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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 31/12/2018, 14:47 
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La situazione dei viveri nell'Ossola partigiana era disperata, al punto da razionare il pane e da richiedere la restituzione della farina "prelevata" dalle caserme abbandonate dalle truppe governative in fuga.


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 31/12/2018, 14:49 
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Per darti un contributo nella ricerca degli annulli ti posto questo retro di cartolina con l'annullo frazionario di formazza (vedi se è fattibile un confronto) - in merito a cuneo non saprei dove trovare un simile annullo…..
Tieni presente che quanto tu hai citato rispetto all'oggetto della mia collezione dell'ossola, trattasi di una cartolina di un ossolano che per il tramite di un corriere occasionale è riuscito a far impostare la cartolina ad Intra pur avendola compilata a Valdossola 3 giorni prima. Quella cartolina viene da un archivio che aveva la nipote e che mi ha confermato essere documento spedito dal nonno a suo padre. Mi ha confermato che la persona era un dipendente dello stabilimento di Montecatini ed insieme a quella cartolina mi ha fornito una cartolina simile dell'agosto del 44 partita da Villadossola. La cartolina quindi non è stata ricevuta dall'ufficio di Villadossola …. e la spedizione è stata fatta oltre linee - confine, forse, ed una mia supposizione, passando per la zona neutra di Trobaso (territorio in Verbania controllato dalla rsi). Omegna è al di sotto di Gravellona Toce a diversi chilometri dal confine della repubblica dell'ossola.
Ti allego anche parte di corrispondenza personale intrattenuta con un collezionista di Domodossola profondo conoscitore della storia ossolana e della posta di quella zona a supporto dei ragionamenti che si possono fare in questo ambito.
Un caro saluto.
Luigi
PS. in merito poi alla zona franca di omegna, oltre alla busta che ti dicevo essere stata acquistata circa 12-13 anni fa da pastormerlo (mi ricordo vagamente che la busta fosse di colore azzurro o simile e che il timbro in partenza potesse essere formazza - ma non ho riproduzioni e corrispondenza intrattenuta con lui in quanto ho cambiato diversi computer e le email sono rimaste in quei dischi fissi, e non ho fatto stampe cartacee-), mi ricordo che alcuni anni fa l'ing. carlo vicario in catalogo aveva una busta simile alla tua (sempreché non sia quella) che vendeva ad euro 300-350 e che volevo visionare al convegno di Verona di quell'anno … ma che fu venduta e ritirata dal compratore prima che la potessi vedere… Inoltre ti posto il timbro della stazione di omegna, penso simile, che trovi sulla tua busta …. di cui sono venuto in possesso, ma questa è un'altra storia…. (questa si che sarebbe molto interessante approfondire…).


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 31/12/2018, 14:52 
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Grande Luigi, un po' alla volta riusciremo a fare dei passi avanti e a saperne di più!

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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 31/12/2018, 15:01 
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Guardando le scritte e le cifre del timbro di Formazza della tua cartolina, in particolare anche le deformazioni delle lunette del timbro sia della mia busta che della tua cartolina, mi sembrerebbe proprio lo stesso timbro, che ne pensi?


Allego due immagini un po' ripulite ma rispettose delle tracce del timbro (c'è un errore di planarità nell'immagine della busta, per cui il cerchio del timbro è ovale per deformazione ottica).


A - busta Zona Franca di Omegna

B - cartolina


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 31/12/2018, 16:09 
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Da un punto di vista storico-postale, Luigi, è interessante notare anche che l'ufficio postale di Formazza utilizzava i bolli "TS" e "P PAGATO" per riscuotere l'affrancatura in assenza di francobolli.

Il timbro "TS" non può essere una mera indicazione di tassazione da riscuotere a destinazione, perché a destino non ci fu alcuna tassazione (mancano annulli e segnatasse), quanto invece una riscossione in contanti.
Sui libri del Piga l'ufficio di Formazza non è indicato come utilizzante i timbri di riscossione in contanti e anche questo è un elemento che depone a favore dell'originalità della busta, che proprio la tua cartolina fornisce in quanto simile per modalità di esazione della tariffa postale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 31/12/2018, 16:23 
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Veniamo al timbro della stazione di Omegna: anche in questo caso mi sembra che ci possa essere identità fra le due impronte, che ne pensi?

A - busta Zona Franca di Omegna

B - dorso della cartelletta CGIL


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Ultima modifica di Ricercatore il 31/12/2018, 16:29, modificato 1 volta in totale.
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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 31/12/2018, 16:27 
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Iscritto il: 12/09/2012, 18:39
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Mi piacerebbe sentire il parere di altri amici collezionisti, probabilmente ora giustamente affaccendati a preparare il cenone: Buon Anno a tutti.

Riassumendo i punti più importanti e, sulla base di questi formulando un'ipotesi, credo si possa dire:

- il timbro postale di Formazza, con data 26 settembre 1944, coincide con quello presente sulla cartolina di confronto;

- la riscossione in contanti dell'affrancatura perché l'ufficio era sprovvisto di francobolli, evidenziata con l'apposizione di timbri sostitutivi ("Poste TS" e "P. PAGATO") presso il medesimo ufficio di Formazza, non costituisce una anomalia dal punto di vista storico postale, perché presente anche sulla cartolina del confronto con data 6 giugno 1944;

- le date di inoltro e di recapito rientrano nel periodo storico di esistenza della zona libera dell'Ossola (dal 10 settembre al 23 ottobre 1944), di cui Formazza era il comune più settentrionale al confine con la Svizzera;

- la ferrovia da Formazza a Domodossola, di proprietà svizzera e con personale viaggiante di nazionalità svizzera, non è mai stata interrotta e sono documentati storicamente invii di prigionieri tedeschi in Svizzera per mezzo ferroviario dalla zona dell'Ossola;

- una volta assolta l'affrancatura, pagando in contanti presso l'ufficio postale di Formazza, la lettera poteva essere riconsegnata al mittente e da questo affidata per il viaggio al personale svizzero della ferrovia, così come avveniva per il "corso particolare", per giungere fino a Domodossola, dove poteva, senza transitare per l'ufficio postale, essere consegnata al personale viaggiante italiano che da Domodossola poteva raggiungere Omegna;

- per documentazione di prima mano della stessa Giunta dell'Ossola, due treni speciali per evacuare la zona da parte di chi voleva tornare in RSI furono predisposti almeno venerdì 22 settembre 1944 con partenza da Domodossola, informandoci così che le linee ferroviarie verso la RSI non erano state interrotte (ponti demoliti o binari fatti saltare);

- il timbro della Stazione ferroviaria di Omegna presente sulla busta è identico a quello presente sulla costola della cartella mostrataci da Luigi per confronto, per cui è sostenibile l'ipotesi che la busta sia stata consegnata al personale di stazione di Omegna per essere successivamente inoltrata, a questo punto si può pensare sempre per linea ferroviaria, a Cuneo, dove venne consegnata all'ufficio postale che appose il timbro di transito al verso con data 29 settembre 1944.

Grazie al materiale di confronto fornito da Luigi, che ringrazio, un po' di dubbi per me si sono chiariti.

Ciao ;)

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Ultima modifica di Ricercatore il 01/01/2019, 11:25, modificato 2 volte in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 01/01/2019, 10:50 
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Tieni però conto del fatto che il timbro apposto sulla cartella, semprechè sia originale, mi sembra apposto piu recentemente di quello che dovrebbe essere stato posto sulla tua busta, in quanto mi pare essere applicato su di una etichetta adesiva iunaena etichetta adesiva...


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 01/01/2019, 11:16 
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Iscritto il: 12/09/2012, 18:39
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Ciao Luigi,
mentre postavi il tuo intervento stavo arricchendo con alcune considerazioni e ipotesi la mia sintesi, ci siamo accavallati.

Io posso utilizzare un timbro ottocentesco e apporlo oggi su un foglio di carta, ma il timbro metallico, se originale, resta originale e le impronte lasciate sono confrontabili per stabilire se lasciate dal medesimo timbro.
Non sto confrontando, per ora, le tempistiche di apposizione del timbro, ma solo l'impronta lasciata dal timbro metallico.
Secondo te è lo stesso timbro o no, tenendo in debita considerazione la differenza dei supporti e di inchiostrazione?
Dall'analisi delle immagini che ho pubblicato mi sembrerebbero coincidenti.
Non mi riferisco solo alle scritte, ma soprattutto alle deformazioni del bordo, di origine accidentale e che, se coincidenti, depongono per la medesima matrice di apposizione.
Guarda il profilo con le ammaccature sulla sinistra dell'ovale: quelle presenti in entrambe le impronte sono coincidenti, mentre il timbro B presenta una deformazione nella parte alta a sinistra che non è presente nel timbro A, segno che l'impronta B è stata apposta DOPO quella A, quando il timbro metallico aveva subito una nuova caduta con deformazione anche di quel tratto superiore di profilo elissoidale.
Questo conferma quanto giustamente hai condiviso: l'impronta B è stata apposta cronologicamente dopo la A, ma dallo stesso timbro metallico.

Tutto questo, però, ci porta a una logica conclusione - che è quella che ci interessa - e cioè che il timbro della stazione è stato apposto sulla busta PRIMA che sulla etichetta adesiva, visto che NON presenta le deformazioni invece poi presenti sulla cartella.

Ciò non significa necessariamente che la busta sia originale, ma di sicuro il timbro della stazione depone a favore della sua originalità e non contro. 8-)


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 02/01/2019, 2:54 
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Attendiamo l'eventuale contributo di altri …. ulteriori informazioni non ne posseggo.
Un caro saluto
Luigi


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 02/01/2019, 16:31 
Ecco la tessera di riconoscimento rilasciata dalla Giunta Provvisoria di Governo dell'Ossola a mio padre:
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GPG001R.jpg
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Da notare che nell'intestazione non si fa riferimento al CLN.
E qui perdonatemi un lungo OT.
Non ho mai raccontato in pubblico la storia di mio padre ed ora, prima che anch'io non possa più raccontarla, ho deciso di esternare le poche notizie che faticosamente ero riuscito a strappargli: su queste vicende fu sempre molto riservato, tanto che questa tessera l'ho vista per la prima volta quasi quindici anni dopo che era mancato, quando aprii "il cassetto delle carte" dopo che era mancata anche mia madre. Era nato nel 1910, secondo di sette figli maschi di un falegname della provincia di Napoli. Dopo le elementari cominciò a frequentare una scuola tecnica, ma il padre (di cui porto il nome e dal quale ho ereditato un aspetto del carattere: in paese era noto come "Mast' Michele o 'ncazzus") lo mise a lavorare in bottega con lui, come aveva già fatto col primogenito, e dopo il secondo anno abbandonò gli studi. La sua abilità manuale era notevole e a 16 anni era già in grado di costruire interamente da solo un infisso modanato, con attrezzature solo manuali. Una volta che eravamo in via Chiaia a Napoli, mi disse: "vieni, ti porto a vedere una cosa"; da una strada laterale raggiungemmo una piazzetta dove c'era un palazzotto nobiliare e indicandomelo mi disse, con molto orgoglio: "Tutte le porte e finestre della casa del barone le ho fatte io quando non avevo ancora 17 anni". Il suo futuro a questo punto sarebbe stato segnato ma il mondo della provincia gli stava stretto, baroni che rifacevano casa non ne capitavano più quindi le entrate era magrissime, e nel 1931 partecipò ad un concorso per l'arruolamento in Polizia e fu ammesso. Fece il corso a Roma e durante il corso accadde un episodio che, sposato con il naturale scetticismo e disincanto napoletano, gli fece assumere un certo atteggiamento. Gli allievi venivano portati a fare il "pattuglione", ovvero i controlli notturni in una pattuglia rinforzata. In una di queste occasioni il capo pattuglia aveva ricevuto l'ordine dal commissario di portare in commissariato almeno 5 fermati, ma era inverno e in giro non c'era praticamente nessuno per cui quando stava per finire l'orario della pattuglia avevano un solo fermato, un ubriaco senza documenti, al che il capo pattuglia trovò la soluzione: portò gli uomini nei pressi di una grande panetteria, era l'ora in cui arrivavano i lavoranti per cui per strada passava sicuramente gente a cui chiedere i documenti, che solo qualcuno aveva con se (se pure li aveva!) e rimediarono così gli altri quattro poveri cristi per soddisfare l'ordine del commissario, infischiandosene del fatto che quei quattro quel giorno non avrebbero avuto la paga: quando mi raccontò questo episodio concluse dicendo: "quella notte capii che c'era qualcosa di sbagliato in quello che sembrava tutto perfetto". A fine corso, fu mandato alla polizia di frontiera al colle di Tenda, dove rimase meno di un anno, abbastanza comunque per imparare a parlare un po' di francese essenziale. Nel 1933 era a Domodossola, sempre nella polizia di frontiera e il suo servizio consisteva nel controllo dei passaporti a bordo dei treni sia della linea del Sempione che di quella per Locarno: il suo francese, benché minimo, lo faceva essere quasi sempre nel gruppo che faceva i controlli sull'Orient Express. Mentre era a Domodossola accadde un secondo episodio: un giorno il commissario convocò tutto il personale del commissariato e lesse loro una lettera a lui indirizzata e spedita dal federale di Novara, che lo esortava a far iscrivere al PNF tutto il personale. Finita la lettura disse: "Avete giurato fedeltà al re e a me questo basta. Chi vuole iscriversi al PNF lo faccia, ma non venga a dirmelo perché non mi interessa". E se l'episodio dei fornai gli aveva messo dei dubbi, l'atteggiamento di chi per lui rappresentava l'autorità statale gli diede la definiva risposta: il fascismo non era lo stato e nemmeno l'autorità, era solo il potere. Il terzo episodio accadde nel 1944: se avete avuto la pazienza di leggere le 29 pagine del pdf postato da Luigi (che ringrazio vivamente) sapete che man mano che i partigiani aumentavano il loro controllo sull'Ossola, aumentava il numero di treni da loro fermati con il prelievo dei militi di scorta per fare scambio di prigionieri (o rappresaglie). Nel 1944 i treni internazionali sulla linea del Sempione erano ormai pochissimi (se pure ce n'erano ancora) per cui il controllo passaporti occupava poco personale e il loro tempo venne riempito con la "repressione del mercato nero". Questa azione consisteva nel controllare i passeggeri dei treni, soprattutto della linea Domodossola-Novara, e il "mercato nero" da reprimere era costituito da donne delle "valli" che andavano nei paesi della "bassa" a barattare qualche forma di formaggio o panetto di burro con un sacchetto di riso, insomma un baratto per la sopravvivenza (chi faceva il vero mercato nero si muoveva con i camion pieni!). In uno di questi turni, nella pattuglia mio padre era l'unico della polizia e il resto erano della milizia: questi si misero nello scompartimento del capotreno a "decidere sul da farsi" e mandarono mio padre a fare i controlli. Era una corsa da Novara a Domodossola, i passeggeri pochissimi e in un vagone c'erano tre donne che se ne stavano a chiacchierare con i loro sacchetti di riso in bella vista sul sedile. Erano vestite in costume tradizionale (come si è usato nelle valli fino agli anni '60) quindi con ampie gonne fino alle caviglie e mio padre disse loro che era meglio se il riso lo mettevano sotto il sedile e allargavano bene le gonne per non farlo vedere, aggiungendo "che se lo vedono quelli della milizia come minimo ve lo sequestrano". Alla stazione di Piedimulera, che è allo sbocco della valle Anzasca, il treno fu circondato dai partigiani: un gruppo prelevò gli uomini della milizia che erano ancora tutti insieme, mentre un gruppo che perlustrava il resto del treno prese mio padre. A questo punto i partigiani lasciarono ripartire il treno, al che una delle donne del riso si affacciò al finestrino e si rivolse a quello che sembrava essere il capo del gruppo e, chiamandolo per nome, gli gridò "Lasal na cul lì che l'è brau" ovvero "Lascialo andare quello lì che è bravo". Al che il partigiano si rivolse a mio padre dicendogli, in dialetto "La Maria (la chiamo così ma so il suo vero nome, come quello del partigiano) dice che sei bravo e lei non dice bugie, perciò ti lascio andare", gli prese la pistola e la stilografica e se ne andò con i suoi uomini. Certamente il fatto che fosse "bravo" era diventato noto nell'ambiente e quando si instaurò la Giunta provvisoria a mio padre non fu chiesto se voleva lasciare il territorio liberato ma se voleva servire nel corpo di polizia: da qui la tessera di cui sopra. Alla rioccupazione dell'Ossola, mio padre cercò rifugio in Svizzera per sfuggire ad eventuali ritorsioni. Su questo fu sempre molto laconico, perché era certamente a disagio nel ripensare che aveva lasciato mia madre sola, senza risorse, con me di nemmeno due mesi: non ho mai saputo da quale valle aveva raggiunto il confine e so solo che fu internato a Sion e che lavorò all'aperto fino a quando i vagonetti della Decauville con cui gli internati del campo portavano la ghiaia per sistemare la sponda del Rodano non rimasero incollati ai binari per il gelo. A quel punto fu mandato a lavorare presso un falegname che, entusiasta della sua abilità, al momento del ritorno in Italia cercò invano di convincerlo a rimanere a lavorare con lui. Mi sono spesso proposto di andare a vedere l'Archivio Federale di Berna, dove c'è un cospicuo fondo sugli internati di entrambe le guerre, con la speranza di trovare sue tracce "ufficiali", ma Berna non è esattamente dietro l'angolo di casa, una ricerca del genere può richiedere settimane e il tutto è rimasto nella lunga lista delle "cose da fare".
Michele


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 02/01/2019, 18:06 
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Bella la storia di tuo padre, di un' Italia cosi' diversa. Mi sembra di capire che tuo padre sia sempre stato una persona schiva, di quelle che non amano abbellire le vicende della propria vita e che non vogliono vantarsi ma anzi spesso sottacciono i propri meriti!

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Riccardo Bodo


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 02/01/2019, 18:23 
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lupirani ha scritto:
Attendiamo l'eventuale contributo di altri …. ulteriori informazioni non ne posseggo.
Un caro saluto
Luigi

Le uniche informazioni che personalmente posso aggiungere e che sono d'accordo con Enrico sulla coincidenza dei due annulli guller frazionari di FORMAZZA ed anche il timbro della STAZIONE DI OMEGNA dai confronti eseguiti.Saluti Riccardo.


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 02/01/2019, 18:30 
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Ringrazio Michele per la bella storia personale legata a suo Padre e le vicissitudini che ha dovuto passare, aggiungendo al documento postato un notevole plusvalore.Saluti Riccardo.


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 02/01/2019, 19:26 
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Un grazie a Michele che ci ha ricordato in un modo così bello e per certi versi commovente (come sa esserlo un adulto che parla con grande rispetto del proprio padre) che dietro ad un documento che custodiamo nelle nostre collezioni c'è spesso, per non dire sempre, un storia degna di essere riconosciuta, perché comune a molti.
Chi fa storia postale non colleziona oggetti, ma storie.
Non dimentichiamolo mai, perchè è proprio questo che dà un senso al nostro collezionismo.

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Ultima modifica di Ricercatore il 02/01/2019, 19:32, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 02/01/2019, 19:29 
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lupirani ha scritto:
Attendiamo l'eventuale contributo di altri …. ulteriori informazioni non ne posseggo.
Un caro saluto
Luigi


Davvero grazie, Luigi, per il materiale di confronto che hai generosamente fornito e che ha contribuito non poco a chiarire alcuni dubbi.

Se devo essere onesto, mentre sul timbro postale avevo qualche speranza di trovare un confronto sul forum, mai e poi mai avrei pensato di avere persino materiale di confronto sul timbro della stazione di Omegna!
Ciao

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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
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Michele…. cosa posso dirti. Un solo grazie per averci fatto condividere un bel momento di profonda umanità … è sicuramente poco. Che tuo padre fosse uomo con solidi valori ed importanti principi e che te li abbia trasmessi è del tutto evidente. Che tu abbia sofferto e che soffri tutt'ora per la sua mancanza, come importante punto di riferimento, è ancora più chiaro. Sicuramente sei una "bella" persona grazie anche ai suoi insegnamenti….. Persone come quelle oggi difficilmente capirebbero il mondo attuale…. Mi hai fatto ricordare, quanto a suo tempo mio padre, mi raccontò di una vicenda che gli occorse in pieno periodo di guerra. Lui, con altri coetanei (avevano poco più di una decina di anni), entrarono in una palestra preparata per ricevere truppe, ove avevano portato via delle cose, il proprio padre (mio nonno paterno, che non ebbi mai la possibilità di conoscere in quanto morto alla fine degli anni 50), ex maresciallo di p.s. in pensione/congedo (era nato nel 1879 ed era stato un corazziere del re - monarca convinto), imparato dell'accaduto, lo prese per un orecchio e lo portò in caserma a raccontare e confessare il fatto… Questo gli costò non una semplice ramanzina, come potrebbe accadere adesso, ma un vero e proprio interrogatorio e non solo (mi disse che uscì da quella caserma con una faccia gonfia per quanti schiaffi prese…) in quanto pensavano che quell'azione fosse stata organizzata dai partigiani servendosi di loro…. Sono esperienze, queste che segnano… ma che dimostrano quanto erano importanti principi e valori, ma che costituiscono anche esempi…. Fatto questo revival… Michele, ti completo, per quanto ho, il pdf delle prime pagine del libro che avevo postato e che tu hai letto, oltre ad un "simpatico" ma emblematico documento di propaganda fascista sull'ossola, dopo la riconquista…
Infine, Michele….. buon e felice anno 2019 a te e a tutti i tuoi cari.
Luigi


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 03/01/2019, 0:18 
somalafis ha scritto:
Bella la storia di tuo padre, di un' Italia cosi' diversa. Mi sembra di capire che tuo padre sia sempre stato una persona schiva, di quelle che non amano abbellire le vicende della propria vita e che non vogliono vantarsi ma anzi spesso sottacciono i propri meriti!
Si Riccardo, un'Italia decisamente diversa. E hai centrato in pieno il carattere di mio padre: poche parole e mai spese per vanterie. Anche il mostrarmi il suo lavoro di tanti anni prima nella casa del barone napoletano non era per vantarsi ma per incitarmi a fare bene e a prendere sul serio il mio prossimo impegno: avevo appena fatto l'esame di licenza media e mi aspettava il grande salto del liceo.
E un sentito grazie a tutti per le belle parole con cui avete commentato quanto ho scritto.
Michele


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 03/01/2019, 21:18 
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Iscritto il: 12/04/2013, 20:48
Messaggi: 627
Carissimo Michele grazie per aver condiviso con noi questa tua storia personale, purtroppo oggi si è molto superficiali e si tende a dimenticare i sacrifici fatti dai nostri padri, mi ricordo quando da bambino stavo ad ascoltare estasiato le storie che mi raccontavano i miei nonni. Andrea


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 Oggetto del messaggio: Re: Posta partigiana
MessaggioInviato: 06/01/2019, 19:53 
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Ricercatore ha scritto:
Un grazie a Michele che ci ha ricordato in un modo così bello e per certi versi commovente (come sa esserlo un adulto che parla con grande rispetto del proprio padre) che dietro ad un documento che custodiamo nelle nostre collezioni c'è spesso, per non dire sempre, un storia degna di essere riconosciuta, perché comune a molti.
Chi fa storia postale non colleziona oggetti, ma storie.
Non dimentichiamolo mai, perchè è proprio questo che dà un senso al nostro collezionismo.


Concordo pienamente.
Grazie Michele per la bella storia che ci hai raccontato.


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