Gentili appassionati forumers,
vorrei pubblicare una busta che ho già discusso privatamente tra amici in merito al suo presunto grado di filatelicità:
la sua appariscente affrancatura suggerisce d'acchito un rapido giudizio di filatelicità, che ad una più approfondita osservazione
in realtà appare tutt’altro che scontato.
A favore della filatelicità (definibile come: manifesto intento del mittente a creare un oggetto per il collezionismo, piuttosto che comunicare
col destinatario) di questa lettera si notano: sia la gran quantità di francobolli apposti (ben 9!) e sia la presenza di valori gemelli.
Considerando le date di partenza (06.03.1944) ed arrivo (10.03.1944) è possibile però immaginare la ordinaria diffusione dei valori sovrastampati “
fascetto”,
che dovrebbe ragionevolmente far escludere la carenza di valori di taglio maggiore, che ben avrebbero sostituito l’impiego dei francobolli di taglio inferiore.
C’è tuttavia da obbiettare che in quei mesi l’impiego delle serie GNR su corrispondenza andava numericamente scemando,
sia per ragione del loro esiguo numero dei francobolli residui nelle rivendite, che -io ragionevolmente ipotizzo- per il timore
che le nuove sovrastampe “
fascetto” avrebbero potuto superare le precedenti “GNR”, rendendole presto o tardi inservibili:
con queste premesse è possibile immaginare che il mittente abbia voluto provvedere a consumare le scorte di valori a lui rimasti.
Purtroppo l’assenza di dicitura “
affrancatura apposta dal mittente” è assai poco indicativa per quel periodo.
Con un po’ di elasticità mentale, quindi, già si potrebbe cominciare a considerare la possibilità tutt’altro che remota di un uso accidentale
e non volontario di tutti quei valori su un’unica affrancatura… ma andando a fondo si nota dell’altro.
Giova riflettere sul fatto che sono insolite le corrispondenze filateliche su carta intestata tra ditte e questa in esame -tra l’altro-
non rientra tra gli indirizzi noti, ovvero non esistono informazioni sull’acclarata filatelicità corrispondenza del mittente e del destinatario.
La disposizione dei francobolli, poi, è quantomeno approssimativa, in quanto si hanno valori che eccedono dal bordo della lettera (lettera “A”)
ed altri che in più punti si sovrappongono (lettera “C”): questi elementi denotano la necessità di usare lo spazio sul fronte della busta (senza
coprire il mittente), che risulta predominante sia sul senso estetico della composizione, che sul rischio che i francobolli con dentellatura
debordante bordo potessero rovinarsi nel trasporto.
E’ assai improbabile, quindi, che il mittente sia stato dotato di sensibilità collezionistica a confezionare l’oggetto, altrimenti avrebbe almeno disposto
i francobolli con più cura… e forse non avrebbe nemmeno scelto di ripetere le vignette di
“Propaganda di Guerra” (che erano ben disponibili in
rivendita, visto che allora furono messi in vendita solo da poco più di due settimane), ma avrebbe avuto l’attenzione di preferirne con vignette diverse.
Il destinatario, inoltre, non avrebbe aperto l’oggetto malamente, ovvero attraverso l’evidente strappo sul retro (lettera “B”), se egli all’arrivo
l’avesse considerato di un qualche pregio collezionistico: escluderei anche che il destinatario potesse aver chiesto di ricevere una ricca affrancatura per la propria collezione.
La tariffa, inoltre, è leggermente fuori porto: sono state affrancate 3.10lire a fronte delle necessarie 3.00 lire (50 cent. porto semplice
+ 1.25 raccomandata chiusa + 1.25 lire espresso). Se si considera che i “fascetti” erano la novità filatelica di quel periodo (ma non vengono adoperati),
che questi erano abbondantemente disponibili in quella data in un ufficio di primaria importanza come quello di Brescia, e che sarebbero stati bastevoli
per completare perfettamente la tariffa 3 lire, allora io mi trovo ad interpretare la più probabile ricostruzione della genesi di quest’affrancatura,
intendendola non filatelica, ma verosimilmente generata dalla volontà (privata) di smaltire valori residui sovrastampati GNR.
Evidentemente, poi, qualcuno deva aver apprezzato l’oggetto anche in senso collezionistico, in quanto il suo ottimo stato di conservazione suggerisce
che lo stesso sia stato preservato nel migliore dei modi.
Anche questa è storia postale…
e meriterebbe di esser discussa a fondo, non lasciandosi fermare alle apparenze, proprio come spero
di aver suggerito con l’esempio proposto. Auspico, dunque, che le riflessioni proposte possano esser contestate, implementate e/o corrette: invito, quindi, chiunque a contribuire col proprio ragionamento.