Gentili amici forumers
apro un nuovo post con l'intento di offrire uno spazio specializzato in cui poter proporre, discutere e raccogliere gli oggetti di storia postale che suscitano qualche perplessità nell'interpretazione.
Vista la delicatezza del tema
, confidando nella maturità di quanti volessero intervenire
, invito tutti ad esimersi da eventuali giudizi perentori, poiché questo spazio nasce per il confronto e non vuol rappresentare un'occasione attraverso la quale poter lanciare commenti denigratori a proprietari, periti o commercianti: non vuole essere e non dove diventare, dunque, una
"gogna pubblica".
Visto il progressivo aumento di materiale -anche certificato- in vendita presentante
dubbi su diversi profili, ho ritenuto opportuno costituire ed impegnarmi a curare uno spazio in cui poterci confrontare condividendo le proprie osservazioni e la propria esperienza, sopratutto nell'interesse dei collezionisti meno specializzati e/o in erba e/o più distratti.
D'altra parte, come sarà già accaduto a ciascuno di noi, anche ai più esperti può capitare di avere dubbi: qual posto migliore, quindi, se non quello di un forum pubblico di appassionati competenti per accostarsi a ragionare assieme in modo costruttivo?
A scanso di ulteriori equivoci, in premessa conviene anche ribadire che non è possibile "periziare" un oggetto dalla sua sola immagine, ragion per cui ogni parere che produce solo osservando "a video" dove debitamente tener presente la grossa limitatezza del proprio strumento di indagine.
Ciò premesso, ecco subito un esempio chiarificatore.
Propongo una busta che presenta diversi punti che meritano di essere ben verificati, per cui si propone al confronto di opinioni.
La lettera è stata presentata allo sportello postale di Verona il 06.04.1944 e risulta annullata con il guller "VERONA CORRISPONDENZA PACCHI (TASSATE)".
L'uso di questo timbro è già noto su buste appariscenti, riccamente affrancate, per lo più usate con destinazioni estere.
I bolli di censura e la fascette la rendono certamente viaggiata.
Propongo dunque le mie modeste perplessità iniziando col distinguere due gruppi di impronte numerati in I gruppo e II gruppo:
- il primo manifesta un'inchiostrazione oleosa (tipica del periodo, della stessa natura -ad esempio- del bollo censorio circolare 30), annulla il "corretto" (Nota bene: era un errore frequentissimo inviare in Francia per 1.25lire, piuttosto che per 1lira!) importo nella ipotesi di una lettera primo porto raccomandata per estero.
- il secondo presenta un'inchiostrazione acquosa, annulla due valori che assieme ai precedenti costituirebbero un importo difficilmente attribuibile (e comunque scorretto) anche nella ipotesi di una lettera multi porto raccomandata per estero, nonché rispetto al primo gruppo mostra una rotazione innaturale delle impronte, che potrebbe essere giustificata solo con una insolita rotazione del timbro nella mano dell'annullatore.
A queste osservazioni "tecniche" si potrebbero aggiungere considerazioni forse più banali, quali l'assoluta difficoltà di reperire oggetti di storia postale con affrancature ritenute rare per estero, quali i segnatasse fascetto o, ancor di più, i pacchi postali fascetto. Di questi ultimi sono noti, salvo smentite ed approfondimenti
, solo tre usi nella arcinota corrispondenza di natura filatelica da Dumenza per la Svizzera.
Tenendo fede alle premesse, voi che ne pensate?