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 Oggetto del messaggio: GNR di Brescia: spunti di riflessione
MessaggioInviato: 18/11/2016, 11:13 
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Gentili forumers,

segnalo la recente pubblicazione di un articolo di Giuseppe Marchese in merito alle origini della sovrastampa dei francobolli GNR di Brescia,
ricco di argomentazioni e di spunti di riflessione: http://www.ilpostalista.it/rsi/rsi_003.htm
Invito tutti gli interessati a confrontarsi pubblicamente sull'argomento, che personalmente trovo affascinante, perchè nello stesso scritto vi colgo l'opportunità
di "rinnovare e codificare nuove regole" per cercare di definire la storia postale nella sua più attuale sensibilità degli appassionati.
E' certamente una sfida ardua, sopratutto in funzione di considerazioni soggettive che impediscono la costituzione di "regole" (come le chiama G.Marchese) ma
quantomeno suggerisce l'opportunità, se non anche una necessità, di costituire dei parametri di riferimento più collettivamente riconosciuti.
Ho poc'anzi sostituito il termine "regole" di G.Marchese, dal significato troppo rigido ed esclusivo, per preferire "parametri", meno rigido e più ampio.
Io vorrei giocare questa partita... e rilancio (...ma dov'è finito il giocatore di poker: Mainenti? :D :) ) : è di qualche giorno fa una
gentile telefonata del presidente Macrelli , che fra le varie comunicazioni ha chiesto di proporre un articolo da pubblicare sulla rivista dell'associazione AICPM.
Se questo post si sviluppasse approfondendo l'argomento, si potrebbero trarre migliori considerazioni a riguardo fino a pubblicarle in forma di articolo che in qualche modo
delle linee guida di giudizio proposte ed adottate dagli attuali studiosi/collezionisti attivi nel campo.

Nonostante la difficoltà dell'impresa, la sfida è stata lanciata: chi se la sentirà di raccoglierla?

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MessaggioInviato: 18/11/2016, 14:39 
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Carissimo amico, avevo letto l'articolo sul ''Postalista'' ma devo dire che non mi sembra apportare nessuna particolare novita' sulla vexata quaestio di alcune emissioni della Repubblica Sociale e, piu' in generale, sulla questione delle emissioni del periodo bellico e dintorni. La forte influenza non della filatelia (questa era comunque inevitabile compagna della posta da decenni e decenni) ma della vera e propria speculazione filatelica su una serie di emissioni RSI e' cosa stranota ed evidente fin dalla nascita di quei francobolli.

Il fatto e' che per ''storia postale'' qui si intende non una disciplina storica ma una semplice forma di collezionismo. Se una persona volesse semplicemente documentare con oggetti fisici la vera e proprio storia postale della RSI, potrebbe facilmente disporre di una miriade di documenti viaggiati nei quali non figura di solito nessun ''pezzo chiave'' o nessuna ''rarita'''. Ma i collezionisti di storia postale RSI le rarita' ed i pezzi-chiave li vogliono eccome! Quindi stiamo parlando di un ''gioco'', nobile se si vuole, ma sempre un ''gioco'' di collezionisti. E allora quello che razionalmente si puo' chiedere ad un pezzo ''storico postale'' (inteso in senso collezionistico) e' che sia affrancato con francobolli autentici, rechi timbri autentici, sia viaggiato all'epoca e - se possibile - rispetti le tariffe. Ogni altra pretesa onestamente mi sembra irrazionale.... Oltretutto, se ci si pensa un po', il fatto che i mittenti siano persone legate al mondo filatelico o postale potrebbe essere una ulteriore garanzia di autenticita' e spesso quegli stessi personaggi erano anche capaci di inventarsi il ricorso a tariffe cervellotiche che giustificano l'utilizzo di valori strampalati ma ricercati.

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Riccardo Bodo


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MessaggioInviato: 19/11/2016, 11:36 
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Ciao somalafis,
quoto parte il tuo intervento, suddividendolo, per fornire una risposta più puntuale a quanto gentilmente scrivi.


somalafis ha scritto:
Carissimo amico, avevo letto l'articolo sul ''Postalista'' ma devo dire che non mi sembra apportare nessuna particolare novità sulla vexata quaestio di alcune emissioni della Repubblica Sociale e, più in generale, sulla questione delle emissioni del periodo bellico e dintorni. La forte influenza non della filatelia (questa era comunque inevitabile compagna della posta da decenni e decenni) ma della vera e propria speculazione filatelica su una serie di emissioni RSI e' cosa stranota ed evidente fin dalla nascita di quei francobolli.


In effetti se si legge l'articolo attendendo una risposta alla vexata quaestio (per noi meno acculturati :oops: :) : "questione tormentata" ovvero "già ampiamente discussa", per la quale la risoluzione non è stata trovata e verosimilmente non si troverà neanche in futuro, perché tutti gli argomenti sviluppati sembrano mostrare la contrapposizione di tesi non conciliabili), non si trova che un'esortazione all'attuale classe di studiosi/collezionisti/appassionati attiva a ridefinire certi parametri.
La sfida che io ho colto e qui riproposto è stata, appunto, quella di provare a farlo qui ed assieme.
Dal mio modesto, sebbene entusiastico, punto di osservazione tengo a ricordare che ci leggono ed intervengono alcuni tra i più preparati in ambito di RSI.


somalafis ha scritto:
Il fatto e' che per ''storia postale'' qui si intende non una disciplina storica ma una semplice forma di collezionismo. Se una persona volesse semplicemente documentare con oggetti fisici la vera e proprio storia postale della RSI, potrebbe facilmente disporre di una miriade di documenti viaggiati nei quali non figura di solito nessun ''pezzo chiave'' o nessuna ''rarità'''. Ma i collezionisti di storia postale RSI le rarità ed i pezzi-chiave li vogliono eccome! Quindi stiamo parlando di un ''gioco'', nobile se si vuole, ma sempre un ''gioco'' di collezionisti. E allora quello che razionalmente si può chiedere ad un pezzo ''storico postale'' (inteso in senso collezionistico) e' che sia affrancato con francobolli autentici, rechi timbri autentici, sia viaggiato all'epoca e - se possibile - rispetti le tariffe. Ogni altra pretesa onestamente mi sembra irrazionale.... Oltretutto, se ci si pensa un po', il fatto che i mittenti siano persone legate al mondo filatelico o postale potrebbe essere una ulteriore garanzia di autenticità e spesso quegli stessi personaggi erano anche capaci di inventarsi il ricorso a tariffe cervellotiche che giustificano l'utilizzo di valori strampalati ma ricercati.


Ecco che emerge una prima discriminazione, che potrebbe esser meglio valutata, discussa e contestualizzata proprio in quell'intento di ridefinizione dei parametri in argomento.
Se permetti (mi oppongo gentilmente, visto che la tua esperienza è molto maggiore della mia) sento di dire che il "gioco del collezionismo" è solo una componente dell'insieme: a mio giudizio il fine ludico, infatti, non è esclusivamente connesso al piacere del possesso, ma esprime il suo migliore effetto nella ricerca, nel confronto, nello studio, etc.. che sono attività intellettuali di natura umanistica, ben distanti (e se si vuol riconoscerlo: anche ben più nobili) del mero accaparramento del materiale oggetto di collezionismo.
Il piacere del gioco, quindi, può esser di varia natura: sarebbe quindi il caso di approfondire la rilevanza delle caratteristiche relative al pregio testimoniale degli oggetti (come la credibilità a provare un uso, una tariffa, etc..) e del pregio economico, e confrontarci assieme in merito a quali di esse possano risultare più confacenti alla disciplina storico postale o più attinenti al mero piacere di possesso esclusivo del collezionare.
Scindere, dunque, la componente dei fattori che generano questo divertimento (tra quelli di sensibilità storico-postali e quelli di mero possesso) ed attribuire loro le rispettive valenze chiare, sarebbe già un passo aventi per proseguire nella ridefinizione degli accennati parametri.

La storia postale, ammettiamolo :) , è divertente.
Va chiaramente accettato che ognuno si diverta come sa, vuol e può, con ampio riconoscimento di pari dignità.
Quel che invece si può fare è arrivare ad intenderci (confrontandoci, facendo chiarezza, scegliendo, etc..) su riferimenti che "dovrebbero" prevalere all'interno di un corretto giudizio storico-postale.

Sarò "giovane" :D ... visto l'ordinaria età degli appassionati, ma non è forse prerogativa proprio dei più giovani l'incoscienza, l'entusiasmo e la irriverente volontà di ridiscutere posizioni predefinite? Gentilmente chiedo ed attendo una mano dagli uomini di buona volontà e con maggior esperienza che se la sentano di confrontarsi in questa sfida.

In ultimo, mi sento che ci si possa finalmente liberare con facilità dall’annosa questione dell’impresentabilità di certe buste chiaramente filateliche, già richiamate da G.Marchese.
In un contesto in cui gli altisonanti venditori del passato hanno perso il loro storico potere di influenzare il collezionismo per agire sulle quotazioni di mercato, cedendo spazio alla più libera interpretazione degli appassionati acquirenti, che oggi possono esser ben più preparati degli operatori commerciali, è forse il caso di ridurre l’uso degli alti valori dei GNR alla loro mera limitata consistenza di francobolli su busta (anche se regolarmente viaggiata) e stralciarli definitivamente e senza ulteriori indugi dall’autenticità degli altri usi postali non filatelici della stessa emissione.
Il loro uso, dunque, riporta SOLO che in quel periodo ed in certe zone esistevano quegli alti valori a disposizione dei filatelisti del tempo... in grado di corrompere impunemente le norme che le stesse norme che gli storici postali si impegnano a cercare, studiare e testimoniare con il loro materiale da collezione.
Chiedo scusa se può apparire seccante che io torni a ripetere un concetto che credevo (forse erroneamente) pacificamente già acclarato e condiviso, ma è necessario far distinzione proprio per evitare di giungere alla pretenziosa conclusione per cui tutti gli usi di francobolli nati per origine filatelica non possano costituire interesse di “autentica”, ovvero sincera, storia postale.
Questo “ingenuo tranello logico” è facilmente confutabile e, a mio giudizio, occorre che venga chiaramente respinto.

Un abbraccio ed un ringraziamento a somalafis per aver esposto un suo pensiero a riguardo.

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MessaggioInviato: 21/11/2016, 21:33 
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Buongiorno a tutti
Avevo già letto l'articolo di G.Marchese e rileggendo il tutto non posso far altro che notare una certa approssimazione nel arrivare a delle conclusioni. Inserire nell'articolo qualche prefazione di autorevoli pubblicazioni e la mancata reperibilità di un documento richiesto non possono portare a conclusioni ma ad una semplice opinione personale che nulla aggiunge o toglie a quanti hanno affrontato tale discorso. L'istituzione della Guardia Nazionale Repubblicana l'8 settembre 1943 fu il culmine di un distacco deciso e maturato in precedenza da quello che era il comando di Roma e le direttive di Mussolini, la sovrastampa dei valori GNR nella tipografia di Brescia fu solo la conseguenza di una presa di posizione forte ed un vero è proprio atto con fini e scopi politici che se non fosse stato legittimato avrebbe portato a conseguenze ben peggiori. Tant'è che Mussolini messo alle strette da Ricci e gli altri dovette riconoscerne l'emissione e per coprire lo “strappo” autorizzo l'emissione di Verona. Sono note buste regolarmente viaggiate affrancate con valori GNR Verona già nei primissimi mesi del 1944, questo significa che vi fu la capacità immediata di sovrastampare una prima provvista di bassi valori recante la sovrastampa GNR utilizzando il metodo zincografico che poi venne utilizzato anche a Verona, questo passo a parer mio venne deciso per dare una continuità all'emissione, visto le forti pressioni, anche in vista dei valori provvisori che fecero la loro comparsa sempre nel gennaio del 44. Ovviamente se si cerca documentazione in tal senso è riduttivo dire che difficilmente si trova qualcosa, dubito fortemente che vi sia un decreto con inciso per iscritto che Mussolini autorizzo l'emissione di Brescia per evitare un “colpo si mano” da parte dei gerarchi fascisti, pertanto è necessario definire alcuni aspetti che spesso vengono riportati ma in modo generico ed approssimativo. L' aspetto speculativo interessò solo ed esclusivamente i valori che vennero venduti tramite gli sportelli postali, ed anche qui è necessario fare un distinguo. Non tutti i valori finirono in mano agli speculatori, ma vi fu chi riusci ad approvvigionare un maggior quantitativo di francobolli che poi al momento della mancata disponibilità di valori agli uffici postali, immise sul mercato filatelico e non a cifre che arrivavano anche a 10 volte il valore facciale. Gli alti valori e le prove finirono in mano solo ed esclusivamente ad una ristretta cerchia di ufficiali ed a poche persone in qualche modo legati a loro, quindi i valori di prova e gli alti valori non arrivarono mai agli sportelli per essere venduti, quindi sfatiamo anche questo aspetto legato alla speculazione sui valori considerati rari. In ambito collezionistico è opportuno fare un punto di riflessione, il collezionista di francobolli avrà nel suo campionario delle rarità che non possono essere passate per posta se non su documenti provocati ( filatelici ) e il collezionista storico postale non avrà mai, nel suo campionario, regolari missive viaggiate con affrancati valori inerenti alla tiratura di prova, ma avrà delle rarità insite nel regolare uso postale dell'emissione. In pratica per un collezionista di francobolli la massima rarità sarà l'unica quartina ad oggi nota del valore da 1,75 lire ed i valori recanti la posizione della virgola, per lo storico postale la massima rarità non potrà essere la medesima. Ritengo che ad oggi l'oggetto postale più raro sia un assicurata per 6000 lire, con affrancato un valore da 2,55 lire di posta ordinaria che dovrebbe essere il valore facciale più alto regolarmente viaggiato in tariffa ad oggi noto.

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Andreoni Luca

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MessaggioInviato: 21/11/2016, 22:35 
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Gampers ha scritto:
...
Ritengo che ad oggi l'oggetto postale più raro sia un assicurata per 6000 lire, con affrancato un valore da 2,55 lire di posta ordinaria che dovrebbe essere il valore facciale più alto regolarmente viaggiato in tariffa ad oggi noto.


viewtopic.php?f=27&t=3243

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MessaggioInviato: 22/11/2016, 8:53 
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Ringrazio Gampers per il suo prezioso contributo,
partendo dal quale si possono riassumere ed adottare alcune nozioni e, magari, prender spunto da altre affermazioni per confrontarci.

Origine dei GNR
La gestazione e la nascita dell’emissione di Brescia, quindi, è stato un atto di insubordinazione politica, scaturito dall’insofferente esuberanza di una corrente interna al partito fascista più propensa all’attivismo.
L’approvvigionamento dei valori più rari (alti valori e di prova) avvenne attraverso canali politico-militari, in quanto quei francobolli alla loro nascita costituivano prova tangibile della caparbia determinazione al perseguimento di quella causa politica, non -quindi- un mero souvenir per amatori e giammai un’occasione di lucro.
Solo successivamente, invece, alcuni tra amministratori pubblici (dirigenti postali) ed audaci operatori commerciali privati agirono per incettare il materiale sovrastampato per mettere in atto le note speculazioni economiche.
L’idea per la quale la nascita dei GNR di Brescia sia riconducibile a fini filatelici viene screditata, per adottarne una (anche a mio giudizio effettivamente più storicamente credibile) che rispecchi più fedelmente la fascistissima intraprendenza dell’attivismo di una gruppo di politici del tempo, le note tensioni interne al partito e la componente militare che materialmente agì.

Considerazioni sul concetto di rarità.
Qui è forse il caso di proporre distinzioni per arrivare a comprenderci: definiamo la rarità nella sue molteplici declinazioni. In senso assoluto la rarità è un concetto indefinibile, in quanto essa può esser determinata solo in funzione ad un parametro ed un contesto, ossia in funzione di un’azione di ricerca in un particolare ambito spaziale, temporale, etc..
Per facilità di comprensione si potrebbe comunemente intendere la rarità di un oggetto in funzione della sua disponibilità ed alla sua ricercatezza, nelal isura in cui dal punto del collezionismo un oggetto sia universalmente riconosciuto raro se difficilmente disponibile nel suo ridotto numero di copie e se richiesto e desiderato in linea con la sensibilità dei collezionisti estimatori.

Stimare un oggetto postale quale maggior rarità del proprio contesto storico-collezionistico è un’operazione complessa che dovrebbe prevedere sia analisi dell’effettiva disponibilità dello stesso (operabile in funzione dell’esperienza, che a questi forumers non manca :D ) che in ragione del pregio che la sensibilità del collezionista sinceramente gli sa/può/vuole riconoscere.
Nonostante io stimi le rispettive competenze degli amici Gampers e Ricercatore, personalmente, ad esempio, non sceglierei la citata assicurata nemmeno tra i dieci oggetti più rari del nostro periodo storico-postale.
Colgo l’occasione di spiegarmi meglio, visto che proprio ieri si discuteva al telefono del concetto di rarità in un contesto collezionistico incentrato alla testimonianza storica: in quell’occasione è stato ribadito che la straordinarietà di un oggetto, proprio perché intrinsecamente connessa a circostanze irripetibili in altri luoghi o momenti dell’RSI, non è così rilevante per raccontare la storia postale dell’RSI.
Quest’ultima, invece, è più autenticamente testimoniabile con oggetti ordinari (per quel tempo) ma accidentalmente divenuti rari perché magari nessuno li ha conservati fino ad oggi e giammai da oggetti concepiti e realizzati già rari alla loro nascita (N.B.: parole non mie, ma che faccio mie e ripropongo perchè mi corrispondono).
In questo senso, che NON è il miglior senso… ma solo il mio senso, posso affermare che una tariffa disponibile al tempo, ma oggi di assai difficile reperibilità, possa certamente costituire una rarità apprezzabile più di un bel francobollo, sebbene unico noto nel suo specifico utilizzo.
Riporto che le stesse considerazioni si possono fare anche per le affrancature meccaniche dei fasci filiformi di Aosta e Cogne (usate a migliaia, ma disperse), e per alcuni servizi al tempo disponibili, ma di cui oggi risulta reperita solo qualche traccia.

Voi cosa ne pensate?

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MessaggioInviato: 22/11/2016, 9:49 
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Buongiorno, intervengo da estranea al collezionismo di RSI, che però vi segue sempre perché interessata ad ampliare le sue conoscenze, anche filateliche e postali, su un periodo che è pienamente compreso in quello studiato per il mio ambito collezionistico, cioè la posta dei prigionieri e internati di guerra.
Io condivido la visione del collezionismo che ha scelto Martino Roger Barret e in questa ottica un alto valore dei GNR su una busta vuota che non ha mai trasmesso alcuna notizia ha ben poco valore di testimonianza sia sul ruolo del servizio postale nel periodo sia sugli avvenimenti del periodo.
Ma esiste anche un altra visione collezionistica quella che studia il francobollo, nei suoi aspetti tecnici e in quelli di testimonial di uno stato, di una società, di un'ideologia. E qui anche i valori che parrebbero nati per scopi essenzialmente filatelico-speculativi hanno un loro ruolo.
Le due visioni collezionistico attualmente corrono parallele e una alimenta l'altra.
La domanda è: anche in futuro documenti postali così poveri di testimonianza sulle vicende delle piccole storie individuali e della grande storia dell'epoca manterranno tutto il loro pregio collezionistico?


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MessaggioInviato: 22/11/2016, 12:25 
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Iscritto il: 20/11/2016, 21:14
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rogerbarrett ha scritto:
Quest’ultima, invece, è più autenticamente testimoniabile con oggetti ordinari (per quel tempo) ma accidentalmente divenuti rari perché magari nessuno li ha conservati fino ad oggi e giammai da oggetti concepiti e realizzati già rari alla loro nascita (N.B.: parole non mie, ma che faccio mie e ripropongo perchè mi corrispondono).

Buongiorno Martino
A parer mio si sta facendo ancora un pochino di confusione, pertanto voglio soffermarmi su un paio di punti che credo sia bene approfondire. Io ho appena iniziato a studiare l'uso postale dei valori in RSI, pertanto non discuto che vi siano usi particolari che a causa della dispersione o della particolare tariffa risultino agli occhi degli esperti di storia postale delle vere e proprie gemme che surclassano per importanza la busta presentata da Enrico. Però è bene definire che se si discute di GNR l'assicurata da 6000 lire è quella con il valore nominale più alto ad oggi noto e ad un uso postale ad oggi è quella che ricopre la massima espressione di tale servizio. Per quanto concerne il discorso di rarità procurata, in quanto oggetti concepiti e realizzati già rari alla loro nascita, è bene evidenziare che se si intende il francobollo sovrastampato, la GNR di Brescia è proprio una delle poche emissioni che la “rarità” non è stata programmata anticipatamente. I valori rari sono quelli che appartengono alla prova, la prova venne immediatamente eseguita con i valori che vennero prelevati dalla Milizia negli uffici postali di Brescia. Pertanto quello che è arrivato è stato usato per sovrastampare pochissimi fogli per poi iniziare immediatamente a stampare i valori della I° tiratura definitiva. Le prove servirono per associare la tipologia del carattere con i vari formati dei valori e per uniformare la dimensione della sovrastampa. Un esempio classico è l'abbandono del carattere I° tipo per utilizzare il carattere II° e III° tipo sugli espressi, stessa cosa per i valori di posta ordinaria sovrastampati durante la prova con caratteri del II° e III° tipo e poi abbandonati durante le due tirature definitive successive.
rogerbarrett ha scritto:
In questo senso, che NON è il miglior senso… ma solo il mio senso, posso affermare che una tariffa disponibile al tempo, ma oggi di assai difficile reperibilità, possa certamente costituire una rarità apprezzabile più di un bel francobollo, sebbene unico noto nel suo specifico utilizzo.

Voi cosa ne pensate?

Questo credo che dipenda esclusivamente dai punti di vista che per ovvi motivi non possono essere la regola ! Come “amante” del settore personalmente non disdegnerei mai nessuna rarità, sia che questa rappresenti l'aspetto storico postale del periodo e nemmeno che rappresenti la massima espressione per il collezionista di francobolli. Non esiste un muro invalicabile dove le due “correnti” non possano incontrarsi e definire tali aspetti dell'emissione. Io stesso che ho sempre collezionato i valori allo stato di nuovo mi sto avvicinando ed appassionando al reale uso postale di questi valori.
mariamar ha scritto:
La domanda è: anche in futuro documenti postali così poveri di testimonianza sulle vicende delle piccole storie individuali e della grande storia dell'epoca manterranno tutto il loro pregio collezionistico?

Buongiorno Maria

Secondo me il tempo porterà a definire chiaramente il reale uso postale in tale periodo e tutti quei documenti postali smaccatamente filatelici andranno a perdersi nell'oblio. Al contempo lo studio e la raccolta di documenti viaggiati capaci di ritrovare il proprio ruolo nell'ambito storico postale acquisteranno sempre più consensi.

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Andreoni Luca

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MessaggioInviato: 22/11/2016, 15:03 
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rogerbarrett ha scritto:
Nonostante io stimi le rispettive competenze degli amici Gampers e Ricercatore, personalmente, ad esempio, non sceglierei la citata assicurata nemmeno tra i dieci oggetti più rari del nostro periodo storico-postale.
Colgo l’occasione di spiegarmi meglio, visto che proprio ieri si discuteva al telefono del concetto di rarità in un contesto collezionistico incentrato alla testimonianza storica: in quell’occasione è stato ribadito che la straordinarietà di un oggetto, proprio perché intrinsecamente connessa a circostanze irripetibili in altri luoghi o momenti dell’RSI, non è così rilevante per raccontare la storia postale dell’RSI.
Quest’ultima, invece, è più autenticamente testimoniabile con oggetti ordinari (per quel tempo) ma accidentalmente divenuti rari perché magari nessuno li ha conservati fino ad oggi e giammai da oggetti concepiti e realizzati già rari alla loro nascita (N.B.: parole non mie, ma che faccio mie e ripropongo perchè mi corrispondono).
In questo senso, che NON è il miglior senso… ma solo il mio senso, posso affermare che una tariffa disponibile al tempo, ma oggi di assai difficile reperibilità, possa certamente costituire una rarità apprezzabile più di un bel francobollo, sebbene unico noto nel suo specifico utilizzo.
Riporto che le stesse considerazioni si possono fare anche per le affrancature meccaniche dei fasci filiformi di Aosta e Cogne (usate a migliaia, ma disperse), e per alcuni servizi al tempo disponibili, ma di cui oggi risulta reperita solo qualche traccia.

Voi cosa ne pensate?


Ciao Martino,

se vuoi ti do il mio parare, sempre riguardo al connubio 'storia postale e filatelia'. Quello che tu scrivi è corretto dal punto di vista di un purista storico postale, cioè quello che conta è il tipo di servizio fatto da un oggetto di corrispondenza, a prescindere da quello che si sia appicicato sopra (cioè, ai fini dell'espletazione di quel servizio qualsiasi francobollo è uguale). Riguardo a quell'assicurata di cui si parlava, può sicuramente essere che ci sia stata una volontà di 'creazione filatelica', non potremo mai stabilirlo con certezza a meno che si reperiscano altre lettere così affrancate partenti da quell'ufficio o da quel mittente, però devi ammettere che un'assicurata da 6000 Lire, correttamente tariffata, comunque non è un oggetto storico postale comune in RSI, anche se fosse stata affrancata con valori ordinari e non GNR.
Inoltre, bisogna anche dire che, anche se la storia postale è iniziata molto ma molto prima della creazione dei francobolli, in questi ultimi 150 anni essi hanno rappresentato un binomio quasi indissolubile, quindi c'è anche da ammettere che in questo periodo la storia postale praticamente non esiste senza francobolli (c'è ovviamente qualche eccezione). Ora, da ex-filatelista e neo storico-postale, ti posso dire che la verità sta un pò nel mezzo; quei rettangolini di carta vennero a suo tempo 'sposati' alla corrispondenza e ne fanno parte integrale, quindi vanno valutati parimenti a tutte le altre caratteristiche che formano il documento (annulli, date, diciture, manoscritti ecc. ecc.), e, a seconda della loro rarità intrinseca, oppure il loro modo, abbinamento o periodo di utilizzo, vanno ad integrare la valutazione, sia di rarità che di valore economico, di ogni documento.
Detto ciò, poi ognuno è libero di collezionare cosa vuole e come vuole. Anche io, ad esempio, non sono un grande amante delle emissioni GNR dal punto di vista storico postale (avrò si e no un paio di pezzi), proprio perchè fu un'emissione 'borderline', al limite tra l'ufficiale e l'ufficioso, e con un'esagerata produzione di corrispondenza puramente filatelica o a scopo di lucro.


a presto
Andrea

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Andy66

Socio CFN Tarvisiano


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Ho letto con interesse queste riflessioni effettuate riguardo l'emissione G.N.R. di Brescia e non solo, notando che è stato disaminata in maniera appassionata e intelligente. Non entro, più di tanto, nel merito di questa emissione in quanto sono molto ignorante, nello specifico, mentre mi sento di condividere pienamente e la penso esattamente come la New Entry Gampers, a cui do il mio benvenuto nel Forum, quando risponde a Maria : " Secondo me il tempo porterà a definire chiaramente il reale uso postale in tale periodo e tutti quei documenti postali smaccatamente filatelici andranno a perdersi nell'oblio. Al contempo lo studio e la raccolta di documenti viaggiati capaci di ritrovare il proprio ruolo nell'ambito storico postale acquisteranno sempre più consensi ". Distinti saluti Marangoni Riccardo.


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Ciao Andy66, ti leggo con piacere e ti rispondo dividendo l'intervento in più punti, nella speranza i risultare più preciso e leggibile.

andy66 ha scritto:
Ciao Martino, se vuoi ti do il mio parare, sempre riguardo al connubio 'storia postale e filatelia'. Andrea

Siam qui apposta per parlarne e confrontarci: benvengano i pareri.


andy66 ha scritto:
Quello che tu scrivi è corretto dal punto di vista di un purista storico postale, cioè quello che conta è il tipo di servizio fatto da un oggetto di corrispondenza, a prescindere da quello che si sia appicicato sopra (cioè, ai fini dell'espletazione di quel servizio qualsiasi francobollo è uguale). Andrea

Temo tu abbia inavvertitamente estremizzato un concetto che non mi appartiene.
E' noto che mi diverto a scherzare con gli amici (vedi con quell'amabile filibustiere di ancaria :) ) su una certa ortodossia con cui seguo questa passione, ma è altrettanto vero che anch'io mi occupo (secodariamente) anche di aspetti meramente filatelici.
Ci tengo ad esser chiaro in questo senso per non trasmettere un messaggio eventualmente equivocabile: per me conta -eccome!- cosa affranchi un oggetto postale.
L'affrancatura è uno degli elementi che caratterizza l'oggetto e va tenuto in debita considerazione.
Per far un esempio cito: le prime date note di una serie, gli usi non reperibili di alcuni francobolli in determinate zone geografiche, la diffusione nell'uso di una varietà, etc... sono aspetti
non principali per il mio modo di intendere la storia postale, ma che hanno relativo spazio e dignità all'interno del mio modesto intendere e collezionare.
E' di recente, come forse ricordi, il mio acquisto di un oggetto filatelicissimo :D (conteso, tra l'altro, con un altro forumer interista, che in quell'occasione non è riuscito a segnare al '92 minuto, come nel derby): è un espresso che ho voluto acquisire sia perchè testimonia sfacciatamente l'asservimento delle Poste della Repubblica Sociale alle operazioni speculative concepite e realizate da noti operatori del tempo in quel preciso territorio e sia perchè è un bel "balocco" regalato al mio bambino interiore che in quei giorni compiva gli anni.
Molto labilmente anche un oggetto filatelico ha qualcosa da raccontare: ovviamente dal punto di vista filatelico la sua storia avrà più rilievo che da quello storico-postale.

Spero di esser stato più chiaro in proposito.



andy66 ha scritto:
Riguardo a quell'assicurata di cui si parlava, può sicuramente essere che ci sia stata una volontà di 'creazione filatelica', non potremo mai stabilirlo con certezza a meno che si reperiscano altre lettere così affrancate partenti da quell'ufficio o da quel mittente, però devi ammettere che un'assicurata da 6000 Lire, correttamente tariffata, comunque non è un oggetto storico postale comune in RSI, anche se fosse stata affrancata con valori ordinari e non GNR. Andrea


Se per ogni volta che si vuol dare un parere si deve star a dimostrare passo per passo il procedimento logico del proprio ragionamento, allora raramente verremmo mai a capo di qualcosa... :D
Alcune osservazioni si fanno sulla scorta dell'esperirenza, che assai spesso è indimostrabile.
Io non mi son rivolto a quell'assicurata con l'intento di denigrarla: giammai! :D Benvenga il compleanno di ciascuno e regaliamoci balocchi del genere! :) :) :)
Ho richiamato l'oggetto citato da Gampers in funzione di un ragionamento che giustamente considera anche la rarità dell'uso di un alto valore GNR in affrancatura, ma che
dovrebbe prediligere aspetti di ordinaria autenticità rispetto ad eccezionalità (frutto del caso???) pressochè irripetibili.
Personalmente, infatti, poco inciderebbe un oggetto del genere per il mio modestissimo e limitato ambito collezionistico incentrato sul servizio espresso.. seppur si tratta di un'assicurata in espresso per ben seimila lire.
Se l'avessi in mano, ad esempio, io girerei subito la busta e vi cercherei segni della sua eventuale consegna in espresso: ho il sospetto (purtroppo dalle fonti normative non trovo ancora conferme o smentite) che oltre un certo importo assicurato queste buste forse non avrebbero potuto non esser consegnate in espresso a destinazione, ma solo ritirate presso l'ufficio postale.
E' un argomento che meriterebbe miglior approfondimento, proprio come quello delle censure della posta assicurata.

andy66 ha scritto:
Anche io, ad esempio, non sono un grande amante delle emissioni GNR dal punto di vista storico postale (avrò si e no un paio di pezzi), proprio perchè fu un'emissione 'borderline', al limite tra l'ufficiale e l'ufficioso, e con un'esagerata produzione di corrispondenza puramente filatelica o a scopo di lucro.

Qui occorre far chiarezza per quelli un pò tardi a capire, come me :D .
Finora si è scritto che l'emissione GNR di Brescia non sia nata per motivi filatelici: le speculazioni economiche si sono verificate dopo, ben distanti dagli attori originali della loro sovrastampa.
Vi immaginate i militari fascisti collusi con i collezionisti? Direi che è difficile da credere che un intrepido e sfacciato attivista sfida apertamente il proprio partito per poi piegare il suo gesto politico a mere ragioni di mercato. Letta così, sembra una barzelletta :D .
Quel che è accaduto dopo è storia piuttosto nota (e triste!), ma poco c'entra con la natura della genesi (politica) dei GNR di Brescia, che merita di esser riabilitata e non confusa colla monopolizzazione del mercato che ne è poi seguita... o con i pallidi esempi esclusivamente speculativi organizzati a Teramo ed ad Alessandria.
I fondati sospetti dovuti all'esagerata produzione di corrispondenza di dubbia autenticità nel proprio intento comunicativo non devono, quindi, macchiare l'intera serie GNR di Brescia, ma dovrebbero ricadere solo sui suoi usi filatelici.
Non propongo di scartare aprioristicamente :D questi usi, ma di ricontestualizzarli per il loro effettivo pregio storico-postale senza celebrarli (come ha purtroppo fatto il Sirotti nella sua monumentale opera ancora troppo incentrata su una visione della storia postale "filatelicentrica" :D :D :D ) e senza metterli al rogo.

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Martino,

Leggo con piacere come tu ti sia ultimamente 'ammorbidito' su certe posizioni :) . Sì, è vero, forse tempo fa quel documento a cui ti riferisci non l'avresti mai preso... Vuol dire che anche tu ti stai un pó appassionando ai 'rettangolini di carta', tenendo ovviamente ben dritta la barra della storia postale ;)

A risentirci
Ciao

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andy66 ha scritto:
Martino,

Leggo con piacere come tu ti sia ultimamente 'ammorbidito' su certe posizioni :) . Sì, è vero, forse tempo fa quel documento a cui ti riferisci non l'avresti mai preso... Vuol dire che anche tu ti stai un pó appassionando ai 'rettangolini di carta', tenendo ovviamente ben dritta la barra della storia postale ;)

A risentirci
Ciao


Mi spiace che tu legga un mio ammorbidimento , che tra l'altro mi appare inconsistente. Ti prego di non ridurre quanto finora affermato ad una questione di mere posizioni prese, ma piuttosto cerchiamo assieme di ridiscutere e rivalutare certe affermazioni preconcette imposte dalla tradizione o estremamente soggettive, magari adottate come una fede. A me importa relativamente poco dei francobolli, tant'è vero che in questo post sto cercando di proporre un confronto corale per una ridefinizione più attuale dei criteri che influenzano il giudizio storico postale di un oggetto, criteri che -come ben sai- si vanno sempre più allontanando dalla concezione tradizionale filatelica dei decenni scorsi.

Ti auguro, quindi, di non cercare tra le righe messaggi che non mi appartengono (o che almeno io non ho messo), ma piuttosto di trovare spunti di riflessione per manifestare il tuo giudizio.
La questione è complessa, ma -io trovo- anche altrettanto affascinante: non riduciamola ad un confronto tra opposte tifoserie :D . Altrimenti non servirebbe a nulla.

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rogerbarrett ha scritto:
Nonostante io stimi le rispettive competenze degli amici Gampers e Ricercatore, personalmente, ad esempio, non sceglierei la citata assicurata nemmeno tra i dieci oggetti più rari del nostro periodo storico-postale.
Colgo l’occasione di spiegarmi meglio, visto che proprio ieri si discuteva al telefono del concetto di rarità in un contesto collezionistico incentrato alla testimonianza storica: in quell’occasione è stato ribadito che la straordinarietà di un oggetto, proprio perché intrinsecamente connessa a circostanze irripetibili in altri luoghi o momenti dell’RSI, non è così rilevante per raccontare la storia postale dell’RSI.

Ciao Martino
finalmente un giudizio che mi sento di condividere. In tutta sincerità, pur riconoscendo l'alto valore Filatelico dell'assicurata postata da Enrico (Ricercatore), non sarei per nulla disposto a grossi sacrifici per metterla nella mia collezione. Questo, non tanto per il concetto di rarità da te esposto (che ovviamente condivido ma con dei distinguo) ma per la sua possibile, anzi molto probabile, genesi. Mi spiego meglio, l'oggetto postale in esame, a mio personalissimo modo di vedere, oltre che a essere una grande rarità filatelica, merita comunque di essere inserito in una collezione di storia postale in quanto risulta essere in perfetta tariffa e regolarmente viaggiato, quindi un documento postale in grado di documentare correttamente il servizio per cui è stato creato.
Premesso ciò, il problema, a mio avviso, risiede invece nella sua probabile genesi. E' risaputo infatti che gli alti valori GNR siano finiti da subito nelle mani di collezionisti e speculatori, quindi, essendo l'affrancatura composta gioco-forza da un filatelico, ritengo legittimi e fondati i dubbi sulla casualità di una simile affrancatura.
Ora vi lascio, parto per la due giorni Veronese dove spero di incontrare te e molti altri amici del Forum.
Agostino

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Colleziono Storia Postale d'Italia dal 1943 al 1946.
Mi diverto inoltre a collezionare "Annulli a Targhetta" e Chiudilettera Antitubercolari.

Continuo ad aggiornare, anche con gli ultimi anni, la mia collezione di Francobolli d'Italia.


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MessaggioInviato: 25/11/2016, 12:18 
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Le generalizzazioni sono sempre un problema, ma diventano catastrofiche se si applicano automaticamente a interi settori del collezionismo.
Gli alti valori della emissione G.N.R. di Brescia (considero alti valori i francobolli G.N.R. di Brescia dal L.1,25 compreso a crescere) furono effettivamente oggetto di speculazione e di accaparramento, ma ciò non significa affatto che alcuni di questi valori non vennero diffusi negli uffici postali e che il loro uso postale "non filatelico" non possa esistere.

E' del tutto ovvio che ci furono allestimenti filatelici, ma ci fu anche normale corrispondenza che utilizzò i valori postali disponibili e, ricordo, nel caso di assicurate doveva essere utilizzato il minor numero di francobolli per evitare che ampie parti della busta fossero coperte da francobolli, perciò gli alti valori trovavano il loro campo di applicazione, come ovvio, proprio in questo tipo di oggetti.

Si può dire che un oggetto sia filatelico solo perché riporta alti valori, in assenza di qualunque altro indizio?
Per me no e chi lo fa, a mio parere, esprime solo un suo personalissimo pregiudizio sull'uso di determinate emissioni, senza alcun dato oggettivo a supporto.
Esistono oggetti postali perfettamente regolari, non filatelici, affrancati con francobolli dell'emissione di "Teramo", così come esistono oggetti assolutamente di primo piano per l'emissione di Betasom che non hanno nulla a che vedere con la "passione filatelica".

Uso filatelico o non filatelico? Non credo sia un problema da affrontare in termini di aut-aut.

Francamente non condivido parte degli interventi, perchè l'uso filatelico delle affrancature, visto che era così diffuso per certe emissioni, è esso stesso parte integrante della storia postale di quella emissione!
Ovviamente parlo di oggetti regolarmente viaggiati, escludendo quelli con annulli di favore che considero dei semplici "francobolli su busta".

Anzi, in taluni casi, è proprio l'uso filatelico a garantirci l'originalità dell'oggetto postale.
Forse la corrispondenza rivolta a Ilona Fritz per l'Ungheria non è sicuramente originale?
Le buste di Dumenza per vari Paesi europei non sono forse in tariffa e regolarmente viaggiate per consegnare corrispondenza, sebbene affrancate con serie variopinte e di evidente gusto filatelico?

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Ricercatore ha scritto:
Gli alti valori della emissione G.N.R. di Brescia (considero alti valori i francobolli G.N.R. di Brescia dal L.1,25 compreso a crescere) furono effettivamente oggetto di speculazione e di accaparramento, ma ciò non significa affatto che alcuni di questi valori non vennero diffusi negli uffici postali e che il loro uso postale "non filatelico" non possa esistere.



Prendo spunto da questa affermazione per porre il problema principale di questa anomala emissione (anomala nel senso che non ha seguito il normale iter delle altre emissioni), e cioè: ma noi abbiamo documenti oggettivi che ci mostrano l'andamento di questa emissione dalla sua nascita in poi? Lo chiedo perché, leggendo l'articolo di Marchese, scopro che la famosa ordinanza della Direzione delle Poste del 1944 che autorizzava l'emissione di Verona in effetti non si trova, o meglio 'il documento non è agli atti del Ministero'. Quindi quest'ordinanza c'è o non c'è? O meglio ci fu o non ci fu? Abbiamo altri documenti agli atti che fanno riferimento a questa ordinanza, quindi legittimando la sua esistenza?
E poi, riguardo la fantomatica distribuzione degli alti valori agli uffici postali, in base a che cosa siamo certi che non furono distribuiti? Sono d'accordo che i valori più alti erano assolutamente inutili agli usi normali, ma i valori diciamo "medi" fino a 5 Lire, non potevano venire sfruttati, considerando anche la carenza di valori bollati del periodo? Oppure, per assurdo, magari furono distribuiti a qualche ufficio, ma usati pochissimo e quindi poi restituiti alla Direzione alla scadenza di validità?
Mi sembra che un pó tutti, cataloghi compresi, siano andati avanti a scrivere di questa emissione per 'luoghi comuni' ma che ben poco ci sia di scritto nero su bianco, intendo documenti storici del periodo, ad es. Ordinanze, regolamenti, comunicazioni e corrispondenze, registri di carico/scarico, e quant'altro si riferisca in maniera specifica a questa emissione. Mi par strano che se tutto ciò è esistito, sia del tutto svanito nel nulla...

Andrea

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A pagina 225 e seguenti del volume edito dalla AICPM sulla storia postale RSI trovi tutti i riferimenti che chiedevi, in particolare i principali sono:
- lettera 20/12/1943 del ministro delle Poste e Telecomunicazioni a Mussolini;
- decreto 20/12/1943 i cui riferimenti sono contenuti nel decreto interministeriale 29/07/1944 (n.229 G.U. del 30/09/1944)

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MessaggioInviato: 26/11/2016, 23:40 
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Ricercatore ha scritto:
A pagina 225 e seguenti del volume edito dalla AICPM sulla storia postale RSI trovi tutti i riferimenti che chiedevi, in particolare i principali sono:
- lettera 20/12/1943 del ministro delle Poste e Telecomunicazioni a Mussolini;
- decreto 20/12/1943 i cui riferimenti sono contenuti nel decreto interministeriale 29/07/1944 (n.229 G.U. del 30/09/1944)


Grazie per i riferimenti, ho letto con interesse le pagine del volume del Sirotti. Devo dire che però sono aumentati i miei dubbi sulla distribuzione di questi valori tiratura di Brescia. Infatti dalle comunicazioni riportate nel testo scopro che era stato disposto il ritiro di tutti i valori dopo soli tre giorni dall'emissione e di conseguenza disposta la loro 'non messa in vendita'. Ne deduco quindi che gli unici usi da ufficio postale avvennero in quei tre giorni e che tutti gli usi successivi furono da parte di persone che in quei giorni avevano acquistato i suddetti francobolli in Posta?
Lasciamo stare il fatto che la serie venne riabilitata 'postuma' e che poi vennero distribuiti con più regolarità i tiratura di Verona, ma io mi chiedo, nei mesi di Gennaio, Febbraio e seguenti esisteva qualche ufficio postale che distribuiva questi valori? Da quanto è scritto nella direttiva n.558 del 20.12.43 non mi pare possibile.

:?: :?:

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MessaggioInviato: 27/11/2016, 0:23 
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E' bene rammentare che il ritiro dei valori avrebbe dovuto essere fatto sotto la sorveglianza della stessa G.N.R., per cui puoi immaginare se a questa disposizione del ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni - presa a caldo e in piena contrapposizione di potere con l'operato di fatto del Comando Generale della G.N.R. - venne dato effettivamente corso.

In parole povere, la G.N.R. operò un vero e proprio colpo di mano con la sovrastampa dei francobolli, proprio con l'intenzione di forzare la decisione dei ministri politici, parolai e temporeggiatori, che continuavano a riunirsi per discutere (sono stati pubblicati i resoconti delle riunioni del consiglio dei ministri della RSI) ma a nulla decidere di concreto, per cui il ministero apposito non ebbe altra possibilità, dopo la sfuriata iniziale fatta per cercare di ribadire il proprio ruolo e per difendere le proprie competenze, che quella di fare buon viso a cattivo gioco, dato che Mussolini non condannò apertamente l'operazione di Ricci.
Il mio dubbio, sentiti a suo tempo anche alcuni ufficiali della G.N.R. che lavoravano presso il Comando Generale, è che forse Ricci non fece altro che obbedire ad un desiderio di azione dello stesso Mussolini.

Il successivo decreto di autorizzazione postuma dell'autorità postale sanò la questione ma, soprattutto, sancì la data del 15 agosto 1944 per l'uscita di corso delle emissioni G.N.R.
E' interessante rimarcare che gli interi sovrastampati G.N.R. non vennero autorizzati "postumi" (forse per semplice dimenticanza), per cui resterebbero, a rigore, delle emissioni illegali.

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MessaggioInviato: 27/11/2016, 16:27 
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Ottimi interventi :) : provo a far il punto della situazione, magari provando in questi giorni a venire a proporre qualcosa da condividere, giudicare e verificare assieme.

Ricercatore ha scritto:
Le generalizzazioni sono sempre un problema, ma diventano catastrofiche se si applicano automaticamente a interi settori del collezionismo.

Esatto. Generalizzare è pericoloso, ma è anche vero che con un può di buonsenso si potrebbe provare a trovare delle linee guida generali di massima per definire le priorità criteri per giudicare/valutare un oggetto di storia postale.
Trattando in quest’occasione dell’emissione di Brescia, per comodità ci si potrebbe limitare all’RSI.
Io vorrei provarci: se questo velleitario tentativo fallisse, ci si potrà comunque scherzare sopra tra amici.
Ricercatore ha scritto:
Si può dire che un oggetto sia filatelico solo perché riporta alti valori, in assenza di qualunque altro indizio?

Questa domanda sottende di una negazione logica, ma vale la pena riflettere senza giungere a conclusione affrettata.
Per quello che si sa (tutto da verificare) sembra che i valori dall’1.25 lire in su non furono distribuiti agli sportelli postali: con questa premessa il fatto che il mittente abbia portato con se il francobollo, per altro comunemente introvabile, dovrebbe essere esemplificativo di una volontà di usarlo proprio su quella busta.
Se pensiamo alla possibilità che quei valori, contro quel che si racconta, possano esser stati almeno in minima parte distribuiti al pubblico, allora sarebbe logico attendersi il rinvenimento di altri usi di quello e di altri alti valori. Al momento, salvo smentite, questi iptetici usi non sono noti: per il momento se ne potrebbe desumere che non esistano.
Quindi, pur tralasciando l’insolita bandella ancora sul francobollo in questione, pur sorvolando sulla composizione della busta di valori variamente assortiti e ben disposti, date per buone dette premesse la presenza di quel francobollo la renderebbe poco credibile nella autentica spontaneità della sua genesi.
Queste mie, preferisco sottolinearlo, sono congetture e considerazioni che non presumono di aver ragione, ma vengono proposte nela speranza di esser utili a ragionare assieme.

Ricercatore ha scritto:
Per me no e chi lo fa, a mio parere, esprime solo un suo personalissimo pregiudizio sull'uso di determinate emissioni, senza alcun dato oggettivo a supporto.

Vero :) . Nulla di più che un personale giudizio, proposto con la speranza di provare a discuterne assieme.
Io mi soffermerei sul concetto di filatelicità di un oggetto, che meriterebbe di esser ridefinito (magari nel corso dei giorni a seguire), affinché ognuno di noi possa finalmente aver un riferimento comune dei limiti del significo che vorremmo intendere in questa discussione.
Un oggetto filatelico comunque può esser importante per la storia postale: credevo che fosse già stato chiaramente espresso, ma val la pena di considerare che anche una “busta primo giorno” ha la capacità di testimoniare una data ed un territorio di diffusione di un particolare valore, così come anche la corrispondenza Fritz comprova l’esistenza di scambio di corrispondenza con quel paese.
La filatelicità, dunque, non dovrebbe esser intesa come un’antitesi dei migliori parametri che dovrebbero caratterizzare la storia postale, ma potrebbe esser ricondotta ad un modo diverso di intendere e collezionare gli oggetti postali… né migliore, né peggiore: solo diverso. ;)
Si potrebbe arrivare ad affermare che la filatelicità in sè di un oggetto postale non è un limite, ma una sua caratteristica: il vero limite potrebbe consistere nell'erronea (?) attribuzione
di pregio storico-postale che gli si può assegnare.
Il difetto, quindi, potrebbe riesiedere nella potenziale (umanissima) fallacità delle soggettive opinioni, piuttosto che nell'oggetto stesso, da cui la necessità di confrontarci, studiare e capire gli oggetti per giungere al più probabilmente corretto giudizio in termini storico-postali.

Questa è proprio l'originaria sfida con cui è nato il post 8-) .

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