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MessaggioInviato: 18/08/2018, 10:27 
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Ogni tanto, per ‘’sprovincializzarmi’’ un po’, mi capita di scorrere i forum di filatelia e storia postale di altri paesi, ovviamente scritti in lingue che capisco e con riferimento ad argomenti che mi incuriosiscono. E’ in questo modo che sono incappato in alcuni intriganti dibattiti svolti qualche anno fa sulla validita’ postale dei ‘’francobolli’’ spagnoli con la dicitura ‘’Impuesto de guerra’’ (tassa di guerra) e sulla validita' delle scelte dei cataloghi filatelici. Magari ve ne importa meno di nulla, ma forse – complice il periodo agostano – qualcuno si sobbarchera’ la lettura di questo intervento, pieno di punti interrogativi. E magari c'e' chi ha le idee piu’ chiare di me in proposito………

Tocca cominciare con un po’ di storia della Spagna, nazione sorella che ha dovuto affrontare numerose guerre civili. Ed e’ appunto ad una guerra civile che si deve la prima comparsa di valori con la scritta Impuesto de guerra. L’11 febbraio 1873 va in esilio l’effimero re Amedeo di Savoia, salito al trono di Madrid nel 1871. Eccolo in un francobollo:
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Viene cosi’ instaurata la prima repubblica spagnola. Tra i numerosi conflitti interni che deve affrontare, la minaccia maggiore e’ quella delle truppe ‘’carliste’’ che fanno capo a Carlo VII, il pretendente ‘’carlista’’ al trono e che danno il via alla cosiddetta terza guerra carlista. Sono appunto le autorita’ repubblicane che, per fronteggiare una disastrosa situazione di bilancio, introdurranno con un decreto l’ ‘’impuesto de guerra’’ che interessera’ anche la posta colpendo “… todas las cartas o pliegos que circulen en la Península e islas adyacentes, así como las que se dirijan a las provincias españolas de Ultramar por medio de los buques – correo españoles…”(Artícolo 3) . Vennero stampati due valori da 5 e 10 centimos, emessi il primo gennaio 1874, di colore rispettivamente nero e azzurro. Un anno esatto dopo esce un’analoga emissione dei due valori di colore rispettivamente verde e violetto (a quel punto il 29 dicembre 1874 era gia’ stata proclamata la restaurazione monarchica nella persona di Alfonso XII). E qui gia’ sorgono i miei dubbi: i valori da 10 centimos si possono considerare ''postali'', visto che sulle lettere gravava solo una sovrimposta di guerra di 5 centimos? Qualcuno sui forum filatelici spagnoli non ha difficolta’ ad esprimere la propria opinione contraria all'inserimento in catalogo. Ecco i due valori del 1874
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Ed ecco quelli del 1875
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Ed ecco un uso corretto del 1874
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Ed usi corretti con il 5 centimos del 1875
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Ma si incontrano pezzi postali viaggiati regolarmente o con usi multipli del 5 centimos o con il 5 centimos isolato o con il valore da 10 centimos.
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Normale confusione da parte degli utenti? O le poste ammisero l’uso come normali francobolli? Oppure fu una semplice tolleranza di usi di fiscali?
(segue)

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Riccardo Bodo


Ultima modifica di somalafis il 20/08/2018, 8:46, modificato 6 volte in totale.

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MessaggioInviato: 18/08/2018, 10:45 
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Con la restaurazione monarchica e con la definitiva sconfitta dei carlisti, l’Impuesto de guerra non finisce affatto: i conti pubblici restano un disastro. Infatti nel 1876 esce una serie di 5 valori ''impuesto'' con l’effigie di Alfonso XII (5c, 10c, 25c, 1 peseta, 5 pesatas). E’ evidente che la maggior parte di questi valori deve essere destinata a soddisfare la sovrattassa di guerra su documenti di tipo non postale. Ecco alcuni valori della serie e usi regolari del 5 centimos
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Ed ecco un uso ‘’difforme’’
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Il primo settembre 1877 escono due nuovi valori da 15 e 50 c.
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Sembrano legarsi alla circolare del 28 agosto 1877 (che trovo citata su un sito internet) ‘’ incrementando las tarifas del impuesto a 15 y 50 cts. para cartas ordinarias y certificados’’. Ne devo dedurre che l’Impuesto sulle lettere e’ salito a 15 c.? In questo caso sarebbero corrette queste affrancature con impuesto da 15 c.
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Infine una circolare del febbraio 1879 sopprime i ‘’francobolli’’ di tassa di guerra (la sovrattassa viene incorporata nelle tariffe). Resta cosi’ non emessa una serie di 7 valori (da 5c a 5 pesetas) di cui ecco un paio di esempi
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(segue)

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Riccardo Bodo


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MessaggioInviato: 18/08/2018, 10:59 
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Ma la storia non finisce qui.
Si avvicina la fine del secolo e scoppia l’insurrezione di Cuba e poi a ruota la guerra con gli Stati Uniti (1898) che ‘’liberano’’ Cuba, occupano Portorico, le Filippine e l’isola di Guam. Le casse statali sono di nuovo in grave crisi. Ritorna l’Impuesto de guerra e gia' nel 1897 vengono emessi appositi valori di colore verde; nei cataloghi di francobolli, di solito, se ne trovano indicati solo quattro (5, 10, 15, 20 centimos); in basso compare l’anno fiscale 1897-98: la posta inizialmente era esentata e questi valori non dovrebbero avere quindi avuto uso postale (anche se figurano, come si e’ detto,nei cataloghi filatelici). Eccone un esemplare
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Sul mercato (????) tuttavia circolano lettere con tali valori
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Nel 1898 gli stessi valori compaiono in colore nero e con l’indicazione dell’anno fiscale 1898-99. E a questo punto anche sulle lettere ritorna la soprattassa da 5 c. La legge 28-6-1898 recita infatti
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Analogo il disposto del Regio Decreto 29-6-1898
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Ecco degli usi regolari
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Questi usi, quindi, non dovrebbero essere regolari?
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Questo e’ un corretto uso fiscale
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Sempre nel 1898 arriva l’ultimo valore ottocentesco degli ''impuesto'', un 5 centimos con l’effigie di Alfonso XIII e la scritta ‘’recargo’’
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Uso regolare su lettera
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La mia lettura vi sembra corretta? Qualcuno ha informazioni diverse?

Ps: su qualche catalogo filatelico compare anche una parte dell’emissione realizzata dai repubblicani nel 1938 durante la guerra civile con la dicitura ‘’timbre del estado/ recargo transitorio de guerra’’ che a me sembra decisamente ‘’fiscale’’. Ma confesso di non saperne assolutamente nulla...
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Riccardo Bodo


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MessaggioInviato: 18/08/2018, 15:27 
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Grazie Riccardo per la bella rassegna spagnola. E' piacevole e anche interessante fare escursioni filateliche in altri paesi
Buona giornata
Roby


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MessaggioInviato: 19/08/2018, 11:00 
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Molto belli ed è interessante l'uso postale di questi fiscali. O anche molto belli ed è interessante l'uso fiscale di questi segnatasse postali. Credo che la discussione sia questa e sinceramente non saprei cosa pensare ma indubbiamente uno storico postale li deve considerare eccome.
ciao
umberto


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MessaggioInviato: 19/08/2018, 23:18 
morek ha scritto:
Molto belli ed è interessante l'uso postale di questi fiscali. O anche molto belli ed è interessante l'uso fiscale di questi segnatasse postali.
Va quasi bene la prima affermazione, la seconda proprio no! Sono fiscali nati per riscuotere una tassa che si applicava alle lettere, non per pagare un servizio postale non pagato, o solo parzialmente pagato, dal mittente: sono quindi fiscali e basta, non segnatasse postali. Il "quasi" si riferisce al fatto che l'uso sulle lettere di questi fiscali non è un uso postale ma solo un uso fiscale su oggetti postali. Che poi siano stati usati, per errore o intenzionalmente e magari con consenso delle autorità postali, per pagare dei servizi postali non ne cambia la natura.
Penso che non sia necessario aggiungere che sono tutti elencati nei cataloghi di fiscali spagnoli.
Michele


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MessaggioInviato: 20/08/2018, 14:56 
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Michele ha sostanzialmente ragione. Ma per capire il dibattito sorto sul sito di collezionisti spagnoli, occorre dare un'occhiata ai vari cataloghi. L'Yvert, che in Europa per decenni e' andato per la maggiore, elenca i valori ''impueste de guerra'' in un apposito capitolino dopo la posta ordinaria e quella aerea, cosi' come fa con altri ''back of the book'' (tipo franchigia, segnatasse, ecc.). Ed e' piuttosto ''generoso'' incudendo praticamente tutti i valori che in qualche modo si riscontrano o si potrebbero riscontrare sulle corrispondenze, anche del tutto irregolarmente (come abbiamo visto sopra). Ecco, infatti, la catalogazione riportata dall' Yvert nell'anno 1910 (quando cioe' questi valori non erano cosi' ''archeologici''...
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Catalogazioni analoghe compaiono nelle successive edizioni del catalogo francese e in altri cataloghi come ad esempio l'italiano ''Unificato''. L'americano Scott (ma non ho potuto riscontrarlo personalmente) invece inserisce in catalogo solo alcuni valori che considera obbligatori sulla posta. Per il secondo periodo degli impueste de guerra, ad esempio, inserisce solo il 5 centimos verde del 1897 ed il 5 e 20 centimos neri del 1898 (il che lascia egualmente perplessi). Ma il vero obiettivo del dibattito spagnolo (che come ho scritto risale a qualche anno fa: magari oggi le cose sono cambiate) era il catalogo spagnolo Edifil, il quale non solo riporta le emissioni accolte dall'Yvert ma le piazzava (almeno nella vecchia edizione che posseggo io) tranquillamente in mezzo alle emissioni postali come fossero dei normalissimi francobolli. Do' due esempi:
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Eppure, dallo stesso catalogo Edifil, si rileva che di alcuni dei valori catalogati non sono noti oggetti postali completi.
Con il mio intervento e in base agli elementi che sono riuscito a raccogliere, cercavo di chiarire un po' l situazione di questi fiscali che hanno comunque inciso sulla posta. Ma purtroppo mi manca qualche tassello qui e la'….

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Riccardo Bodo


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MessaggioInviato: 20/08/2018, 22:58 
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Iscritto il: 08/09/2012, 13:21
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cercare di interpretare il senso della discussione nei forum spagnoli era il motivo del mio intervento. Sono indiscubilmente fiscali ma il fatto che fosse obbligatorio il loro uso nel momento della spedizione della lettera fa pensare che l'obiettivo della tassazione sia il servizio di inoltro della posta o meglio della lettera non la lettera stessa che eventualmente avrebbe potuto essere tassata al ricevimento. Questo caso può far pensare che siano considerabili segnatasse postali ovvero riscuotessero una tassa relativa al servizio postale senza la quale il servizio non poteva essere svolto ed era indipendente dal fatto che la lettera arrivasse a destino o no. Comunque personalmente ho fede cieca nel giudizio di Michele che seguo come una bibbia da anni ed ho avuto il piacere di conoscere. Colgo l'occasione per ringraziarlo della sua capacità di condivisione e di diffusione della materia tratto indiscutibile dei Maestri.
Umberto


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MessaggioInviato: 23/08/2018, 20:02 
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Grazie Riccardo per farci conoscere queste particolarità storiche a noi sconosciute, in quanto mai verificatesi nel nostro paese. Molto interessante.
La mia opinione è che questi valori non siano dei francobolli e quindi non vanno inseriti in un catalogo classico, bensì dei fiscali, alla stessa stregua delle marche da bollo.
Però, per quello che mi riguarda, rientrano appieno nella storia postale, in quanto previsti da apposita norma da applicarsi sulla corrispondenza. Anche il loro uso esclusivo su di un documento, sebbene non previsto (ma nemmeno vietato?) fa parte della storia postale.

Andrea

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Andy66

Socio CFN Tarvisiano


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