rogerbarrett ha scritto:
Faccio una domanda per comprendere meglio il funzionamento del sistema vaglia: per quale ragione il polizzino non è stato separato dal modulo affianco?
Per quel che ne abbia potuto comprendere, forse il vaglia non sarà stato spedito o riscosso.
Sarebbe interessante saperne di più su questo argomento.
Immagino che la tua osservazione riguardi il ''cedolino'' collocato all'estrema destra del modulo, cioe' il tagliandino che reca stampate le tarife del servizio vaglia e , al retro, lo spazio per le eventuali comunicazioni del mittente del vaglia. In effetti assai spesso veniva staccato, contenendo comunicazioni personali, ma non era - che io mi ricordi - obbligatorio. Il modulo a mio parere ha regolarmente viaggiato; sul fatto che sia stato anche riscosso, occorrerebbe visionare il verso del modulo dove dovrebbe comparire il timbro dell'ufficio pagatore.
Tanto per dare un'idea, questo e' il meccanismo dei moduli vaglia che noi ''anziani'' abbiamo usato in Repubblica per decenni (il modulo piu' o meno era lo stesso di quelli del periodo ''imperiale''):
1) il vaglia ''assomiglia'' (anche per le sue origini) ad un assegno: al retro puoi vedere gli spazi per le girate;
2) il mittente acquistava il modulo vaglia (che aveva un prezzo indicato sul frontespizio e che ne configura la natura di intero postale, anche perche' poteva contenere comunicazioni epistolari); lo compilava con l'importo, il destinatario, l'indirizzo del mittente ed eventualmente aggiungeva le sue comunicazioni al destinatario nell'apposito spazio nella terza parte; il modulo poteva recare aggiunti francobolli quando il prezzo di vendita era cambiato; la terza parte del modulo poteva invece recare francobolli quando erano richiesti servizi aggiuntivi (espresso, posta aerea, ecc.); si consegnava il modulo allo sportello postale (allora nelle grandi citta' c'erano appositi sportelli vaglia distinti da quelli dei conti correnti e molto comodi perche' non c'era quasi mai la fila);
3) l'impiegato postale a sua volta compilava (''scritturazione'', era il termine tecnico) un BOLLETTARIO separato dal quale si ricavavano:
- una MATRICE che restava all'ufficio di spedizione
- una RICEVUTA consegnata al mittente (il quale - pagando un diritto - poteva anche ottenere un ulteriore ATTESTATO di spedizione)
- e soprattutto una CEDOLA DI CONVALIDA che recava dei tagliandini che indicavano lo scaglione di importo del vaglia, da ritagliare opportunamente. Questa cedola veniva incollata A CAVALLO TRA LA PRIMA E LA SECONDA sezione del modulo vaglia e poi timbrata (questo e' il motivo dei ''mezzi cerchi'' per il timbro (l'altro mezzo cerchio era sulla cedola di convalida); in questo modo si evitavano manipolazioni dell'importo;
4) l'ufficio speditore a questo punto inseriva l'INTERO MODULO vaglia (piegato) in un'apposita busta specificamente prodotta per questo servizio, che viaggiava (presumo ''descritta'') verso l'ufficio di destinazione che provvedeva ad inoltrarlo al domicilio del destinatario.
5) il destinatario poteva staccare e trattenere la terza sezione del modulo vaglia (quella con le comunicazioni del mittente) e poteva girare il vaglia come un assegno o presentarlo allo sportello dell'ufficio di destinazione per l'incasso.
6) l'ufficio di destinazione (ufficio ''pagatore'') apponeva i suoi timbri al verso, negli appositi spazi previsti sulla prima e sulla seconda parte del modulo.
PS: la ricostruzione e' basata sulla mia memoria come utente postale (quindi magari mi sono scordato qualche passaggio, ma spero di no)…..