Sabato mattina ero al Seraphicum, piccolo mercatino romano, ed un venditore aveva in catalogo una busta in espresso in tariffa luogotenenziale (2lire di porto + 5 espresso) dell'ottobre del 1945 con Monumenti Distrutti usati nel nord Italia e tollerati: prezzo? 65€
Vi erano difetti poco influentui, ma tutto sommato poteva valerne la pena, se non fosse stato che per il mio modesto collezionare la tariffa era tra le più banali possibili.
Ho provato, quindi, ad usare la tecnica di Agostino (ndr.:
ancaria ) per chiedere una sostanziosa riduzione della richiesta economica.
Il commerciante me l'ha negata adducendo che vi sia un accresciuto interesse collezionistico verso la Luogotenenza.
Ho lasciato lì la busta perchè a me, in vero, poco interessava a quella cifra, ma devo ammettere che la stessa considerazione mi era stata fatta quasi un mese prima a Verona da un altro commerciante: anche secondo lui pare che il collezionismo della Luogotenenza mostri segni di maggior attenzione.
Volendo fare un discorso generale, ossia al netto sia delle nostre fortunose "pescate" che delle loro più esose richieste che restano invendute, tra collezionisti sarebbe interessante confrontarci anche sulle valutazioni economiche che si possono assegnare agli oggetti di storia postale nel periodo in esame.
Com'è già arcinoto, ogni oggetto è unico e, perciò, potrebbe avere poco senso cercare di stabilire valori tabellari che possano seriamente applicarsi alle infinite combinazioni possibili; tuttavia si potrebbe, comunque, tentare qualche ragionamento utile per commentare il rapporto tra il medio giudizio economico del mercato e l'effettiva distribuzione e reperibilità dei valori, così com'è stata descritta nella tabella compilata assieme.
Che ne dite?