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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 12/06/2016, 8:42 
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Iscritto il: 19/05/2015, 19:41
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Località: COLLEGNO (TORINO)
Con la fine della II Guerra mondiale l'Italia perse una regione del proprio territorio nazionale: la Venezia Giulia. Nel capoluogo Trieste, e nel territorio immediatamente circostante, fu stabilito nel 1947 dal Trattato di pace che dovesse sorgere il T.L.T. (Territorio Libero di Trieste): uno stato indipendente sotto l'egida dell'ONU, che ne avrebbe nominato il Governatore. Tuttavia, nonostante ne fosse stato redatto e ratificato lo Statuto, a causa dei veti incrociati tra gli ex Alleati non si riuscì a trovare un accordo su quale Governatore nominare, così il Territorio rimase diviso in due zone: la Zona A, governata dal Governo Militare Alleato e la Zona B, sotto amministrazione militare jugoslava. Per nove anni le diplomazie italiane e jugoslave lavorarono per ottenere l'intero Territorio, creando così una situazione di stallo.
Nell'estate 1953 una svolta: il governo italiano schiera le truppe al confine, Tito risponde con movimenti militari e i due eserciti si fronteggiano portando l'Europa a un passo dalla guerra. Gli Alleati provano a lavorare per una divisione del Territorio fra i due paesi, ma complicano ulteriormente la situazione pubblicando la nota bipartita: una dichiarazione nella quale assumono l'impegno di cedere l'amministrazione civile della Zona A al Governo Italiano.
Di fronte alla reazione del maresciallo Tito, che si prepara a invadere Trieste, gli Alleati interrompono l'applicazione della nota bipartita suscitando vive proteste da parte italiana.
Il 3 novembre, a Trieste, in occasione dell'anniversario dell'annessione della città all'Italia nel 1918, il SINDACO GIANNI BARTOLI contravviene al divieto di Winterton ESPONENDO LA BANDIERA TRICOLORE DAL PENNONE DEL MUNICIPIO, ma subito ufficiali inglesi intervengono per rimuoverla e requisirla.
Il 4 novembre i manifestanti di ritorno dal sacrario di Redipuglia improvvisano una manifestazione per l'italianità di Trieste. La Polizia Civile, guidata da ufficiali inglesi ma composta da triestini, interviene duramente per sequestrare la bandiera dei manifestanti: ne seguono violenti scontri, che in pochi minuti si propagano in tutta la città.
Il giorno dopo, il 5 novembre, gli studenti proclamano uno sciopero e manifestano di fronte alla chiesa di Sant'Antonio. Al passaggio di una vettura della Polizia Civile, con a bordo un ufficiale inglese, danno vita a una sassaiola. L'ufficiale affronta i manifestanti ma viene strattonato e gettato a terra sulle scale della chiesa. Interviene allora il nucleo mobile della Polizia Civile, creato proprio in previsione di queste giornate, che disperde i ragazzi che si rifugiano dentro la chiesa, dove vengono inseguiti e malmenati violentemente. Il vescovo Antonio Santin stabilisce per il pomeriggio la cerimonia di riconsacrazione del tempio: partecipano migliaia di cittadini, e all'arrivo delle camionette della Polizia nascono nuovi incidenti. L'ufficiale inglese apre il fuoco, e i poliziotti ne seguono l'esempio: muoiono Piero Addobbati e Antonio Zavadil, mentre decine di altri ragazzi vengono feriti. I segni dei proiettili resteranno visibili su due lati della chiesa fino alla ristrutturazione del 2012.
Il 6 novembre la città è attraversata da una folla immensa, decisa ad attaccare tutti i simboli dell'occupazione inglese: sono date alle fiamme auto e motociclette della Polizia, e viene messa a ferro e fuoco la sede del "Fronte per l'Indipendenza del Territorio Libero di Trieste".
I manifestanti giungono in Piazza Unità d'Italia e tentano di assaltare il Palazzo della Prefettura, sede della Polizia Civile. Gli agenti reagiscono sparando sulla folla, ferendo decine di persone e uccidendo Francesco Paglia, Leonardo Manzi, Saverio Montano ed Erminio Bassa. QUESTI FURONO DEFINITI DALLO SCRITTORE PIGLIUCCI MICHELE IN UN SUO BEL LIBRO DEL 2013 COME " GLI ULTIMI MARTIRI DEL RISORGIMENTO ITALIANO".
Questo episodio costringerà le diplomazie a trovare una soluzione: undici mesi dopo, nel 1954 con il Memorandum di Londra il Territorio viene spartito fra Zona A, assegnata all'amministrazione civile Italiana, e zona B, assegnata all'amministrazione civile della Jugoslavia.
Ed in questo contesto che viene preparata ed edita dalla Consulta Regionale Lombarda della ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA di Milano la seguente CARTOLINA PLEBISCITARIA PER TRIESTE ITALIANA da inviare per solidarietà al SINDACO DI TRIESTE D'ITALIA già affrancata come potete vedere dalle prossime immagini. Distinti saluti Marangoni Riccardo.


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