Andy e' troppo modesto: in realta' ha firmato l'articolo come coautore. Penso che non ci sia niente di male a diffondere almeno il testo che riepiloga, molto sommariamente, una vicenda malconosciuta:
CENTO ANNI FA LA VITTORIA… E ANCHE UN PEZZO DI CARINZIA PASSO’ ALL’ITALIA
Con la vittoria nella prima guerra mondiale il Regno d’Italia ‘’ereditò’’ dal defunto stato asburgico anche un po’ del mosaico linguistico che caratterizzava l’Impero d’Austria-Ungheria. Non solo divenne ‘’italiana’’ la comunità di lingua tedesca e ladina del Sud Tirolo – Alto Adige, non solo passarono all’Italia molti territori mistilingue (italiano, sloveno, croato) in Venezia Giulia, ma – con l’obiettivo di seguire con il confine lo spartiacque - finì annesso al Regno d’Italia anche un pezzetto di Carinzia. E’ la Val Canale, l’estremo lembo nordorientale della provincia di Udine che confina con l’Austria e la Slovenia odierne e che comprende centri come Tarvisio: una valle abitata all’epoca da meno di novemila persone, praticamente tutte di lingua tedesca o slovena (con il tedesco in forte predominanza culturale). Oggi il territorio vede invece una maggioranza di abitanti di lingua italiana o friulana: un cambiamento notevole che non fu ne’ scontato, ne’ indolore. ….(omissis)... L’impronta ‘’carinziana’’ nella Val Canale è naturalmente molto evidente negli edifici antichi come si vede nelle cartoline di ieri e di oggi. Dal punto di vista postale, sugli annulli dell’epoca austriaca i nomi dei centri abitati compaiono in tedesco; nelle parlate locali esisteva però una toponomastica alternativa anche in sloveno. Ma praticamente non c’erano abitanti di lingua italiana. Ecco i principali uffici postali asburgici della valle (cui abbiamo anche affiancato le denominazioni in sloveno e in italiano, ma, volendo, ci sarebbe anche una toponomastica in versione friulana): Malborgeth-Naborjet-Malborghetto Pontafel-Tablja-Pontebba Raibl-Rabelj-Cave del Predil Saifnitz-Zabnice-Camporosso Tarvis-Trbiz-Tarvisio Uggowitz-Ukve-Ugovizza Weissenfels-Bela Pec-Fusine in Val Romana C’erano poi alcune collettorie dotate di timbri lineari, qualcuno anche con la versione slovena: Leopoldskirche-Dipalja vas-San Leopoldo Lussnitz-Luzice-Bagni di Lusnizza Luschariberg-Sveti Visarji-Monte Lussari Kaltwasser -Mrzla Voda-Riofreddo La Val Canale con il trattato di Saint-Germain del 1919 fu attribuita direttamente al Regno d’Italia: non si svolse quindi nessun plebiscito, ma gli abitanti ebbero la possibilità di scegliere se acquisire la cittadinanza italiana o quella austriaca. Alcuni emigrarono in Austria e altri restarono conservando la cittadinanza austriaca; la maggioranza però accettò la cittadinanza italiana e così il territorio conservò una forte presenza ‘’allogena’’ (come si diceva un tempo): in un censimento del 1921 la maggioranza degli abitanti (71%) si dichiarò di lingua tedesca. Le intese stipulate alla fine della Grande Guerra sancivano il rispetto di usanze e tradizioni locali ma non fu proprio così e la popolazione locale cominciò a sentirsi ‘’straniera’’. Dal punto di vista postale, tuttavia, nei primi anni non sembrò cambiare molto: i francobolli erano quelli italiani ma gli annulli ’’austriaci’’ restarono ancora in uso per diverso tempo (spesso sino al 1923). Anche quando vennero introdotti annulli ‘’italiani’’, essi tennero conto della situazione linguistica e in genere affiancarono alla nuova dicitura in italiano anche quella antica in tedesco come a Tarvisio, a Cave del Predil, a Fusine in Val Romana, Camporosso e anche a Pontebba: quest’ultima località, situata sul vecchio confine italo-austriaco, era divisa dal confine stesso in un abitato italiano appunto denominato da sempre Pontebba e in un borgo ‘’austriaco’’ denominato in tedesco Pontafel per cui il timbro bilingue utilizzato nella parte ex austriaca, presenta la curiosa dicitura Pontefella-Pontafel; poi i due abitati vennero riunificati sotto il nome di Pontebba. L’arrivo al potere del fascismo diede un fortissimo impulso all’italianizzazione forzata. L’insegnamento in tedesco (che già era stato limitato) fu soppresso dall’anno scolastico 1924-25. Ma cambiare l’impianto linguistico di una comunità non è facile e la Val Canale, anche se ormai gestita da podestà e funzionari italiani, presidiata da polizia e militari italiani, rimaneva – come peraltro successe su più vasta scala in Sud Tirolo – una zona diffusamente alloglotta. Nel 1936 si stimava informalmente che su 10.000 abitanti della Valle, circa 4000 parlassero tedesco, 3000 sloveno e 3000 italiano. Ma dal punto di vista degli annulli, tutto appariva ormai rigorosamente ‘’italiano’’ senza più traccia di tedesco e tantomeno di sloveno. E’ su questo sfondo che arriveranno successivamente le ‘’opzioni’’, nate dall’accordo tra l’Italia fascista ed il Reich nazista e sancite da convenzioni dell’ottobre 1939: ai capofamiglia di lingua tedesca residenti nella provincia di Bolzano, nella provincia di Trento ed in quelle di Belluno ed Udine, fu data la possibilità di optare, ovvero di scegliere se entrare in possesso della cittadinanza tedesca, abbandonando il territorio italiano per insediarsi nel Reich, oppure se restare cittadini italiani rinunciando a qualsiasi pretesa di veder rispettata la propria identità linguistica. Il termine per esercitare il diritto scadeva alla mezzanotte del 31 dicembre del 1939, mentre il trasferimento degli ‘’optanti’’ doveva essere completato entro fine 1942. I beni degli optanti sarebbero stati liquidati e venduti. In Val Canale l’impopolarità della gestione fascista e aggressivamente nazionalista, le voci (assolutamente false) di un rischio di trasferimenti forzati nel Mezzogiorno d’Italia e una situazione economica non felicissima diedero impulso alla scelta ‘’tedesca’’ (anche da parte di abitanti che in realtà parlavano un dialetto sloveno): secondo un primo bilancio 2.156 capifamiglia valcanalesi ‘’alloglotti’’ votarono per la cittadinanza germanica, 337 votarono per la cittadinanza italiana e 690 non espressero la scelta, per cui rimasero ‘’italiani’’. Ci fu un po’ di confusione: gli sloveni erano ammessi oppure no? E ci fu anche qualche proroga locale. Più tardi i rappresentanti germanici sostennero addirittura che l’opzione-Reich aveva raccolto il 90% del voto; secondo cifre del ministero dell’interno italiano su circa seimila abitanti coinvolti nella scelta, furono 4.897 quelli che dovevano diventare cittadini tedeschi (pari all’81%). Al di là delle cifre talvolta discordanti, è chiaro però che la comunità della valle (vista anche la modesta dimensione numerica) con le opzioni si avviò a cambiare profondamente. Il progetto di ‘’ingegneria etnica’’ degli esponenti del Reich era infatti quello di utilizzare parte dei valcanalesi per sostituire gli sloveni della Carinzia, alcuni dei quali furono espulsi brutalmente e privati di case e fattorie. Al di qua del confine, in Italia, gli ‘’spazi’’ lasciati dagli optanti trasferiti nel Reich furono occupati da immigrati di lingua italiana e friulana. Nonostante sradicamenti e reinsediamenti, però, ancora oggi la Val Canale (Val Cjanâl in friulano, Kanalska dolina in sloveno, Kanaltal in tedesco) ha una caratteristica unica: un lembo d’Italia ‘’quadrilingue’’ in cui sono presenti cittadini di lingua italiana, friulana, tedesca e slovena!
_________________ Riccardo Bodo
|