Danilo C. ha scritto:
Grazie a tutti, i miei dubbi quindi erano ben motivati, la cosa che mi intristisce è l'aver sacrificato un espresso 1,25 milanese..
Qualche mese fa ho preso (e ben pagato
... ma era necessario, per cui lo ringrazio
) una lezione da un perito, che ha avuto l'accortezza di spiegarmi nel dettaglio cosa si può osservare per avere certezza che gli annulli possano essere coevi alla loro datazione.
Piuttosto che verificare la geometria delle forme delle impronte (come io stesso uso fare di solito), che costitituisce certamente il metodo analitico più intuitivo, ma che non può escludere la possibilità della compresenza di più timbri in uso o di annullamenti mal impressi o di annullamenti postumi, l'osservazione peritale verteva sulle ordinarietà della foggia delle sbavature che l'inchiostrazione certamente dell'epoca produceva in fase di timbratura, secondo l'assunto d'esperienza che gli inchiostri dell'epoca creano in esse forme del tutto simili.
Danilo se guardi, infatti, alle impronte della busta che mostri, ti renderai conto che queste abbiano un inchiostro che sbava e copre uniformemente e che si allarga come fosse più liquido dell'ordinario: la busta che proponi all'attenzione offre l'opportunità di rilevarlo con facilità -anche per un filatelista che si incurisisce alla storia postale
- in quanto la discrepanza stavolta è particolarmente evidente.
Se siamo in tanti intervenuti a confermare che la foggia di queste impronte non meriterebbe nemmeno di perderci altro tempo
per via delle vistose incongruenze con gli altri bolli del periodo, si potrebbe provare a fare di più, ovvero a fornire elementi oggettivi per costituire un criterio di valutazione soggettivo: mi riferisco all'opportunità di invitare a comprendere metodo e ragioni per andare oltre la "reverenziale" accettazione del più stimato parere.
Benvengano, quindi, queste occasioni!