Come promesso Michele posto questi documenti degli anni venti con dei valori fiscali a me totalmente sconosciuti. Confido nella tua esperienza, ma se altri amici del Forum vogliono contribuire alla disamina, essi sono benvenuti. Distinti saluti Marangoni Riccardo.

Bello il primo documento, quello con la marca da 5 lire del Fondo Emigrazione: sarebbe stato magnifico se non fosse stato piegato proprio sulla dentellatura della marca. Queste marche non erano fiscali in senso stretto perché il gettito derivante dal loro uso non andava allo stato ma ad un fondo di assistenza per gli emigranti, gestito tuttavia dallo stato. Furono impiegati 3 valori: da 1 lira, da 2 lire e quello da 5 lire del tuo documento. Quelli da 1 e 2 lire li conosco usati solo sui passaporti per emigranti (i famosi passaporti rossi), sia al momento dell'emissione che di eventuali rinnovi. Il 5 lire invece era usato su documenti connessi all'emigrazione, nel tuo caso su una dichiarazione del Direttore di una compagnia mineraria francese, sia dai consolati italiani che in Italia.
La marca francese, purtroppo mutila di un pezzo, è quella che da noi sarebbe stata la marca da bollo per antonomasia, cioè quella per la cosiddetta tassa fissa. Come puoi notare però sulla marca c'è scritto "DIMENSION" e questo è conseguenza del fatto che la regolamentazione napoleonica della tassa di bollo aveva fissato tre criteri per la determinazione dalla tassa da pagare:
tassa fissa, ovvero dipendente dalla natura del documento, ma indipendente dalle dimensioni dello stesso
tassa di dimensione, per i documenti che per la loro natura non ricadevano nella tassazione fissa ed erano invece tassati in base alle loro dimensioni
tassa proporzionale, per i documenti commerciali (tipicamente le cambiali) per i quali la tassa era proporzionale all'importo del documento.
Tali criteri sono rimasti in vigore in pratica fino ad oggi, anche se con numerose variazioni nella casistica di applicazione.
In Italia, fin dalla prima emissione di marche per la tassa di bollo, nel 1863, si sono usate marche identiche per la tassa fissa e quella di dimensione, e marche diverse per la tassa proporzionale.
Tornando al documento con la marca francese: visto che è un documento comunale, penso che fosse soggetto ad una tassa fissa, anche se è stata impiegata una marca di dimensione.
Michele

Michele ti ringrazio per la super-esaustiva risposta ai miei documenti e ai valori fiscali sopra applicati. Devo constatare, con piacere, che la tua preparazione nel settore della filatelia fiscale è ad un livello massimo. Detto questo vado a postare un documento da me ritrovato, mentre stavo cercando delle franchigie, senza commentarlo...tanto ci sei tu! Possiedo altri analoghi documenti e vorrei postarli prossimamente, ma non vorrei essere troppo ripetitivo, ed inoltre toglierti troppo tempo nelle tue meticolose disamine, per te va bene? Attendendo una tua risposta ti saluto. Marangoni Riccardo.

Le marche consolari vennero istituite nel 1895, per avere una qualche forma di controllo sulle riscossioni da parte dei consoli, soprattutto quelli onorari. Ma vennero precipitosamente eliminate perché moltissimi consoli si rifiutarono di pagarle al momento della consegna a loro, cosa che li avrebbe costretti a grandi esborsi da cui sarebbero rientrati su un lungo periodo. Il grande stock di queste marche, che hanno l'effigie di Umberto I, negli anni '20 finì sul mercato filatelico e di conseguenza sono piuttosto comuni allo stato di nuovo. Viceversa sono molto rare su documento essendo state usate meno di un anno.
Furono poi reintrodotte nel 1924 e a questa emissione appartiene il valore da 6 lire oro che è sul tuo documento. In questo caso è usato per la legalizzazione della firma del funzionario brasiliano che ha firmato il documento: nel bollo vicino alla marca è indicato l'articolo della Tariffa Consolare (T.C.) applicato in questo caso. Questa emissione si compone di 16 marche da 5 centesimi oro a 100 lire oro, più una "gratuita" che veniva apposta su tutti i documenti per il quali la Tariffa Consolare non prevedeva pagamento di diritti. Nella serie è inclusa una marca con un facciale molto particolare: 51,85 lire oro, che si spiega con il fatto che era il controvalore di 10 dollari americani, importo che i cittadini americani pagavano per avere un visto di ingresso in Italia e di conseguenza la si trova usata esclusivamente su passaporti USA.
Michele

Grazie Michele per la tua accurata spiegazione sulla marca consolare. Distinti saluti Marangoni Riccardo.