Questo passaporto racconta una storia in qualche modo parallela a quella raccontata dal n.1: qui si parte dall'Europa centrale per approdare in America del Sud e, visto che il passaporto è di una donna e dei suoi figli, forse è la lunga strada di una moglie che cerca di raggiungere suo marito "agricoltore" già arrivato oltreoceano.
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La Repubblica Slovacca era nata dopo l'invasione tedesca della Cecoslovacchia, insieme al cosiddetto Protettorato di Boemia e Moravia, ma di fatto un satellite tedesco:
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il passaporto è solo in slovacco e tedesco, abbandonando il testo nella lingua diplomatica d'eccellenza del tempo, cioè il francese.
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Al momento dell'emissione, il 9 novembre 1944, sul passaporto è anche annotato il primogenito di Hedvige Hoffmann (così interpreto la firma della titolare) Peter, nato nel 1943. Più tardi verrà aggiunto anche il secondogenito Alexander Karl, nato il 13 marzo 1946, a cura di un "ZIVIL.....AMT" presumibilmente svizzero, di cui si vede l'incompleto bollo violetto.
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. Il 21 dicembre del 1944 l'inviato tedesco a Bratislava (Preßburg per i tedeschi) concede alla Hoffmann un visto d'ingresso in Germania, valido per una sola volta e per il valico di confine indicato (ma per me indecifrabile: Eugenau?? Nesty??) e da usare entro il 2 febbraio 1945. Non sappiamo quando il confine sia poi stato passato.
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In ogni caso, il 27 aprile 1945, quando ormai il Reich sta per subire il crollo finale, viene annotato sul passaporto un permesso di residenza, valido due anni, a Braunau am Inn, città austriaca e quindi parte del Reich a seguito dell' Anschluss del marzo 1938.
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Il 15 gennaio 1946 la Hoffmann è a Bregenz, città austriaca al confine con la Svizzera e all'epoca in zona d'occupazione francese, e riesce ad ottenere un visto di uscita da usare entro il 30 giugno e solo attraverso il valico di St. Margrethen.
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Ma il visto d'uscita non basta: serve anche il visto svizzero per poterci entrare: lo ottiene al consolato svizzero di Bregenz il 25 gennaio e il 28 entra in Svizzera dal valico stradale di St. Margrethen. La sua destinazione sembra però essere Engelberg, nei pressi di Lucerna, dove viene registrata al posto di polizia il 30 gennaio. E a questo proposito penso che sia anche la località dove il secondogenito è stato aggiunto al passaporto: nella parte inferiore dell'incompleto timbro viola di pag. 2 le due lettere che si leggono in basso sono E.....G. E il 3 ottobre, l'ufficio stranieri del Cantone di Obwalden a Sarnen le estende il permesso di soggiorno fino al 31 ottobre.
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E giusto un giorno prima della scadenza del permesso di soggiorno, il consolato italiano di Zurigo le rilascia un visto di transito per l'Italia: sovrapposto al visto, il bollo di entrata in Italia dal valico di Chiasso Ferrovia del 5 novembre.
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E a Roma viene prontamente ottenuto il visto per il Paraguay, datato 30 ottobre, quindi in data anteriore all'ingresso in Italia, che è verosimilmente la data in cui il visto è stato comunicato per telegramma dal Paraguay.
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Ma la permanenza in Italia sarà ancora lunga: solo il 25 agosto 1947 a Genova, presumibilmente alla vigilia dell'imbarco, la Hoffmann riceve un visto dell'Argentina per il solo transito con destinazione Paraguay e dietro pagamento di una cauzione di 16828 lire. Del passaggio dall'Argentina e dell'ingresso in Paraguay non ci sono tracce sul passaporto.
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Della lunga permanenza in Italia restano delle tracce in ultima pagina: insieme a due annotazioni di rilascio di carta annonaria, ci sono tre timbri per "Rilasciato Mod. M.I.P. Nr....." per tre periodi di un mese ma distanti tra essi: qualcuno sa cosa fossero questi Mod. M.I.P.?
Infine una divagazione sulle annotazioni che compaiono sulla copertina: l'ultima riga dice Lire 10.605 = pesos 192,50, mentre la riscossione del consolato argentino per 192,50 pesos è stata di ben 16.828 lire: una differenza enorme per essere effetto dell'inflazione e che fa pensar male sui "metodi di calcolo" del cambio.
Michele