p.m.pistoia ha scritto:
campo internamento militare di Buren
Sono colpito.... In questo campo e' stato brevemente internato come militare mio padre. Non possiedo alcun documento relativo a questa sua breve permanenza perche' mio padre ''evase'' ben presto dal campo e rientro' in Italia per continuare a combattere contro i tedeschi. Mi permetto qui di raccontare brevissimamente la sua vicenda che puo' chiarire l'esistenza di campi di internamento di militari in Svizzera durante la seconda guerra mondiale.
Mio padre l'8 settembre 1943 era sottotenente di fanteria nella zona di Porto Valtravaglia, quindi vicino al confine svizzero: ma ne' il suo comandante (Ten Col Croce, poi insignito di medaglia d'oro) ne' lui pensarono di fuggire al di la' della linea confinaria. Ritenevano che il loro dovere fosse quello di resistere alle truppe tedesche che stavano assumendo il controllo del paese. Ne nacque un reparto di circa 150 uomini tra militari italiani decisi a combattere e qualche prigioniero alleato fuggito dai campi di prigionia e desideroso di riprendere le armi. I tedeschi in novembre decisero di spazzarlo via. Vennero inviate truppe consistenti, dotate di artiglieria e persino di qualche aereo. Il reparto (di cui fecero parte non solo mio padre ma anche mio zio allora diciottenne e chiamato alle armi pochi giorni prima dell'armistizio) si asserraglio' nella vecchia fortificazione di frontiera del Monte San Martino (Provincia di Varese). Dopo qualche giorno di scontri e di bombardamenti venne deciso di rompere di notte l'accerchiamento e di rifugiarsi in Svizzera, vista la grande disparita' di forze. Il reparto disarmo' i militari collaborazionisti presenti in una caserma sul confine e entro' in svizzera marciando, regolarmente inquadrato e con le armi (fatto che suscito' reazioni sorprese tra i militari svizzeri schierati al confine, abituati a veder affluire italiani sbandati e disarmati). I membri del gruppo furono ovviamente disarmati e distribuiti appunto in campi di internamento militare. Come ho gia' anticipato, mio padre e mio zio non si rassegnarono: falsificarono i documenti di viaggio e in pieno inverno raggiunsero il confine svizzero con la Valtellina e riuscirono a rientrare in Italia valicando un passo in alta quota, conosciuto dai contrabbandieri: si aggregarono ad una formazione partigiana e continuarono a combattere sino alla Liberazione; il col. Croce qualche giorno dopo varco' anch'egli il confine ma fu intercettato e perse la vita.