e perfino delle giovani donne fiumane impiegate nella cucina. Sono tutti trasferiti a piedi, scortati, sotto la pioggia battente e minacciati dal passaggio di caccia anglo-americani che obbligano le colonne a ripararsi nel bosco; venticinque chilometri di strada sono coperti in 12-15 ore di faticosa e angosciante marcia. Tutta l'area è recintata, presidiata da torrette armate e vigilata da militari tedeschi, da qualche elemento del partito nazista e dai giovani della 2 compagnia del Polizei Freiwelliger Bataillon "Fiume”. Qualche pacco-viveri giunge attraverso la Croce Rossa e le Cooperative operaie; altri rifornimenti sono garantiti da qualche donna che si avventura verso il campo nella speranza di incontrare i familiari e di consegnare cibo e vestiario, ma viene trattenuta per qualche giorno.
Fine
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